Il Fir si apre anche a Etruria, Chieti, Marche e Ferrara
Un correttivo nel Dl Brexit chiarisce il «sì» ai rimborsi nelle banche in risoluzione
Nella versione finale arrivata ieri sera sul tavolo del consiglio dei ministri il decreto Brexit si occupa anche del Fondo risparmiatori (Fir). Lo fa soprattutto per risolvere un nodo interpretativo sollevato dalla norma originaria. In pratica, nel nuovo testo si fornisce una «interpretazione autentica» del comma 494 della legge di bilancio: e spiega che, nelle banche in cui la liquidazione coatta è arrivata dopo la risoluzione, gli indennizzi si applicheranno anche ai titolari di azioni e bond subordinati alla data della risoluzione.
Si tratta delle quattro banche regionali (Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti e Cariferrara) finite in risoluzione a fine 2015, e poi poste in liquidazione coatta amministrativa da Bankitalia. La manovra, disegnando la platea dei rimborsi, aveva fatto riferimento al possesso di titoli «alla data del provvedimento di messa in liquidazione». E questa formula aveva creato il dubbio sull’applicabilità del Fondo anche ai risparmiatori dei quattro istituti regionali (Sole 24 Ore del 27 dicembre). Il tema ovviamente aveva animato una vivace polemica politica, in particolare tra M5S e Pd. In questo quadro la norma interpretativa si è rivelata indispensabile a evitare problemi. Anche perché la risoluzione delle quattro banche aveva comportato «l’estinzione dei diritti amministrativi e patrimoniali» (articolo 52 del Dlgs 180/2015), per cui tecnicamente non ci sarebbero stati risparmiatori «in possesso» dei titoli «alla data del provvedimento di messa in liquidazione» indicata dalla manovra.
La norma inserita nel decreto Dl Brexit prevede anche l’affidamento a una società pubblica (la Consap) delle attività di supporto alla Commissione tecnica chiamata a esaminare le richieste di rimborso. L’affidamento in house vale 1,2 milioni in tre anni: ma i soldi che saranno risparmiati, aggiunge un altro correttivo inserito nel Dl Brexit, riconfluiranno nel Fondo risparmiatori.
La macchina, insomma, è pronta. Per accendere i motori, almeno secondo la linea finora sostenuta da Tria, attende ancora che si chiuda un confronto con Bruxelles su cui è piombata martedì la sentenza Tercas. Ieri la commissaria Ue all’Antitrust Margrethe Vestager ha ribadito che il lavoro con l’Italia è «costruttivo» e per i rimborsi bisogna tener conto dei «motivi sociali».
La politca però preme. Ieri il sottosegretario al Mef Alessio Villarosa, che della Vestager ha chiesto le dimissioni proprio alla luce del caso Tercas, ha scritto al ministro Tria per sollecitare «con la massima urgenza» il decreto attuativo sul Fir. A spingerlo, spiega lo stessa Villarosa, è stata la sentenza del Tribunale che «rispecchia quanto sostenevamo all’epoca dei fatti» sulle possibilità di intervento del fondo interbancario nella gestione delle crisi degli istituti di credito.