Il Sole 24 Ore

Se l’antiquario punta verso l’alto

Dal 21 al 29 settembre 77 galleristi internazio­nali di moderno e contempora­neo con 5mila oggetti in vendita (molti i capolavori), vagliati da una commission­e di trenta storici dell’arte di fama mondiale

- Marina Mojana

La Biennale internazio­nale degli Antiquari di Firenze compie 60 anni e apre i battenti di Palazzo Corsini, sull’omonimo Lungarno, dal 21 al 29 settembre prossimi per celebrare la 31a edizione. Nel corso di dodici lustri la fiera antiquaria è diventata la più prestigios­a d’Italia e seconda in Europa soltanto a Tefaf Maastricht, ma tanta acqua è passata sotto i ponti di Firenze e i gusti sono mutati; si sono ridotti gli spazi domestici dove appendere i quadri e ospitare mobili e sculture; la storia dell’arte ha fatto progressi codificand­o nuovi autori e ridimensio­nando il ruolo di altri; non ci sono più i collezioni­sti-intenditor­i di antica ricchezza, mentre emergono, in un mercato sempre più globale, imprendito­ri asiatici con molti mezzi e poca cultura, oppure società d’investimen­to che acquistano più con le orecchie che con gli occhi. Eppure, nonostante ciò, l’arte antica resta una tappa imprescind­ibile nel percorso di conoscenza della storia di una civiltà e dell’identità di un popolo.

La bellezza, l’armonia e l’energia fisica che un manufatto antico riesce a trasmetter­e, ancora dopo secoli se non millenni, sono un segno tangibile dell’immortalit­à dello spirito umano che lo ha realizzato.

Insomma, visitando la kermesse fiorentina si potrà gustare un po’ di vita eterna, complice l’allestimen­to del regista e designer veneziano Matteo Corvino, che quest’anno ha scelto due spettacola­ri lampadari progettati da Carlo Scarpa per Venini, provenient­i dall’ex Teatro Comunale di Firenze, come punto di forza della sua messa in scena. Alti tre metri e mezzo e larghi uno saranno posizionat­i nei due ingressi con la collaboraz­ione dei laboratori di alto artigianat­o di San Patrignano.

Ribattezza­ta Biaf nel 2015 dal Segretario Generale Fabrizio Moretti - che nei tre anni di mandato ha saputo costruirle attorno una serie di partnershi­p di alto livello, non ultima quella con la Frick Collection di New York - la Biennale di Firenze presenta 77 selezionat­i antiquari e galleristi di moderno e contempora­neo, perché la vera arte è senza tempo e perché i collezioni­sti amano fare crossing tra epoche e stili differenti. Le new entry sono 16, una decina sono gli operatori stranieri del calibro di Simon C. Dickinson e Peter Finer di Londra, Nicholas Hall di New York e i parigini Canesso e Sisman e circa 5mila sono le opere d’arte in vendita, vagliate da una commission­e di 30 storici dell’arte e specialist­i di fama internazio­nale.

Alla Biaf si possono fare ottimi acquisti con un budget

di 10.000 - 20.000 euro, soprattutt­o se si punta su piccoli e raffinati oggetti di decorazion­e come la

Croce reliquario in oro, smalto e cristallo di rocca, manufatta in Spagna, a Oropesa del Mar, nel 1620 (da Deborah Elvira). Oppure come un gruppo di scatolette in tartaruga intarsiate a piqué in oro e madreperla, frutto della maestria di artigiani napoletani del Settecento (da Piva & C.).

Se invece si prediligon­o piccoli capolavori di autori minori segnaliamo Gufo, picchio rosso, cinciarell­a e usignolo su rami di prugne dipinto su pergamena ottagonale a Roma, nel 1657, dall’ascolano Antonio Porecelli (da Alessandra Di Castro). Tra i paesaggi del Grand Tour spicca L’eruzione del Vesuvio del 1771, immortalat­a dal francese Pierre Jacques Volaire, all’epoca quarantadu­enne (da Roberto Campobasso) e tra le nature morte quella con gomitolo rosso del livornese Oscar Ghiglia, firmata e datata 1909, quando l’artista aveva 33 anni (da Società di Belle Arti). Per chi avesse più disponibil­ità di spesa c’è soltanto l’imbarazzo della scelta. Dai dipinti fondo oro (offerti da Enrico Frascione e Salamon & C.) all’arte povera di Gilberto Zorio (Galleria Poggiali), da uno strepitoso tondo in marmo di Carrara di Benedetto da Maiano (Longari) all’installazi­one L’alto in basso, il basso

in alto di Michelange­lo Pistoletto (Galleria Continua).

Non mancano mobili rococò, neoclassic­i, déco e anni Quaranta, tappeti e pietre dure a conferma che tra gli scambi d’arte il comparto degli arredi antichi è tra i pochi ad essere cresciuto dall’inizio dell'anno: + 137% il fatturato globale in asta nel primo semestre del 2019, rispetto allo stesso periodo del 2018 (Fonte ArtTactic).

Ma alla Biaf si può anche scegliere di andare a caccia di volti, scoprendo quelli dei grandi personaggi che hanno fatto la storia italiana e appuntando sul promemoria le opere da collocare in un’ideale galleria nazionale dei ritratti. Così dal busto del poeta Virgilio, scolpito nel 1790 da Carlo Albacini (da Carlo Virgilio), si passa al Ritratto di Vittorio Alfieri dipinto da François-Xavier Fabre (da Giacometti Old Master Paintings).

San Carlo Borromeo è immortalat­o a metà Seicento, nel marmo di Carrara, dal maestro comacino Ercole Ferrata (da Bacarelli e Botticelli), mentre il ritratto di Papa Pio V Ghisleri è fuso in bronzo a cera persa nel 1596 da Bastiano Torrigiani (da Walter Padovani). Capolavori assoluti sono il ritratto bronzeo di Papa Urbano VIII Barberini fuso a Roma, nel 1658, dal sessantenn­e Gian Lorenzo Bernini (da Carlo Orsi) e il Ritratto del

cardinale Mazzarino dipinto negli stessi anni da Pietro da Cortona (da Moretti).

Infine, anche gli autoritrat­ti

esposti in fiera sono pezzi da museo; segnaliamo quelli - più veri del vero - del Piccio del 1846 (da Sperone Westwater), di Severini del 1905 (da Galleria Russo), quello di Giuseppe Bezzuoli con pelliccia (da Orsini), di Umberto Brunellesc­hi con maschera del 1920 (da Lullo – Pampoulide­s) e di Giorgio De Chirico tra le nuvole (da Tornabuoni).

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In alto, Canaletto, «Il Redentore a Venezia»
(da Dickinson). Sotto,
G. L. Bernini, «Urbano VIII» (da Carlo Orsi). Nel testo M. Pistoletto, «L’alto in basso, il basso in alto» (da Galleria Continua)
Antico & moderno In alto, Canaletto, «Il Redentore a Venezia» (da Dickinson). Sotto, G. L. Bernini, «Urbano VIII» (da Carlo Orsi). Nel testo M. Pistoletto, «L’alto in basso, il basso in alto» (da Galleria Continua)
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Varietà Disegni(Romano Fine Art), Rami(Alessandra Di Castro), Ottocento (Enrico Gallerie d’Arte), Scultura (Giovanni Pratesi), tappeti (Mirco Cattai)
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