Etiopia, la locomotiva africana nello spazio
L’Etiopia, dopo la pace con l’Eritrea raggiunta l’anno scorso, è in pieno rilancio. L’economia cresce al ritmo del 7% annuo, a breve (grazie a fondi cinesi) lancerà il suo primo satellite, i parchi industriali attirano investimenti esteri. Però debiti e inflazione sono fonte di preoccupazione.
Il lancio è imminente, già in dicembre. Il luogo da cui sarà messo in orbita il primo satellite etiope sarà però la Cina. Non è un caso se questo sofisticato apparecchio di telerilevamentomulti spettrale, noto come ETRSS -1, sia statore lizzato in collaborazione con il colosso asiatico. In Etiopia tutto, o quasi, parla cinese. D’ altronde dal 2006 al 2015 Pechino ha concesso prestiti per oltre 13 miliardi di dollari, aggiudicandosi la costruzione di strade, ferrovie, parchi industriali .« Il satellite fornirà tutti i dati necessari sui cambiamenti climatici e sui fenomeni meteorologici che saranno utilizzati per gli obiettivi principali del Paese in agricoltura, silvicoltura e iniziative di protezione delle risorse naturali» ha detto, visibilmente soddisfatta, lane o presidenteetiope Sa h le-W orkZew de. Una donna, come peraltro la metà dei ministri che compongono l’ ultimo Governo.
Se nel 2000 qualcuno avesse ipotizzato un programma spaziale etiope da lì amen odi 20 anni, lo avrebbero preso per pazzo. Perché il secondo Paese più popoloso dell’Africa ancora nel 2002 era uno degli Stati più poveri al mondo, flagellato da siccità a carestie, con poche vie di comunicazione. Oggi al posto delle strade interra battuta, ci sono autostrade, nuove ferrovie, ponti e grandi dighe. Lo skyline della capitale Addis Abeba si arricchisce ogni annodi grattacieli in vetro. Nelle zone franche si parlano decine di lingue straniere.
La metamorfosi dell’Etiopia è il paradigma della rinascita africana. Ed in questo profondo cambiamento sociale, politico ma anche, e soprattutto, economico, il giovane premier, Abiy Ahmed Ali, insignito venerdì del premio Nobel per la pace, è uno dei protagonisti assoluti. Il suo programma di riforme - una sorta di perestroika africana - sta accelerando. Il piano per l’ economia è tanto ambizioso quanto chiaro; trasformare un Paese dominato e soffocato da un’ economia di Stato in un mercato libero e competitivo alimentato dal settore privato. Solo così potrà continuare quella formidabile crescita economica che negli ultimi 15 anni ha fatto registrare al Pil un incremento medio annuo del 10 per cento. Certo, si potrebbe obiettare che si partiva da valori davvero bassi. Ma se lesti me per il futuro sono corrette, da qui al 2030 questa dinamica economia crescerà ancora del 7% annuo. Per il Fondo monetario internazionale l’ economia etiope crescerà quest’anno del 7,7% ed il prossimo del 7,5. Incrementi che fano apparire del tutto anemica non so lola crescita dell’Eurozona (+1,3% nel 2019 e +1,6% nel 2020) ma in parte anche quella mondiale (+3,2% e +3,5%).
È propri oda questo Paese, un catalizzato redi investimenti internazionali, che passa il rilancio economico del Continente. Certo le difficoltà non mancano. La conquista della stabilità politica, acui ha giovato moltissimo l’ accordo di pace con l’Eritrea voluto dal premier Abiy nel 2018, è senz’altro un punto di forza. Mala spinta riformatrice del giovanepremier, se non gestita con oculatezza, rischia di avere un effetto opposto.In questo Paese di 105 milioni, dove vivono 80 etnie e centinaia di tribù, i rigurgitisecessionistici sono dietro l’ angolo. L’ articolo 39 della Costituzione etiope concede infatti il diritto di secessionea tutti gli Stati regionali della federazione etiope. Abolitala censura, una valanga di nuovi giornaliera dio ha invaso il Paese. Alcuni dei quali stanno cavalcandole tensioni etniche. In uno Stato dove sono presenti ancora diverse milizie armate, qualcuno ha paragonato il Paese a una polveriera.
Anche sul fronte economico non ci
sono soltanto luci. Le ombre si chiamano debitopubblico, inflazione, disoccupazione, le difficoltà perle imprese straniere di reperire valuta pregiata, un sistema bancario non sempre all’ altezza. Ad alimentare la crescita son ostati soprattutto i grandi progetti infrastrutturali governativi. Il Paese si è costantemente indebitato, soprattutto con la Cina, e dora il debito rappresenta un problema ingombrante e non sostenibile sul lungo periodo. Eppure, al di là delle criticità, perle imprese straniere desiderosedi investire il gioco sembra valere la candela. Pochi Paesi sembrano essere così attraenti. Il costo del lavoro è ancora decisamente basso, il mercato interno ampio( il 70% della popolazione ha peraltro me nodi 30 anni ), la disponibilità di fonti idriche e di fonti energetiche nazionali (idroelettriche) è abbondante. Per l’Italia c’è il vantaggio di collegamenti aerei diretti e la presenza di una comunità ben inserita. I settori in cui le aziende italiane, puntando sul loro know howe sulla qualità, potrebbero eccellere, sono numerosi: si vadall’ agroalimentare, allec ostruzioni e al manifatturiero, passando per l’ energia, le costruzioni, fino al trattamento dei rifiuti. L’Etiopia ambisce peraltro a divenire un polo di riferimento per l’industria tessile e conciaria su scala globale. Molto dunque. I vantaggi fiscali perle aziende straniere e le agevolazioni sull apolitica dei dazi sono un altro punto di forza. Eppure, il nostro interscambio commerciale resta al di sotto delle reali potenzialità e sta segnando un calo dal 2016. Nel 2018 ammontava a 291 milioni di euro, con un saldo commerciale indeciso attivo.
La nuova Etiopia appare dunque la locomotiva della rinascita dell’Africa. Ne condivide le potenzialità ma anche le vulnerabilità. Il suo incremento demografico potrebbe rappresentare un punto di forza, o di debolezza. Nel 1992, gli etiopi erano 50milioni, oggi, secondo la Banca mondiale, sono raddoppiati a 105 milioni. Nel 2050 saranno quasi 200 milioni. Per assorbire una tale mo ledi forza lavo roche si riverserà ogni anno sul mercato, occorreranno consistenti aumenti del Pile investimenti stranieri. Ma, al contempo, l’ascesa della classe media offrirà un grande serbatoio di consumatori. Secondo le proiezioni, le persone che vivranno in estrema povertà (la soglia è calcolata in 1,9 dollari al giorno) crolleranno dal 22% del 2018 a meno del 3% nel 2030. Nel 2000 erano il 44 per cento. Nessun Paese in Africa è stato altrettanto efficiente.
Le persone che vivono in estrema povertà crolleranno nel 2030 dal 22% al 3% Classe media in ascesa
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I meriti del riformatore Ahmed
Ali: dall’intesa per la pace alle riforme per la democrazia