IN TRE PUNTI LA SVOLTA NELLE RELAZIONI
Le relazioni tra Italia e Cina non si possono confinare negli incontri e accordi che saranno siglati nella prossima visita di Stato del Presidente Xi Jinping. Qualcuno dirà che la rievocazione storica dei nostri rapporti plurisecolari, di Marco Polo, o di Matteo Ricci, è fatta per gli ingenui: il mondo attuale si misura con interessi divergenti e conflitti che avranno impatti rilevanti per le future generazioni.
Sia chiaro, nessun governo può mettere in discussione la nostra irreversibile appartenenza al processo di integrazione europea, né alle alleanze occidentali e al rapporto con gli USA - come hanno messo in chiaro, nei ruoli rispettivi, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Dunque, ogni implicazione strategica e di sicurezza dovrà essere vagliata in modo cristallino. Ma le nostre relazioni con la Cina - come con altri grandi soggetti di un ordine mondiale sempre più multipolare - sono qui per durare. E conviene che siano impostate con lungimiranza e concretezza.
Anche nel campo della Cultura e delle imprese creative come dimostra la grande attenzione dedicata a questi temi da Xi Jinping alla vigilia della sua venuta in italia. È lo scopo del lavoro che svolge il Forum Culturale tra i due Paesi, istituito due anni fa in occasione della visita di Mattarella a Pechino, che si riunirà venerdi a Roma.
Toccherà al ministro per i Beni e le attività culturali Alberto Bonisoli, al ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Gian Marco Centinaio e ai rappresentanti della Farnesina presentare i diversi Accordi e progetti che sono stati preparati.
Vedo tre punti fondamentali. 1. La Cina considera l’Italia con un rispetto autentico, nel rapporto tra due plurimillenarie potenze culturali attive nella gestione del Patrimonio, nelle arti e industrie creative contemporanee. In un mondo che vedrà emergere nuovi conflitti tra civiltà – per interessi geopolitici,
CULTURA E IMPRESE CREATIVE SONO AL CENTRO
DI UN RINNOVATO INTERESSE
rivolgimenti demografici, economico-finanziari, tecnologici – l’Italia non deve essere timida, ma protagonista: politiche di dialogo e comprensione tra i nostri popoli e le nostre culture corrispondono al nostro interesse nazionale.
2. Non meno rilevante è il ruolo del soft power. Per le imprese italiane conta molto essere bene accolte in mercati sempre più legati alla comunicazione, nei canali tradizionali e social. Che si esporti meccanica, o si realizzino partnership nel settore navale; che si promuovano il Salone del Mobile, o la moda, o il cibo e i vini italiani, non c’è bisogno di richiamare recenti infortuni comunicativi di gruppi internazionali per capire quanto sia nocivo ignorare realtà e tendenze della società cinese, come di quelle che saranno protagoniste del “secolo del Pacifico” (peraltro, più che preoccuparci delle collaborazioni in campo logistico con l’Oriente – che Paesi nostri amici e alleati stanno sviluppando da anni – superiamo piuttosto i nostri ritardi nella portualità e gli assi di trasporto inter- nazionali). E quanto varrà per il futuro Pil dell’Italia una gestione strategica, non subalterna, delle opportunità turistiche derivanti dai 900 milioni di nuovi viaggiatori asiatici?
3. Noi non siamo soltanto leader per le eredità mirabili di Leonardo da Vinci e Raffaello, che saranno promosse nel mondo in questi due anni: portiamo fatturati in crescita per design, cinema e audiovisivo, moda. E valori di rango mondiale nella collaborazione tra le grandi istituzioni culturali come Biennale e Triennale, i Siti Unesco, i musei, i teatri. Vogliamo che l’Italiano sia tra le prime lingue parlate nel mondo? Salutiamo le migliaia di esecutori cinesi che cantano nella nostra lingua nei 20 moderni teatri d’opera costruiti in Cina negli ultimi anni. E cerchiamo di cogliere con equilibrio le giuste opportunità. Non solo in questo fine settimana ma, con continuità, negli anni a venire.
Coordinatore del Forum Culturale
Italia-Cina e Presidente Anica