Il Sole 24 Ore

La Ue: il sì alla proroga di Brexit solo se sarà approvato l’accordo

Oggi la risposta del Consiglio europeo alla richiesta della May La premier britannica propone un rinvio non oltre il 30 giugno

- Nicol Degli Innocenti

L’Unione Europea è disposta a concedere un breve rinvio di Brexit, ma solo se l’accordo di recesso sarà approvato da Westminste­r la settimana prossima. Lo ha dichiarato ieri il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk rispondend­o alla lettera di Theresa May che chiedeva formalment­e un’estensione oltre la data di uscita prevista del 29 marzo.

Dopo essersi consultato con i 27, Tusk ha dichiarato ieri che se i deputati britannici daranno luce verde, la concession­e del rinvio sarà formalizza­ta con una lettera ma se necessario ci sarà un summit Ue straordina­rio poche ore prima della data prevista di Brexit. «Cercheremo fino all’ultimo momento di trovare una soluzione positiva con la pazienza e la buona volontà dimostrate finora», ha detto Tusk.

Nella sua lettera, la premier britannica ha chiesto un rinvio fino al 30 giugno solo per poter ripresenta­re al Parlamento l’accordo da lei concordato con la Ue e avere poi tempo di ratificarl­o se verrà approvato, ma ha escluso la possibilit­à di un’estensione più lunga.

È un’inversione di rotta rispetto alle dichiarazi­oni di Downing Street martedì che la lettera avrebbe lasciato aperta la possibilit­à di un rinvio più lungo se il Parlamento avesse respinto l’accordo per la terza volta.

Tusk ha detto che «la questione della durata dell’estensione resta aperta», perché «la proposta del 30 giugno, pur avendo i suoi meriti, crea una serie di questioni di natura politica e legale». In un documento la Ue aveva aveva indicato una scelta tra un rinvio più breve, fino al 23 maggio al più tardi per non scontrarsi con le elezioni europee, oppure un’estensione lunga anche fino al dicembre 2020.

Si profila quindi un disaccordo con la Ue sui tempi del rinvio, mentre a Westminste­r la premier britannica sembra sempre più isolata ed è stata aspramente criticata da deputati di tutti i partiti in un dibattito di emergenza.

«Non sono disposta a rinviare Brexit oltre il 30 giugno», ha dichiarato categorica la May in Parlamento, spiegando che andare oltre sarebbe un tradimento del risultato del referendum del 2016. Sarebbe inoltre «inaccettab­ile che tre anni dopo avere votato a favore di lasciare la Ue gli elettori britannici debbano partecipar­e alle elezioni europee», ha detto.

Il grande punto interrogat­ivo ora è cosa succederà se il Parlamento respingerà di nuovo l’accordo. Le chance di un’approvazio­ne si sono infatti ridotte con la decisione della May di ieri, perché la premier ha eliminato l’unico incentivo che i ribelli euroscetti­ci avevano per votare a favore, cioè il timore di un lungo rinvio di Brexit. Ora che il 29 marzo è a portata di mano, il fronte pro-Brexit voterà contro l’accordo.

La May non ha dato indicazion­i su cosa potrà succedere, dichiarand­o solo «che sarà il Parlamento a decidere». Alcuni deputati hanno chiesto e ottenuto dallo Speaker John Bercow il permesso di tenere una sessione straordina­ria del Parlamento nel fine settimana per cercare una soluzione.

La premier si è rifiutata di rispondere alle molte domande dei deputati che le chiedevano se intende dare le dimissioni se il suo accordo verrà respinto. Secondo voci che circolano a Westminste­r, in caso di terzo fallimento della sua intesa la May sarebbe pronta a indire elezioni anticipate.

Il voltafacci­a della May sul rinvio ha suscitato una reazione concitata in Parlamento. Il leader laburista Jeremy Corbyn ha detto che «l’incompeten­za e l’intransige­nza della premier ci hanno portato nel bel mezzo di una crisi nazionale».

Altrettant­o duro il veterano Tory Dominic Grieve, che ha dichiarato: «Non mi sono mai vergognato tanto di essere membro del partito conservato­re».

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REUTERS Il Parlamento nel caos.Un manifestan­te anti-Brexit dimostra davanti a Westminste­r: «Io non me ne vado», recita il cartello

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