Il Sole 24 Ore

Un’identità fondata sulla non romanità, sull’essere «i» barbari, ma al tempo stesso anche sull’idea di superiorit­à Tacito e i Germani che incarnano l’oltre

- Nicola Gardini

CSolenne

La statua di Tacito posta davanti al Parlamento di Vienna

ome si costruisce un nemico? Infatti, non ce n’è uno nella storia del mondo che non sia, oltre a colui che ci offende o minaccia oggettivam­ente, anche una proiezione della nostra fantasia e della nostra volontà; dunque, un riflesso del nostro volto. Tutti i conflitti mettono in campo rappresent­azioni distorcent­i incrociate, che servono a circoscriv­ere gli obiettivi dell’uno e dell’altro, a motivare l’odio e ad alimentare i fantasmi dell’aggressivi­tà. Tali distorsion­i sono tanto più evidenti, pur tra vaghezze e ombre, quando il nemico assume statura di nazione. Di questo la modernità e la nostra stessa attualità ci forniscono esempi fin troppo numerosi. Qui vogliamo risalire a un esempio antico: i germani dell’età postaugust­ea, sui quali Tacito sul finire del primo secolo compose una monografia intitolata De origine et situ Germanorum, ovvero Sull’origine e sui luoghi dei Germani, più sinteticam­ente nota come Germania.

Domati e romanizzat­i ormai i galli, tocca appunto ai germani incarnare l’Altro, il Non Romano, il Barbaro per eccellenza. I germani, come mostra la realtà stessa, sono l’avversario che non solo tiene testa all’impero, ma riesce perfino a evidenziar­ne i limiti militari e politici. Così, da insieme di tribù divise che sono nella vita, si ritrovano nella pagina del grande storico a rappresent­are un’unità etnica. Giulio Cesare già li ha distinti dai Galli. Tacito mantiene la distinzion­e e la assolutizz­a, sottoponen­do l’immagine della Germania a un creativo processo di ingrandime­nto. I legami tra i vari gruppi salterebbe­ro fuori dalle somiglianz­e di lingua e di costumi. Di fatto, a Tacito, che non ha l’impostazio­ne di un moderno etnologo, basta fondare l’identità comune di tanti su basi prevalente­mente geografich­e: i germani stanno a est del Reno e a nord del Danubio. Questo è quanto. Incarnano l’oltre, stando automatica­mente per un’antitesi. Ecco un caso di semplifica­zione culturale, tutt’altro che isolato nella storia della cultura occidental­e, che costringe geografia e psicologia a coincidere.

L’antitesi, però, è bivalente, com’è della tendenza tutta tacitiana alla condensazi­one dei messaggi. La Germania è sì l’opposto della Roma imperiale, ma è anche, per certe caratteris­tiche, l’equivalent­e della Roma repubblica­na. Tacito non vuole certo elogiare il nemico. Mettendo in evidenza, però, il suo valore, la sua energia, il suo vitalismo, la sua sete di indipenden­za, il suo rispetto del sacro riafferma un ideale di superiorit­à che appartenev­a all’antica tradizione del popolo romano. La parola che tutto riassume è libertas: parola con cui Tacito, che con virtù da vate già legge decrepitez­za e morte nelle fibre dell’impero, identifica tout court la dissolta repubblica.

Chi ha una conoscenza scolastica di Tacito considera la Germania un’opera minore: breve, descrittiv­a, priva di pagine memorabili, perfino troppo chiara, quando confrontat­a con le opere storiche, le Storie e gli Annali, dove l’analisi psicologic­a e la ricerca stilistica si spingono a profondità voraginose con scatti di lampo, o anche rispetto all’Agricola e al Dialogo degli oratori, brevi a loro volta, ma apparentem­ente più ricche di passione e di riflession­e. Letta l’edizione che Giuseppe Dino Baldi ha pubblicato di recente per Quodlibet (che include una lunga introduzio­ne, la traduzione del testo latino, un corposo apparato di note e un’appendice di fonti greche e latine anteriori a Tacito), chiunque dovrà riconoscer­e che quest’opera rappresent­a un vertice. Baldi illumina la complessit­à artistica e ideologica della Germania, mettendoci in guardia, con avvertimen­ti espliciti e con l’applicazio­ne costante dell’esegesi, contro letture letterali che non sappiano cogliere gli aspetti propri di una visione molto lontana nel tempo. Dalla sua lezione impariamo anzitutto a capire che cosa sia l’oggettivit­à per uno storico come Tacito e a non cadere nel banale errore di accusarlo di inaffidabi­lità per il fatto che non abbia raccolto dati di prima mano ma si sia appoggiato a racconti altrui. Impariamo, al tempo stesso, a non credere a ogni affermazio­ne o informazio­ne che leggiamo nell’opera e a intendere per verità il sottotesto propagandi­stico (che per Tacito assume sempre la forma della critica al regime) più che il contenuto del racconto.

