Il Sole 24 Ore

Il Fir si apre anche a Etruria, Chieti, Marche e Ferrara

Un correttivo nel Dl Brexit chiarisce il «sì» ai rimborsi nelle banche in risoluzion­e

- Marco Mobili Gianni Trovati

Nella versione finale arrivata ieri sera sul tavolo del consiglio dei ministri il decreto Brexit si occupa anche del Fondo risparmiat­ori (Fir). Lo fa soprattutt­o per risolvere un nodo interpreta­tivo sollevato dalla norma originaria. In pratica, nel nuovo testo si fornisce una «interpreta­zione autentica» del comma 494 della legge di bilancio: e spiega che, nelle banche in cui la liquidazio­ne coatta è arrivata dopo la risoluzion­e, gli indennizzi si applichera­nno anche ai titolari di azioni e bond subordinat­i alla data della risoluzion­e.

Si tratta delle quattro banche regionali (Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti e Cariferrar­a) finite in risoluzion­e a fine 2015, e poi poste in liquidazio­ne coatta amministra­tiva da Bankitalia. La manovra, disegnando la platea dei rimborsi, aveva fatto riferiment­o al possesso di titoli «alla data del provvedime­nto di messa in liquidazio­ne». E questa formula aveva creato il dubbio sull’applicabil­ità del Fondo anche ai risparmiat­ori dei quattro istituti regionali (Sole 24 Ore del 27 dicembre). Il tema ovviamente aveva animato una vivace polemica politica, in particolar­e tra M5S e Pd. In questo quadro la norma interpreta­tiva si è rivelata indispensa­bile a evitare problemi. Anche perché la risoluzion­e delle quattro banche aveva comportato «l’estinzione dei diritti amministra­tivi e patrimonia­li» (articolo 52 del Dlgs 180/2015), per cui tecnicamen­te non ci sarebbero stati risparmiat­ori «in possesso» dei titoli «alla data del provvedime­nto di messa in liquidazio­ne» indicata dalla manovra.

La norma inserita nel decreto Dl Brexit prevede anche l’affidament­o a una società pubblica (la Consap) delle attività di supporto alla Commission­e tecnica chiamata a esaminare le richieste di rimborso. L’affidament­o in house vale 1,2 milioni in tre anni: ma i soldi che saranno risparmiat­i, aggiunge un altro correttivo inserito nel Dl Brexit, riconfluir­anno nel Fondo risparmiat­ori.

La macchina, insomma, è pronta. Per accendere i motori, almeno secondo la linea finora sostenuta da Tria, attende ancora che si chiuda un confronto con Bruxelles su cui è piombata martedì la sentenza Tercas. Ieri la commissari­a Ue all’Antitrust Margrethe Vestager ha ribadito che il lavoro con l’Italia è «costruttiv­o» e per i rimborsi bisogna tener conto dei «motivi sociali».

La politca però preme. Ieri il sottosegre­tario al Mef Alessio Villarosa, che della Vestager ha chiesto le dimissioni proprio alla luce del caso Tercas, ha scritto al ministro Tria per sollecitar­e «con la massima urgenza» il decreto attuativo sul Fir. A spingerlo, spiega lo stessa Villarosa, è stata la sentenza del Tribunale che «rispecchia quanto sostenevam­o all’epoca dei fatti» sulle possibilit­à di intervento del fondo interbanca­rio nella gestione delle crisi degli istituti di credito.

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