Le Pmi d’eccellenza corrono in Borsa più di Europa e Usa
Il Ftse Italia Star ha guadagnato l’80% negli ultimi cinque anni
I saliscendi dello spread e le crisi bancarie hanno caratterizzato le cronache finanziarie degli ultimi anni. Ma, come spesso accade, il rumore di un albero che cade tende a sovrastare quello di una foresta che cresce. Anche quando la foresta cresce molto nel caso dell’indice Ftse Italia Star, che raccoglie le eccellenze delle piccole e medie imprese quotate a Piazza Affari, capace di registrare un invidiabile rialzo del 79,73% nell’ultimo quinquennio. Facendo nettamente meglio, non solo del magro +1,59% del Ftse Mib, ma anche dell’indici Msci Europe Small Cap e Russell 2000 che monitorano l’andamento delle small cap quotate in Europa e Stati Uniti. Due indici che, negli ultimi 5 anni, hanno guadagnato rispettivamente l’8,61 e il 29,69% per cento. Se poi si risale ancora più indietro nel tempo i numeri sono ancora più eclatanti: dal 2003 a oggi l’indice Ftse Italia Star ha registrato un rialzo del 328% (più di tre volte quanto ha guadagnato il mercato azionario europeo).
Le società che ne fanno parte, a cui è dedicata l’annuale due giorni di conferenza presso Borsa italiana che si conclude oggi, devono rispettare una serie di criteri in termini di trasparenza, liquidità e gestione aziendale più stringenti rispetto al resto del mercato. Che prevedono, ad esempio, che il livello minimo di flottante (ossia la quota del capitale che è possibile scambiare sul mercato) sia del 25% (livello che sale al 35% per le nuove quotate). Sul fronte della trasparenza poi è prevista la pubblicazione anticipata dei risultati societari mentre su quello della governance aziendale si impone un numero minimo di amministratori indipendenti in cda. Tutti paletti che servono a rendere più attraente l’investimento in queste società da parte degli istituzionali.
Dell’indice Star fanno parte 73 società per una capitalizzazione complessiva di 37,8 miliardi di euro. Il 35% del listino è rappresentato dal settore industriale. «Si tratta tipicamente di aziende che negli anni si sono specializzate in mercati di nicchia in cui sono leader a livello internazionale» spiega Barbara Lunghi, responsabile dei mercati primari di Borsa italiana. Gli esempi tipici sono aziende come Interpump, leader mondiale delle pompe idrauliche, che negli ultimi cinque anni ha quasi raddoppiato il fatturato e più che triplicato gli utili registrando un guadagno in Borsa del 165% in Borsa. O Datalogic, numero uno dei lettori di codici a barre, che in cinque anni ha visto il prezzo delle azioni crescere del 158 per cento.
Gli investitori istituzionali esteri hanno in portafoglio l’84% del capitale delle aziende quotate sullo Star. Una quota che si è ridotta rispetto ai massimi toccati anni fa dopo l’introduzione dei Pir (i piani individuali di risparmio introdotti dal precedente governo allo scopo di incentivare l’investimento nelle piccole e medie aziende quotate) che hanno fatto crescere la base di investitori domestici e contribuito a migliorare la liquidità dell’indice.