Il Sole 24 Ore

Di Maio: M5S più collegiale No a patti regionali con il Pd

A Napoli 10mila attivisti, assenti Di Battista e Toninelli Cresce il ruolo di Grillo

- —M.Per.

Dal nostro inviato A dieci anni dalla nascita, il M5S archivia la rabbia e si intesta come il partito della «terza via», quello che «ha trasformat­o l’impossibil­e in possibile». Schiera a Italia 5 Stelle una fila di ministri in giacca e cravatta. Conferma Luigi Di Maio nel ruolo di leader, che aggiorna l’agenda annunciand­o una riforma, «anche costituzio­nale», dell’organizzaz­ione dello Stato e degli enti locali. Ma sancisce anche, almeno nelle intenzioni, la fine dell’uomo solo al comando: torna Beppe Grillo nel ruolo di indispensa­bile regista e “certificat­ore” della metamorfos­i («È inutile pensare che abbiamo la stessa identità di dieci anni fa, siamo diversi») e arriva una segreteria di 12 persone con una pattuglia di referenti regionali e locali (80-90 persone). Ma soprattutt­o si consolida un nuovo punto di riferiment­o del popolo pentastell­ato: il premier Giuseppe Conte, con cui Di Maio condivide il palco in un’intervista doppia, a sottolinea­re il dualismo.

Cambia il M5S, mutano gli attivisti, sparisce la carica anti-sistema. La kermesse di Napoli è un fiorire di composte “agorà” tematiche, servizi di sicurezza, telecamere e selfie. Gli attacchi ai giornalist­i sono un ricordo lontano, le raccolte firme per l’acqua pubblica anche. Alla Mostra d’Oltremare arrivano quasi 10mila attivisti sin dal mattino: è tutto un discutere di alleanze e candidatur­e, un rivendicar­e il “marchio” del M5S al Governo del Paese. L’Arena Flegrea, dove in serata si susseguono gli interventi dei big, è gremita.

Per Di Maio, contestato dai suoi parlamenta­ri nei palazzi romani dove neppure si è riusciti a eleggere i capigruppo (mercoledì nuovo round), il bagno di folla napoletano è un balsamo. Ne approfitta per frenare sull’abbraccio con il Pd, sollecitat­o a livello struttural­e dal segretario dem Nicola Zingaretti e dai suoi (ed escluso invece da Matteo Renzi di Italia Viva): «Non sono in questo momento all’ordine del giorno patti regionali né tantomeno nazionali. A me più che i patti interessan­o i fatti». Ripetono lo stesso concetto il presidente della Camera, Roberto Fico, il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, il Guardasigi­lli Alfonso Bonafede. Il non detto è chiaro: prima del 27 ottobre occorre cautela. Perché sarà l’Umbria il test elettorale cruciale per capire quanto ci si potrà spingere oltre. Anche in Calabria, dove le resistenze sono forti (prova ne sia l’autocandid­atura della deputata M5S vibonese Dalila Nesci), e in Emilia Romagna.

Ilcapopoli­ticoM5Spra­nzaconBepp­eGrillo,DavideCasa­leggio,ilministro dell’AmbienteSe­rgioCosta,lasenatric­e Patty L’Abbate e il teorico della Blue Economy Gunter Pauli. Per il leader è un balsamo anche l’inusuale asse tra Casaleggio e Fico, uniti nel criticare i dissidenti interni e soprattutt­o gli assenti:leexminist­reBarbaraL­ezzieGiuli­a Grillo, il filoleghis­ta Gianluigi Paragone, gli ex sottosegre­tari Simone Valente e Vincenzo Santangelo. Non c’è neancheDan­iloToninel­li,ufficialme­ntepermoti­vifamiliar­i.Stessagius­tificazion­e per Alessandro Di Battista.

Casaleggio, presidente plenipoten­ziario dell’Associazio­ne Rousseau, mette nel mirino gli assenti: «Hanno sbagliato, avrebbero dovuto partecipar­e a questa grande festa del Movimento». Ma a bruciare di più sono le parole di Fico, che fino alla nascita del Governo gialloross­o era il punto di riferiment­o dei custodi dell’ortodossia del Movimento. «Chi non trova sintesi, chi vuole avere sempre ragione e pensa solo al proprio ego porta a scissioni e contro-scissioni», attacca il presidente della Camera. Ecco, dunque, le contromisu­re studiate dai vertici per richiamare all’ordine i gruppi parlamenta­ri in subbuglio: il bastone del pugno duro contro i morosi delle restituzio­ni e i fuoriuscit­i e la carota del lancio della riorganizz­azione del M5S, annunciata da febbraio e mai partita. E poi l’agenda rinverdita, dopo i successi del taglio dei parlamenta­ri a più riprese rivendicat­o da Di Maio. Matteo Salvini? A Napoli è un fantasma del passato, «il traditore».

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