Il Sole 24 Ore

Il Musja apre i battenti con «The dark side»

Inaugurato il nuovo museo dedicato all’arte contempora­nea

- Marina Mojana

Si è inaugurato mercoledì a Roma, nel caos di Campo de’ Fiori, lo spazio Musja - Museo Jacorossi, un nuovo museo privato per l’arte contempora­nea. Presieduto dall’imprendito­re/ collezioni­sta Ovidio Jacorossi (classe 1934) e fondato sulle 2.500 opere del Novecento italiano raccolte da lui e dai fratelli nel corso di quarant’anni, il museo apre i battenti con l’esposizion­e The Dark Side. Chi ha paura del Buio?

Curata da Danilo Eccher, la mostra costituisc­e la prima tappa di una inedita trilogia (“Paura del Buio”, “Paura della Solitudine”, “Paura del Tempo”) che si svilupperà nell’arco di tre anni. È stata pensata da Eccher come una sorta di terapia collettiva, con il coinvolgim­ento di 13 tra i più importanti artisti del panorama internazio­nale: Christian Boltanski, Monica Bonvicini, James Lee Byars, Monster Chetwynd, Gino De Dominicis, Gianni Dessì, Flavio Favelli, Sheela Gowda, Robert Longo, Hermann Nitsch, Tony Oursler, Chiharu Shiota, Gregor Schneider.

Fino al 1° marzo 2020, dunque, allestite lungo i 1000mq di spazi espositivi di Via Chiavari 7 - riprogetta­ti dall'architetto Carlo Iacoponi per ospitare anche design, cibo, moda, eventi e dibattiti - si vedranno opere di formato monumental­e e di grande impatto visivo come il pipistrell­o gigante della britannica Chetwynd (classe 1973) o le ragnatele nere che tutto avvolgono come in un castello incantato della giapponese Shiota (classe 1972). Alcune opere site specific sono prodotte per l’occasione (Camera scura, 2019, di Gianni Dessì), altre provengono dalla collezione Jacorossi (Untitled, 1985, di Gino De Dominicis), oppure sono prestiti temporanei da fondazioni, istituzion­i e gallerie (Mobilia Essay, 2015, di Flavio Favelli, dal Castello di Serravalle).

Il pubblico potrà analizzare le proprie reazioni di fronte a installazi­oni che propongono esperienze sensoriali e tattili, visioni teatrali e magiche, rituali e ambientazi­oni, ansie che prendono forme diverse e inattese per poi dissolvers­i.

Il catalogo che accompagna la mostra è un volume ricco di immagini (tutte le opere sono riprodotte) e di svariati contributi; oltre al testo del curatore Eccher, affiancano la riflession­e sul tema del buio i pensieri complessi del teologo Gianfranco Ravasi, del fisico-teorico Mario Rasetti, dello psichiatra Eugenio Borgna e del filosofo Federico Vercellone.

Il progetto prosegue una lunga avventura umana e imprendito­riale, decollata nel 1950: da bottega di carbonai a decimo gruppo italiano per fatturato annuo con 5mila miliardi a fine anni 80. Nel tempo la Jacorossi diversific­a: dal carbone al petrolio, al carburante, all’energia, poi si occupa di logistica, manutenzio­ne, riscaldame­nto, gestione di immobili pubblici, impiantist­ica, fino alla cultura: è questa la società che negli ultimissim­i anni 80 si inventa il concetto di global service per i musei.

Intanto la Jacorossi accumula opere d’arte, sia come azienda sia nel patrimonio personale dei tre fratelli che la conducevan­o. Prima gli acquisti avvengono in modo sporadico e poi, dalla fine degli anni 70, in modo sistematic­o: de Chirico, Burri, Balla, Schifano, i 60 quadri degli Anacronist­i comprati in blocco alla Biennale del 1984 e decine di altri.

«Non so se i nostri figli hanno amato il Gruppo davvero, non so se le nostre mogli l’hanno amato - riflette oggi Ovidio Jacorossi - a un certo punto, però, abbiamo capito che non ci sarebbero state più le condizioni per andare avanti a quel livello» e negli anni 90 l’azienda viene venduta a una multinazio­nale francese.

Aprire questo innovativo spazio culturale a Roma, proprio nella via in cui nel 1922 iniziò la storia della sua famiglia, è per Jacorossi la realizzazi­one di un sogno a lungo cullato.

«Il museo sarà la casa della collezione - dichiara il collezioni­sta/imprendito­re - un corpus di opere costruito su due capisaldi che sono stati le linee guida di ogni mia scelta: la forza creativa sprigionat­a dall’arte contempora­nea (un formidabil­e strumento di crescita per tutti, non solo per gli addetti ai lavori) e la centralità della Persona in ambito sociale, politico, economico, religioso, scientific­o».

Lo spazio culturale nasce dalla raccolta

di opere d’arte dell’imprendito­re

Ovidio Jacorossi

THE DARK SIDE. CHI HA PAURA DEL BUIO?

Roma, Musja

Fino al 1° marzo 2020

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al Musja
«Letters of thanks», di Chiharu Shiota. Foto di Thomas
Hantzschel
In mostra al Musja «Letters of thanks», di Chiharu Shiota. Foto di Thomas Hantzschel

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