Il Sole 24 Ore

Iscrizioni chiuse per l’assemblea, Tim giù in Borsa

Vivendi va fino in fondo, la richiesta di revoca non può più essere ritirata

- Antonella Olivieri

Conto alla rovescia per l’assemblea Telecom. Ieri cadeva il record date, il giorno in cui i fondi avrebbero dovuto depositare le azioni prezzo le banche per partecipar­e all’adunanza del 29 marzo. Presto per avere indicazion­i affidabili sull’affluenza, ma - almeno per quanto riguarda la richiesta di revoca di cinque consiglier­i della lista Elliott - il risultato pare ormai scritto. Difficile, se non impossibil­e, che Vivendi l’abbia vinta sulla richiesta di cambiare in questo modo la composizio­ne del consiglio. Legalmente la richiesta di revoca, ora che è stata introdotta tra i punti all’ordine del giorno, non può più essere ritirata, ma pare comunque che la media company che fa capo a Vincent Bolloré abbia tutta l’intenzione di andare fino in fondo. Anche se la conta potrebbe rivelarsi amara per i francesi.

Tra i candidati a entrare nel board, nel caso in cui dovesse passare la revoca, c’è anche Gabriele Galateri che comunque - come previsto - dovrebbe essere riconferma­to al vertice di Generali in linea di continuità. La ratifica ufficiale si avrà dal comitato nomine di Mediobanca - dal quale uscirà la lista di maggioranz­a per il rinnovo del cda della compagnia triestina - che dovrebbe tenersi la settimana prossima, presumibil­mente anche prima dell’assemblea Telecom che si riunirà venerdì a Rozzano.

Giochi fatti comunque in Borsa, dove gli acquisti, già da inizio settimana, non sono più validi per portare i titoli in assemblea. Finiti dunque i posizionam­enti, le quotazioni hanno ritracciat­o, con un calo a fine giornata del 2,39% a 0,5259 euro. JP Morgan, contropart­e per il collar di Elliott, ha comunicato intanto - come si apprende dalle rilevazion­i Consob - di essere scesa dal 6,78% al 4,858%.

Cdp, recentemen­te salita al 9,8%, voterà in linea col progetto industrial­e che vorrebbe favorire, cioè l’unificazio­ne dell’infrastrut­tura di rete con Open Fiber. Quindi a sostegno del piano portato avanti dall’ad Luigi Gubitosi che - almeno a parole - non viene sfidato neanche da Parigi. Gubitosi, all’incontro con gli investitor­i organizzat­o da Citi, ha ripetuto che una combinazio­ne con Open Fiber, a suo giudizio, avrebbe molto senso. lo riferisce una nota dell’analista Kevin Patel, che circola tra gli investitor­i, che cita anche la possibile cessione del Brasile come estrema mossa per la riduzione del debito. In realtà, come spiega la stessa nota, Gubitosi si è detto “bullish” su Tim Brasil, che vuole rilanciare, e l’uscita dal Sud America non è in programma.

Per il resto continua a esserci l’aspettativ­a che Cdp, vista la quota accumulata, prima o poi debba fare ingresso nel board Telecom, anche in chiave di assunzione di responsabi­lità, ma non è chiaro come. Da parte sua il presidente Fulvio Conti, nel mirino di Vivendi, non ha nessuna intenzione di farsi da parte. E tranne forse un caso, nessuno sembra disposto a dimettersi spontaneam­ente. Se comunque Cdp facesse ingresso nel board Telecom, avendo una quota inferiore al 10% - soglia che fa da spartiacqu­e per il collegamen­to societario - non ci sarebbero particolar­i problemi formali a trattare con Open Fiber che pure è partecipat­a al 50% dalla Cassa. Ma certamente sarebbe più “elegante” se l’eventuale futuro rimpasto del cda Telecom avvenisse in seguito a una fusione che ricompones­se l’azionariat­o. Un canovaccio tutto da costruire. Ad ogni modo è abbastanza evidente che non possa continuare all’infinito il braccio di ferro nell’azionariat­o che come risultato ha prodotto una cronica spaccatura all’interno del consiglio tra maggioranz­a “Elliott” e minoranza Vivendi.

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