Golden power, stretta varata e congelata per il vertice con la Cina
Condivisa con il Quirinale la necessità di riservatezza per non influenzare il summit
Varata e congelata “sotto copertura” nel decreto Brexit, approvato salvo intese ieri dal Consiglio dei ministri, la norma che rafforza il golden power, estendolo anche alle reti 5G. Nell’ultima bozza circolata compariva al capo I, articolo 1, soltanto come titolo - «Modifiche al Dl n. 21/2012» -, tanto da far parlare non più di Dl Brexit ma piuttosto «di decreto golden power». Perché salvo intese? La conferma ufficiale (e il testo dell’articolo) potrebbero non vedersi almeno fino a sabato, ovvero al termine della visita in Italia del presidente cinese Xi Jinping, dunque dopo la firma del memorandum sulla Via della Seta. E sabato è la deadline per la pubblicazione in Gazzetta: la notifica ufficiale delle regole Brexit per operatori e cittadini deve precedere infatti di almeno tre giorni la data dell’eventuale no deal oggi ancora fissata al 29 marzo.
Fonti di maggioranza riferiscono che la riservatezza e la sospensione del golden power nascono dalla volontà, condivisa con il Colle, di non interferire con l’arrivo a Roma di Xi Jinping e della sua maxi delegazione di oltre 500 persone. Una eccessiva pubblicità dell’intervento del Governo proprio durante la “due giorni”, fittissima di appuntamenti istituzionali, potrebbe infatti configurarsi come uno sgarbo istituzionale e diplomatico, che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, vuole evitare.
Da qui il “giallo” sul testo, voluto fortemente dal sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, e studiato nei giorni delle tensioni con i Cinque Stelle sul memorandum. La Lega ha ceduto sulla sigla dell’accordo, ottenendo però in cambio il via libera al potenziamento del golden power per tutelare la «sicurezza nazionale», più volte evocata da Matteo Salvini negli ultimi giorni. E proprio il Carroccio aveva fatto trapelare martedì sera i contenuti della stretta.
L’obbligo di notifica alla presidenza del Consiglio (e il relativo potere speciale di veto) già previsto per le acquisizioni nei settori strategici per l’interesse nazionale, dalla difesa all’energia, dal decreto legge 21/2012 del Governo Monti, verrebbe di fatto esteso «anche agli acquisti da parte di imprese, pubbliche o private, aventi ad oggetto beni o servizi relativi alla progettazione, alla realizzazione, alla manutenzione e alla gestione delle reti di comunicazione elettronica basate sulla tecnologia 5G, quando posti in essere con soggetti esterni all’Unione europea». Uno scudo, giustificato nella nota partita dalla Lega dalla condivisione con la comunità internazionale, inclusi Usa, G7 e la stessa Commissione europea, della «crescente preoccupazione in termini di cybersecurity».
L’allargamento del golden power agli appalti e alle operazioni commerciali, permetterebbe ad esempio, almeno in teoria, di intervenire sulle forniture tecnologiche di Huawei e Zte. Ma i poteri speciali andrebbero comunque esercitati caso per caso in Consiglio dei ministri con apposito Dpcm.