Il Sole 24 Ore

Le Pmi d’eccellenza corrono in Borsa più di Europa e Usa

Il Ftse Italia Star ha guadagnato l’80% negli ultimi cinque anni

- Andrea Franceschi

I saliscendi dello spread e le crisi bancarie hanno caratteriz­zato le cronache finanziari­e degli ultimi anni. Ma, come spesso accade, il rumore di un albero che cade tende a sovrastare quello di una foresta che cresce. Anche quando la foresta cresce molto nel caso dell’indice Ftse Italia Star, che raccoglie le eccellenze delle piccole e medie imprese quotate a Piazza Affari, capace di registrare un invidiabil­e rialzo del 79,73% nell’ultimo quinquenni­o. Facendo nettamente meglio, non solo del magro +1,59% del Ftse Mib, ma anche dell’indici Msci Europe Small Cap e Russell 2000 che monitorano l’andamento delle small cap quotate in Europa e Stati Uniti. Due indici che, negli ultimi 5 anni, hanno guadagnato rispettiva­mente l’8,61 e il 29,69% per cento. Se poi si risale ancora più indietro nel tempo i numeri sono ancora più eclatanti: dal 2003 a oggi l’indice Ftse Italia Star ha registrato un rialzo del 328% (più di tre volte quanto ha guadagnato il mercato azionario europeo).

Le società che ne fanno parte, a cui è dedicata l’annuale due giorni di conferenza presso Borsa italiana che si conclude oggi, devono rispettare una serie di criteri in termini di trasparenz­a, liquidità e gestione aziendale più stringenti rispetto al resto del mercato. Che prevedono, ad esempio, che il livello minimo di flottante (ossia la quota del capitale che è possibile scambiare sul mercato) sia del 25% (livello che sale al 35% per le nuove quotate). Sul fronte della trasparenz­a poi è prevista la pubblicazi­one anticipata dei risultati societari mentre su quello della governance aziendale si impone un numero minimo di amministra­tori indipenden­ti in cda. Tutti paletti che servono a rendere più attraente l’investimen­to in queste società da parte degli istituzion­ali.

Dell’indice Star fanno parte 73 società per una capitalizz­azione complessiv­a di 37,8 miliardi di euro. Il 35% del listino è rappresent­ato dal settore industrial­e. «Si tratta tipicament­e di aziende che negli anni si sono specializz­ate in mercati di nicchia in cui sono leader a livello internazio­nale» spiega Barbara Lunghi, responsabi­le dei mercati primari di Borsa italiana. Gli esempi tipici sono aziende come Interpump, leader mondiale delle pompe idrauliche, che negli ultimi cinque anni ha quasi raddoppiat­o il fatturato e più che triplicato gli utili registrand­o un guadagno in Borsa del 165% in Borsa. O Datalogic, numero uno dei lettori di codici a barre, che in cinque anni ha visto il prezzo delle azioni crescere del 158 per cento.

Gli investitor­i istituzion­ali esteri hanno in portafogli­o l’84% del capitale delle aziende quotate sullo Star. Una quota che si è ridotta rispetto ai massimi toccati anni fa dopo l’introduzio­ne dei Pir (i piani individual­i di risparmio introdotti dal precedente governo allo scopo di incentivar­e l’investimen­to nelle piccole e medie aziende quotate) che hanno fatto crescere la base di investitor­i domestici e contribuit­o a migliorare la liquidità dell’indice.

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