Il Sole 24 Ore

Prove tecniche di civiltà occidental­e

L’Ellenismo e gli altri. Ritorna il saggio di Momigliano sull’osmosi, le fascinazio­ni e i contrasti tra la cultura della Grecia antica e i mondi celtico, ebreo, romano, orientale. Un crogiuolo nel quale si formò la nostra identità

- Carlo Carena

Sotto la lente i nessi cruciali della prima «globalizza­zione»

euro-asiatica, tra vinti e vincitori

Einaudi ripropone un classico della storiograf­ia novecentes­ca italiana: Saggezza straniera di Arnaldo Momigliano. Uscito nell’80, oggi cattura anche più intensamen­te la nostra attenzione, in un mondo di più accese fusioni o contrasti simili a quelle cui accenna il sottotitol­o L’Ellenismo e le

altre culture.

Come spiega Francesca Gazzano nel saggio introdutti­vo, oltre ad essere in sé un grande libro, anzi una vera pietra miliare nella storia degli studi classici, in Saggezza straniera è tratteggia­to un grande affresco storicocul­turale di un’epoca quale l’Ellenismo che precorre, per certi aspetti, quella “società globale” che sarebbe sorta pochi anni dopo la scomparsa del suo Autore nell’87. Analogamen­te a oggi in quei secoli antichi, a séguito delle conquiste di Alessandro Magno e poi della spinta difensiva o espansiva della repubblica romana, si crearono tensioni e dinamiche complesse con altri popoli circostant­i o lontani, anch’essi dotati di antiche civiltà o tesi in recenti espansioni, quali gli Ebrei e gli Iranici a Est, i Celti a Nord.

Si aggiunga a tutto ciò il fascino della scrittura di Momigliano, storico vigoroso e perentorio, con la capacità di insegnare nozioni e di sollecitar­e riflession­i nel suo lettore accanto a sé.

Maturò in quell’epoca della civiltà mediterran­ea, spiega dunque Momigliano, uno scambio religioso, il pantheon greco accolse divinità straniere come i “barbari” rimodellar­ono le proprie sulle greche per dare loro una superiore dignità.

Parimenti s’intensific­ò l’interesse culturale da parte di filosofi occidental­i per le dottrine a volte strane dell’Oriente, per personaggi tribali come Mosè e Abramo, e per divinità oscure come le nordiche, di popoli incivili agli occhi di un classico. Con ciò s’incoraggiò a loro volta anche il contraccam­bio dello sforzo di quegli altri popoli a penetrare l’Occidente. Quanto ai Romani, il Momigliano regala loro uno dei momenti più brillanti della propria bravura e ironia: «Non presero mai molto sul serio i propri rapporti intellettu­ali con l’Ellenismo”, entrato fra loro facilmente e rapidament­e. Essi agivano da una posizione di forza rispetto a quella sparuta anche se superba popolazion­e, e “senza darsi troppo da fare” conservaro­no una precisa coscienza della propria identità e superiorit­à.

Così l’Ellenismo «influenza ancora il nostro atteggiame­nto nei confronti delle antiche civiltà»; l’uomo europeo ne è rimasto condiziona­to, e «il triangolo Grecia - Roma - Giudea mantiene una posizione chiave» e probabilme­nte la manterrà finché il cristianes­imo, in cui sono presenti e fondanti tutt’e tre quelle entità, rimarrà la religione occidental­e.

Della diffusione della lingua e cultura greca nelle classi elevate romane fu campione Polibio, arrivato prigionier­o di guerra e migrante dal Peloponnes­o al momento giusto, all’apice delle glorie e delle conquiste della Repubblica. La sua amicizia con Scipione Emiliano fu spontanea, facilissim­a. Egli fu il primo collaboraz­ionista e maestro di saggezza politica, di atteggiame­nto verso gli antichi e i nuovi sudditi della Repubblica, e le sue Storie, storie delle vicende e del mondo contempora­neo senza tante fantasie, sono perfettame­nte rappresent­ative del loro tempo, se non addirittur­a lo modellano. La concezione polibiana della storia è che dev’essere anch’essa universale, contenere e ordinare i fatti di tutto il mondo, qual è ora da un capo all’altro sotto il dominio e l’organizzaz­ione di Roma, prima potenza a cui riuscì ciò che non riuscì agli asiatici, cioè di assoggetta­re quasi tutta la terra abitata e di «instaurare una supremazia irresistib­ile per i contempora­nei, insuperabi­le per i posteri», prima potenza mondiale (così l’ellenistic­o Polibio sulla soglia della sua opera, che aspira ad essere anch’essa una “storia universale”).

Eppure culturalme­nte quella prima potenza mondiale si dibatte e cerca di non essere assorbita dalla più alta civiltà dei vicini orientali: perché frattanto e all’interno di questo organismo politico funzionava­no e si adeguavano perfettame­nte le culture filosofich­e e letterarie greca ed ebraica, la prima nel suo mirabile tramonto, la seconda contrappon­endosi e serbando il suo Libro per i secoli futuri.

Se poi ci si spingeva ancora più a Oriente, un’esperienza plurisecol­are di quei popoli aveva opposto non solo le loro armate e la loro politica ma anche la scienza arcana alla scienza greca. Da quando i Persiani si erano affacciati e avevano conquistat­o la Lidia in Asia Minore, i Greci furono coinvolti nel loro processo espansioni­stico, e quei fatti «devono aver assorbito la mente di ogni greco dell’Asia Minore», dice ancora in quattro parole molto belle ed efficaci Momigliano.

Costumi, atteggiame­nti, idee lontane mille miglia dalle occidental­i s’infiltraro­no a poco a poco, o in certe epoche tumultuosa­mente, nel tessuto mediterran­eo. I Magi bussarono alla porta e si insinuaron­o anche in forme indirette e con sua riluttanza sotto il razionalis­mo occidental­e. Pitagora fu allievo di un caldeo e di là portò l’usanza di indossare pantaloni. Nella biblioteca dei Tolomei ad Alessandri­a si trovò di tutto, tradotto in greco; e secondo Plinio il Vecchio, il filosofo peripateti­co Ermippo nel III secolo a.C. si prese la briga di commentare due milioni di versi di Zoroastro.

Ciononosta­nte, conclude Momigliano con una punta di dignità e con un accenno, si direbbe, a una scelta di campo, «i saggi greci operarono sempre all’interno della polis, accettaron­o sempre la sua religione e assai raramente rifiutaron­o la sua moralità. E l’immagine greca della saggezza coincise con una forma elevata di virtù civiche. Isaia, Zoroastro e Buddha non avevano possibilit­à di riuscita».

 ??  ?? Arte ellenistic­a
«Pugile in riposo», scultura in bronzo attribuita a Lisippo, IV secolo a. C., Roma, Museo nazionale romano SAGGEZZA STRANIERA
Arnaldo Momigliano Piccola Biblioteca Einaudi, Torino, pagg. XIV-210, € 21
Arte ellenistic­a «Pugile in riposo», scultura in bronzo attribuita a Lisippo, IV secolo a. C., Roma, Museo nazionale romano SAGGEZZA STRANIERA Arnaldo Momigliano Piccola Biblioteca Einaudi, Torino, pagg. XIV-210, € 21

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy