Così è tassato il terreno espropriato dal Comune
Il Comune dove risiede mio fratello, coltivatore diretto, gli ha comunicato che per pubblica utilità esproprierà gran parte dei terreni coltivati da lui, che rappresentano la sua fonte di reddito. I prezzi sono stati stabiliti direttamente dal Comune. In questo caso nei confronti del fisco come si dovrà comportare? Dovrà pagare le tasse e se sì, quante? N.G. - ROMA
L’indennità di esproprio assume rilevanza reddituale se il terreno espropriato ricade all’interno delle zone omogenee di tipo A,B, Ce D, come definite dagli strumenti urbanistici (articolo 35 Dlgs 327/2001). La tassazione avviene alla fonte da parte del soggetto erogante con l’effettuazione di una ritenuta a titolo d’imposta del 20% applicata sull’intero corrispettivo; il percettore potrà avvalersi, in via opzionale, della tassazione ordinaria della plusvalenza (determinata dalla differenza fra indennità e costi di acquisto), mediante la dichiarazione dei redditi (quadro RL modello Redditi Pf o quadro D del 730) qualificando così la predetta ritenuta a titolo di acconto. Si ritiene che anche il coltivatore diretto, se e in quanto proprietario del terreno espropriato e in regime di tassazione su base fondiaria, rientri nell’ambito delle evidenziate modalità impositive, in analogia a quanto già considerato dall’amministrazione finanziaria con la risoluzione 137/E/2002. È importante evidenziare che le indennità aggiuntive a quella di esproprio corrisposte ai coloni, mezzadri, fittavoli ed altri coltivatori diretti del terreno espropriato non sono tassabili in quanto rispondono all’esigenza di tener conto della «perdita delle concrete possibilità di lavoro (agricolo) costituenti la principale fonte di reddito per il coltivatore diretto e la sua famiglia» (circolare 194/1998 del ministero delle Finanze).