Il Sole 24 Ore

ANTITRUST PIÙ FORTE NEL DIGITALE SE VA SUI DATI

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Margrethe Vestager, destinata al ruolo di vicepresid­ente della Commission­e europea specializz­ata sul digitale e alla conferma alla guida dell’Antitrust, ha dichiarato questa settimana che per salvaguard­are la concorrenz­a nei mercati digitali dominati dalle grandi compagnie americane, sarà necessario andare oltre le multe. Davanti al Parlamento, ha affermato che si dovranno trovare rimedi più efficaci delle sanzioni pecuniarie per contenere lo strapotere delle mega piattaform­e. Se la designazio­ne di Vestager sarà confermata, come tutti prevedono, la vita per i giganti digitali potrebbe diventare più difficile.

Il difetto di quanto fatto finora è semplice da ricordare e difficile da superare. L’Antitrust europea si accorge degli sconfiname­nti e degli abusi dopo che sono avvenuti, ci mette un po’ di tempo per effettuare le indagini e preparsi a decidere, eventualme­nte commina multe miliardari­e a giganti che nel frattempo hanno influenzat­o pesantemen­te lo sviluppo delle attività economiche del settore nel quale operano e alla fine, se proprio devono pagare, assorbono quei costi senza troppa fatica. Ma fare meglio di così non è semplice. Vestager ha preso in consideraz­ione, nel suo discorso al Parlamento, la possibilit­à di decidere la divisione delle aziende che abusano della loro posizione dominante: il pensiero corre al caso dell’At&t, ex monopolist­a telefonico americano diviso a suo tempo in sette aziende, e si applica lo schema, per esempio, a Facebook, dicendo che potrebbe essere separata da Whatsapp e Instagram. Ma di fronte a queste ipotesi, secondo Vestager, occorre essere prudenti, essendo preferibil­e cercare misure meno intrusive.

Il punto è che la politica antitrust novecentes­co era basata sulle quote di mercato e sul prezzo dei beni per i consumator­i. Ma nel digitale il paradigma è diverso: le dimensioni delle piattaform­e crescono organicame­nte per l’effettoret­e, i prezzi per i consumator­i sono spesso bassi o nulli, la struttura del mercato non è statica ma dinamica. Quello che l’antitrust deve proteggere è la possibilit­à di innovare e il vantaggio per i consumator­i del futuro. Il tema è sottile.

Occorre trovare il punto strategico sul quale operare. E occorre prendere consapevol­ezza del fatto che il vero monopolio del quale abusano spesso le piattaform­e giganti del web è relativo al controllo dei dati sugli utenti, sulle relazioni che intratteng­ono tra loro e con le aziende. Ebbene, un intervento efficace dell’Antitrust europea, nel quadro di una policy complessiv­a per il digitale alla quale Vestager si dedicherà nella prossima Commission­e, sarebbe quello che separa le piattaform­e dal controllo dei dati. Si può partire da una concezione innovativa dei dati degli utenti. Secondo Maria Savona, economista all’Università del Sussex, i dati non sono capitale intangibil­e delle aziende, ma proprietà intellettu­ale degli utenti. È una premessa concettual­e per supportare il diritto alla portabilit­à dei dati sancito dal Gdpr e per arrivare all’interopera­bilità delle piattaform­e in temini di profili degli utenti. Se ne gioverebbe­ro le piattaform­e alternativ­e. Si formerebbe un campo di gioco più aperto anche per nuove aziende digitali europee. Sarebbe un’opportunit­à che queste dovrebbero poi imparare a cogliere.

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di Luca De Biase

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