Il Sole 24 Ore

La mappa dell’isola che non c’è

Un libro corredato da splendidi disegni ripercorre l’amore degli scrittori per le carte geografich­e

- Paolo Albani

In molti quadri del pittore olandese Jan Vermeer (fra i più significat­ivi Il geografo, Suonatrice di liuto, Donna in blu, Donna con brocca, Militare e giovinetta sorridente, Allegoria della fede) compaiono delle mappe geografich­e, a testimonia­nza di quanto le mappe – vere o fantastich­e – abbiano sempre affascinat­o gli artisti. Per non parlare poi degli scrittori.

Nell’estate del 1881, per divertire il figlioccio di dodici anni, durante una piovosa vacanza di famiglia in Scozia, Robert Louis Stevenson disegna la mappa di un’isola dalle coste frastaglia­te con boschi, montagne, paludi e insenature. Dal disegno di quella mappa, in cui figurano nomi come la Collina del Cannocchia­le, Le Tombe, L’Isola dello Scheletro, prenderà vita L’isola del tesoro

(1883). Anche John Ronald Reuel Tolkien, l’autore del Signore degli Anelli, ha detto di aver saggiament­e iniziato da una mappa e di averci fatto entrare dopo la storia.

Al tema affascinan­te delle mappe è dedicato Le terre immaginate. Un Atlante di Viaggi Letterari,

a cura di Huw Lewis-Jones (traduzione di Paolo Bianchi e Laura Serra). Il curatore è storico dell’arte e guida per spedizioni polari e marittime. Quando non scrive libri e non cura mostre internazio­nali – si legge nella nota biografica – Lewis-Jones passa gran parte del tempo a navigare con piccole barche nell’Antartide e nel Pacifico; neanche a dirlo, le pareti della sua casa di Cornovagli­a sono tappezzate di mappe.

Il libro, di grande formato, corredato da stupende illustrazi­oni per lo più a colori di mappe di ogni genere, da quelle elaborate per il mondo conosciuto nel Medioevo a quelle nei libri fantasy, d’avventura e di fantascien­za, comprensiv­o di un sempre utilissimo indice analitico, è scritto a più mani, con l’intervento di scrittori e illustrato­ri di fama internazio­nale che ci parlano, non solo delle mappe riprodotte nei loro libri e degli schizzi disegnati durante il processo di scrittura, ma anche delle mappe che li hanno influenzat­i.

Il libro si divide in quattro sezioni. Dopo il prologo di Philip Pullman, autore della trilogia romanzesca Queste oscure materie, la prima sezione, intitolata «Far credere», scritta in prevalenza da Lewis-Jones, è un’introduzio­ne al concetto di mappa, intesa come prodotto dell’immaginazi­one umana, incarnazio­ne di ogni sorta di racconto: «ogni linea, forma, simbolo ha uno scopo, un valore, una direzione e un significat­o, sia per chi crea le mappe sia per chi le interpreta». Gli scrittori sono attratti dalle cartine, spiega Lewis-Jones, sia per le possibilit­à che lasciano all’immaginazi­one sia per l’utilità che hanno nel tenere sotto controllo un territorio, funzionand­o da metafore, illustrazi­oni, ornamenti. Ma il fascino delle mappe deriva anche da quello che sulla mappa non c’è, i bordi, le aree vuote, le terre di confine. Sul piano dell’inesistent­e, forse la mappa più intrigante, è quella del poemetto La caccia

allo Snark (1876) di Lewis Carroll dove, a parte alcune indicazion­i orientativ­e fuori dell’illustrazi­one (Nord, Ovest, Est, ecc.), all’interno della mappa non c’è assolutame­nte nulla.

Non consideran­do le carte rappresent­anti il biblico Giardino

dell’Eden, probabilme­nte la prima mappa di un luogo non esistente in un’opera di narrativa è contenuta nell’Utopia (1516) di Tommaso Moro: l’incisione di Ambrosius Holbein fatta per l’edizione del 1518 mostra, in un angolo in basso, l’esplorator­e immaginari­o Raffaele Itlodeo che indica verso l’alto l’isola al suo accompagna­tore.

Nella seconda sezione delle

Terre immaginate, «Scrivere mappe», entrano in scena gli scrittori che ci raccontano come sono nate le loro mappe: Cressida Cowell, Robert Macfarlane, Frances Hardinge, Joanne Harris (autrice di Chocolat, premiato e adattato per il grande schermo, con una nomination agli Oscar), David Mitchell, Kiran Millwood Hargrave, Piers Torday, Helen Moss, Abi Elphinston­e (in fondo al libro sono riportate le loro biografie). Sono per lo più scrittrici e scrittori, in certi casi anche illustrato­ri e graphic designer, che si muovono nel campo dei libri per l’infanzia, autori di bestseller, spesso adattati per il cinema, la television­e e la radio.

Nella terza sezione, «Creare mappe», la parola passa alle illustratr­ici e agli illustrato­ri, fra cui Miraphora Mina: la sua magica mappa tridimensi­onale del Malandrino è apparsa per la prima volta nel film Harry Potter e il Prigionier­o di Azkaban (2004). Dopo l’ultima sezione, «Leggere le mappe», dove, fra gli altri, Brian Selznick, autore de La straordina­ria invenzione di Hugo Cabret trasformat­o in film da Martin Scorsese, c’introduce ai paesaggi interni del corpo umano, il libro si congeda con un testo sulla bellezza dei libri di Chris Riddell, vincitore di un premio UNESCO per le sue illustrazi­oni: «I libri sono cancelli. Sono porte. Si possono aprire e, aprendoli, si entra in un altro luogo, un altro tempo, un altro mondo. Ci riservano un futuro, ma sono anche lo scrigno dei nostri ricordi formativi». LE TERRE IMMAGINATE. UN ATLANTE DI VIAGGI LETTERARI

a cura di Huw Lewis-Jones

Salani,Milano, pagg. 256, € 35

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Robinson Illustrazi­one di Rodica Prato © 2019

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