Corruzione per lo stadio di Roma, arrestato (e subito espulso da Di Maio) il M5S De Vito
Un“sodalizio criminale” perla realizzazione del nuovo Stadio e alt reattività. È la tesi della procura di Roma, che lo definisceunv eroe proprio« format» basato sulla corruzione e sul traffico illecito di influenze. Ilgiphaqu indi autorizzato ieri l’ esecuzione della custodia cautelare per il presidente dell’ assemblea del comune di Roma Marcello De Vito( M 5 S) e l’ avvocatoCamillo Mezza capo per entrambe le accuse, mentre finiscono ai domiciliari l’architetto Fortunato Pititto, legato al gruppo imprenditoriale della famiglia Statuto, e Gianluca Bardelli, proprietario di una concessionaria auto.
Una nuova tempesta giudiziaria sul Campidogli oche ha portato all’ i mm mediata espulsione dal M5S di De Vito, pena stellato ortodosso della prima ora. Decretata subito dallo stesso Luigi Di M aio: «Vergognoso, moralmente basso, un insultoa ognuno di noi ». Scelta sostenuta dal premier Conte, dal ministro Bona fede e da Virginia Raggi .« Chi ha sbagliato non avrà alcuno sconto da parte di questa amministrazione », ha assicuratola sindaca. Mentre nel Pd c’è chi torna ad invocare le dimissioni di Raggi.
Indagati i fratelli Pierluigi e Claudio Toti, presidente e vicepresidente della holding, l’ imprenditore Giuseppe Statuto, l’ avvocato Virginia Vec chiarelli, dello studio lega ledi Mezza capo, Paola Co mito, amministratore e legale rappresentante della Elle viSrl, eS araScar pari, amministratore e legale rappresentante della Mdl Srl, riconducibile a De Vito e Mezza capo. Il sistema ruoterebbe intornoall’ avvocato Mezza capo. Sarebbe lui l’ intermediario tra politica e imprese, che si faceva pagare le tangenti da riversare in parte a De Vito. Tra le mazzette a De Vito ci sarebbero almeno 50mila euro versati dai Toti, su un totale di circa 110 mila euro indirizzati a un conto riferibile a Mezza capo. E questo solo perla riqualificazione degli ex mercati generali di Roma Ostiense. Po ii 25 mila euro versati da Giuseppe Statutoperla riqualificazione della ex stazione Trastevere, più altri 20mila versati da Bardelli e Pititto, professionisti legati al gruppo della famiglia Statuto( con la promessa che i soldi sarebbero arrivati a 160 mila a progetto concluso). Infine, i 95mila euro in tre tranche da parte di Parnasi. Mala contabilità delle tangenti acari codi De Vito potrebbe aumenta rese si considera che gli incarichi ricevuti da Mezza capo erano in condivisione con il politico. Questo solo dal marzo 2017 al giugno 2018.
Mezzacapo si sarebbe occupato di versare le somme in conti correnti schermati, ma a lui riconducibili (sistema usato anche per evadere il fisco). Gli elementi della vicenda arrivano dalle dichiarazioni di Luca Parnasi, imprenditore già indagato nel procedimento sui finanziamenti illeciti alla Lega. Sarebbe stato lui a concorrere a mettere in piedi il “modello” di attività illecite. E, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare,« il suo arresto non è stato un deterrente» per gli altri.
Ricapitolando, sono tre i gruppi con
La procura: sodalizio criminale, format basato sulla corruzione e sul traffico di influenze illecite
Parnasi, Toti e Statuto: i tre gruppi con cui il politico e l’amico avvocato avevano intessuto rapporti
cui De Vito e Mezza capo hanno intessuti rapporti: Parnasi, Toti e Statuto. Le tre vicende, spiegano gli inquirenti, presentano elementi comuni. Ovvero« il mercimonio del presidente del consiglio di Roma Capitale, asservito agli interessi dei privati, perlopiù costruttori interessati a questioni connesse alla trasformazione del territorio », dal nuovo Stadio della Roma, progetto di Parnasi, alla riqualificazione dei mercati di Roma Ostiense, in mano al gruppo Toti, fino alla realizzazione di un albergo alla stazione di Roma Trastevere e all’edilizia residenziale. A mettere in contatto gli imprenditori con Mezzacapo sarebbe stato proprio Parnasi.
Ecco il metodo, secondo procura e carabinieridi Roma :« L’ iniziale contatto tra il privato, parte dell’ accordo corrutt ivo, e De Vito viene deviato verso l’avvocato Mezza capo, il qual esipo ne come tramite e come elemento chiave del rapporto, sia come raccordo sia come veicolo, attraverso la strumentalizzazione del proprio ruolo, per poter percepire le utilità illecite». Mezza capo avrebbe finto di percepire compensi per altri servizi dagli imprenditori, utilizzando poi il denaro per pagare il pubblico ufficiale e avere anche un proprio tornaconto. Il conto corrente di cui si serviva era soprattutto quello della società Mdl, la« cassaforte» dell’ avvocato e del politico. Solo nella vicenda con Parnasi il denaro sarebbe stato bonificato sui conti di Virginia Vecchiarelli, persona di fiducia di Mezza capo, per poi essere trasferito sui conti dell’ avvocato e del politico.
Il sodalizio De Vito-Mezza capo emergerebbe, secondo la procura, da una conversazione fra i due del 4 febbraio 2019. Il fatto che De Vito sia alla guida del consiglio capitolino viene definito« una congiunzione astrale ». A un certo punto De Vito chiede all’avvocato di distribuirsi i proventi della corruzione, mala risposta è dia spettare .« Ma distribuiamoceli questi », dice De Vito ;« ma adesso non mi fare toccare niente, lasciali lì ... quando tu finisci il mandato ... se vuoi ci mettiamo altro sopra ... e poi sparisce tuttala proprietà ». Conversazione illuminante, dicono ipm.
Per quanto riguarda gli interessi del gruppo Parnasi, De Vito avrebbe garantitoanche il voto favorevole in consiglio allo Stadio di Roma.
Mezza capo, per interagire con De Vito, avrebbe ricevuto anche utilità e incarichi professionali, tra cui 90 mila euro alla Vec chiarelli, per una transazione tra Ace a e Eco gena e perla verifica della fattibilità di un accordo da 10 milioni tra Pars italia e Roma Capitale. Ilgip sottolineala relazione fra l’ impegno politico di De Vito e il conferimento di numerosi incarichi a Mezza capo, entrambi« liberi di scegliere le modalità concrete con cui entrare in affari ».