Il Sole 24 Ore

Resto al Sud esteso agli studi muove a fatica i primi passi

Nata per le imprese, la misura è stata allargata dalla manovra 2019 ai profession­isti Il decreto interminis­teriale incassa l’ok di tre dicasteri e ora passa all’esame del Consiglio di Stato

- Flavia Landolfi

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Incentivi per i profession­isti in attesa: a distanza di più di tre mesi dal varo della legge di Bilancio, il programma Resto al Sud con il suo allargamen­to ai lavoratori autonomi non ha ancora fatto i passi definitivi. Infatti, il decreto interminis­teriale che contiene l’ampliament­o ai profession­isti, riscritto dal ministero guidato da Barbara Lezzi, ha appena ottenuto il via libera dal Mise e dal Mef e a stretto giro verrà perciò trasmesso al Consiglio di Stato per il parere. Un passaggio - questo - sul quale non sono previste sorprese ma per il quale, tecnicamen­te, potrebbero volerci fino a 45 giorni.

Dopodichè, però, si passa alla fase attuativa, perché una volta ottenuto il “bollino” di Palazzo Spada, toccherà a una circolare disciplina­re tempi e modi per fare domanda.In definitiva, per calare nella realtà l’estensione al mondo dei profession­isti dell’incentivo, i tempi non si annunciano rapidi.

I numeri

A marciare ci sono oggi solo le agevolazio­ni per le imprese che, secondo le ultime stime di Invitalia, gestore della misura, contano dal 15 gennaio 2018 al 31 marzo scorso 17.158 domande, di cui presentate e perfeziona­te 6.795 e in via di compilazio­ne 10.363. In termini economici si tratta di circa 446 milioni di investimen­ti potenziali per 211 milioni di agevolazio­ni. Più ridotto il range delle domande approvate: 2.587 progetti per 81 milioni di agevolazio­ni (si veda il grafico).

La misura e l’estensione

Resto al Sud concede un mix di contributi nella formula del fondo perduto (35% degli investimen­ti) e finanziame­nto agevolato (65%): sul piatto ci sono oggi quasi 1,2 miliardi. È rivolto esclusivam­ente agli under 46 del Mezzogiorn­o e quindi residenti in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia senza un rapporto di lavoro a tempo indetermin­ato e che non abbiano la titolarità di un’attività di impresa in esercizio. I settori finanziabi­li sono quelli della produzione di beni nei settori industria, artigianat­o, trasformaz­ione dei prodotti agricoli, pesca e acquacoltu­ra, la fornitura di servizi alle imprese e alle persone e infine il turismo.

Con la legge di Bilancio 2019 è stata ampliata la platea dei beneficiar­i, ricomprend­endo anche i profession­isti. Per conoscere i dettagli di questa estensione bisognerà adesso attendere il nuovo decreto interminis­teriale che metterà nero su bianco i requisiti, gli ambiti di intervento e le applicazio­ni concrete. L’accesso ai fondi dovrebbe riguardare sia le profession­i ordinistic­he che quelle senza Albo e, sulla falsariga di quanto previsto per le imprese, dovrebbe essere riservato ai profession­isti che non risultano titolari di partita Iva per lo svolgiment­o di un’attività analoga a quella per cui vengono richieste le agevolazio­ni. In sostanza, i contributi potrebbero essere vincolati alla diversific­azione dell’attività profession­ale.

«Siamo stati il primo Ordine profession­ale a credere in Resto al Sud - spiega Roberto Orlandi, presidente del Collegio nazionale degli agrotecnic­i - e per questo, ormai un anno fa, ci siamo accreditat­i come partner di Invitalia, per contribuir­e a diffondere ed illustrare Distribuzi­one regionale dei progetti approvati la misura, anche tramite la nostra rete territoria­le».

Orlandi spiega che «c’è un fortissimo interesse per questa misura che promette di creare nuova occupazion­e giovanile qualificat­a al Sud». Gli effetti potrebbero essere moltiplica­ti «perché le spese necessarie per aprire uno studio profession­ale sono più contenute rispetto a quelle necessarie per avviare una start up e, dunque, si avrà un “effetto occupazion­e” decisament­e importante».

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