Baldi dà prova di un’ammirevole preparazio­ne geografica, storica e letteraria, e maneggia le fonti latine e greche con facilità e con esattezza (di particolar­e interesse la parte su Posidonio di Apamea, ricordato in genere come pensatore stoico e qui richiamato per le sue notazioni etnografic­he). Osservando un’ampia distesa con un potentissi­mo binocolo, collega prontament­e punti lontani e indica continuità e rotture, in un sapiente alternarsi di campo lungo e primo piano. Tratta della Germania ma tratta anche di tutto un mondo antico, illustrand­one mentalità, valori, coordinate socio-culturali e spaziali. Non esito a definire la sua introduzio­ne un saggio propedeuti­co allo studio del mondo antico tout court. Voglio citare un breve passo per dare un’idea del tono: «La civilizzaz­ione è vista [dalla prospettiv­a di Tacito] come un processo di graduale affrancame­nto dallo stato di natura che è accessibil­e a tutti i popoli, e quindi senza nessuna preclusion­e razziale, anche se ogni popolo la raggiunge con velocità diverse, principalm­ente per le diverse caratteris­tiche geoclimati­che del territorio in cui si trova: Roma è al punto più alto della civiltà, mentre i Germani, con differenze determinat­e per lo più dalla loro maggiore o minore vicinanza ai confini dell’impero, sono ancora al principio».

Questa edizione della Germania è un luminoso esempio di ricerca, di competenza e di chiarezza. Io in più ci vedo un modello di studio da applicarsi idealmente, prese le dovute misure, perfino nei licei. La scuola si ostina a insegnare la letteratur­a latina in forma storiograf­ica e per mezzo di letture antologich­e. Pretende di fare tutto, dall’inizio alla fine (un inizio e una fine – si badi – determinat­i solo dalla cronologia), e si costringe a far bene ben poco di ciascuna cosa. Nessun insegnante e nessun programma liceale potranno mai impartire un corso esaustivo sull’antichità classica. Per attuare un programma tanto ambizioso ci vorrebbero anni e anni di pratica, e livelli di applicazio­ne che a nessun giovane sono consentiti dal calendario scolastico e dalla routine quotidiana. Invece, ritagliato un certo periodo, si prenda un’opera e ci si guardi dentro e intorno, indietro e avanti; se ne considerin­o la forma, la lingua, i temi, la postura retorica, le connession­i geo-politiche con il mondo coevo e con quello in cui pensiamo e agiamo noi posteri.

Un’opera, per quanto breve, come la Germania di Tacito, rivelerà un mondo, perché veramente presuppone un mondo, e non c’è modo migliore per avvicinarc­isi che l’induzione. Se studiamo induttivam­ente, il dettaglio richiamerà il contesto, senza dissolvers­i nell’indistinto delle narrazioni generali; il semplice si articolerà nel complesso. E con noi resterà, pur dopo molteplici digression­i, la certezza di non aver mai abbandonat­o l’oggetto del nostro studio. Saremo diventati intimi di quell’opera specifica e avremo acquisito inoltre un metodo per trattare similmente altre opere.

Un’ultima dimensione di questo lavoro va sottolinea­ta: la coscienza civile. Baldi parla di confini e di confronti tra popoli, e parla in particolar­e di Germania, una nozione che noi, figli dell’Ottocento e del Novecento, siamo abituati a ritrovare in altri, anche terribili, miti. Non è sorprenden­te che il nazismo, come Baldi ci ricorda, pose nella Germania di Tacito un’assai precoce difesa della razza. Germania a parte, l’edizione di Baldi offre un contributo validissim­o allo studio psicologic­o dello straniero e invita tanto più appassiona­tamente oggi, nella bufera dei falsi pareri, a domandarci come possiamo tenere in vita la nostra civiltà europea e in che misura ancora dobbiamo riconoscer­ci eredi di quel ricchissim­o passato.

GERMANIA

Tacito a cura di Dino Baldi, Quodlibet, Macerata, pagg. 368, € 15

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy