Tra Italia e Cina trenta accordi per almeno 7 miliardi di euro
Ruolo chiave della Cdp che emetterà Panda Bond per finanziare le imprese italiane sul mercato cinese - Boccia: il nostro approccio deve restare multilaterale
Da oggi il presidente Xi a Roma.
L’obiettivo è stato finora esplicitato soltanto nelle riunioni più ristrette tenutesi al Quirinale e a Palazzo Chigi in vista dell’arrivo, stasera a Roma, del presidente cinese, Xi Jinping. Il Governo italiano vuole sviluppare con i cinesi, tramite i 30 accordi che verranno firmati sabato a Villa Madama, nuovi business tra aziende italiane e cinesi per almeno 7 miliardi di euro, ossia la stessa cifra che rappresenta la differenza negli scambi tra Italia e Francia con Pechino. Obiettivo ambizioso se si pensa che gli ultimi accordi raggiunti dalla Cina con la Germania prevedevano un valore complessivo vicino ai 20 miliardi di euro ma la Germania è il primo partner commerciale europeo della Cina e ha quote della Aiib (Asian Infrastructure Investment Bank) ossia il veicolo finanziario della Belt and Road Initiative, per oltre 4,5 miliardi di euro.
Alla vigilia dell’arrivo di Xi si stanno mettendo a punto tutte le intese e il numero complessivo tra quelle pubbliche e private sarebbe sceso da 50 a 30 ma la situazione potrebbe cambiare fino all’ultimo momento. Unica cosa che non potrà cambiare è il Memorandum of Understanding, ossia la cornice giuridica per tutti gli accordi. Anche su questo, tuttavia, alcune imprese ed esponenti dell’opposizione hanno manifestato dubbi nella parte in cui si prevede che le eventuali controversie verrebbero discusse e risolte in fori bilaterali. Una dizione che sembrerebbe escludere per l’Italia la possibilità di ricorrere (come dovrebbe avvenire normalmente) all’unico organismo deputato alle controversie commerciali ossia il “Dispute Settlement Body” della Wto di Ginevra. ). Secondo il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia vanno superate le divisioni degli ultimi giorni. «È evidente – ha osservato Boccia - che i rapporti bilaterali devono essere tra Europa e i grandi giganti come Cina e Usa, ma all’interno di questi rapporti l’Italia può giocare una grande sfida, usando le rotte della Seta in una logica bidirezionale e non monodirezionale». Secondo Boccia «occorre un equilibrio armonico dei rapporti con i Paesi e il nostro è un punto di vista multilaterale in cui non dobbiamo dare l’esclusiva a nessun Paese, a partire dalle dotazioni infrastrutturali e tecnologiche che devono essere patrimonio del Paese. Detto questo dobbiamo aprirci al mondo».
Un importante ruolo di “supporto” allo sviluppo delle aziende italiane lo giocherà Cassa Depositi e Prestiti per gli accordi che saranno firmati durante la visita di Xi. Gli accordi che coinvolgono Cdp prevedono soprattutto la predisposizione di Panda Bond, obbligazioni che puntano a raccogliere capitale da investitori istituzionali cinesi per finanziare le aziende italiane presenti nel Paese. I titoli saranno denominati in renmimbi e il relativo piano di emissione sarebbe in attesa dell’autorizzazione delle autorità cinesi. Il presidente di Cdp, Fabrizio Palermo, è anche copresidente del Business Forum Italia-Cina che si riunirà domani mattina a Palazzo Barberini, con interventi del vicepremier, Luigi Di Maio, del presidente dell’Ice e vice-presidente di Confindustria con delega all’internazionalizzazione Licia Mattioli. Nel pomeriggio è previsto un incontro ristretto del Business Forum al quale parteciperanno i soli membri del board dell’associazione, tra cui il copresidente cinese, presidente della Bank of China, Chen Siqing.
Perplessità sul capitolo del MoU dedicato alla risoluzione di eventuali dispute tra i due contraenti
Core leader.
Il presidente cinese Xi Jinping, da stasera in Italia, dove resterà fino a sabato, quando sarà a Palermo. Tappe successive: principato di Monaco e Francia