Tammaro e altre «squisite» bibliofollie
Questa estate, grazie a mio suocero (impenitente libraio anche se in pensione e collezionista di rarità bibliografiche) mi sono imbattuto in un libro curioso. Uno di quei libri-prontuario che, tra fine Ottocento e primi Novecento, si teneva buono per le occasioni di rito: edito dalla e alla “garibaldina” casa editrice Paolo Carrara (ma di Carlo Somaschini) conteneva un curioso “refuso” in copertina: «egc.» per «ecc.»o«etc.». Insospettito da un tale errore (in copertina, poi, anche se ne ho collezionato altre, di copertine con errori) ho iniziato a porre il quesito bibliografico a molti amici. Quell’egc era un refuso o una sigla per altro? Massimo Gatta, Mauro Chiabrando, Oliviero Diliberto, Carlo Ossola e molti altri interpellati, tutti hanno risposto (era Ferragosto! Grazie!), con teorie, ricerche, idee, arzigogoli. L’autorità sul tema, stavolta, era Elisa Marazzi, che quell’editore aveva studiato accademicamente, e lei optava proprio per la lectio facilior: sì, è un refuso. «Un refuso del genere in copertina e frontespizio (che probabilmente sono esito della stessa composizione) non mi meraviglia»: l’editore, infatti, era un po’ corsaro. Il mistero e il dubbio, però, mi restano: benvenute altre ipotesi. Chi sa, si faccia avanti!
Insomma l’ho fatta lunga per segnalare l’infaticabile curiosità che i bibliofili, sempre in servizio permanente effettivo (oggi li ritrovate in piazza Diaz a Milano) in nome del libro e della sua bellezza, della sua materialità, della sua venerabile “oggettività”. E per radunare una serie di iniziative che non posso trattare singolarmente ma che restituiscono il fervore sul tema e quanto esso sia da tenere da conto; per quanto pochi siamo, meglio essere coesi.
Ecco allora un convegno su una altrettanto venerabile figura, quella di Tammaro De Marinis: «“Multa renascentur”. Tammaro De Marinis studioso, bibliofilo, antiquario, collezionista», in occasione dei 50 anni dalla morte. Si fa alla benemerita Fondazione Cini (domani e il 15), e, tra gli altri, partecipano Giancarlo Petrella (la cui azione sta contribuendo a far rinascere i Girolamini di Napoli, per esempio con la prima catalogazione degli incunaboli), Edoardo Barbieri o Alessandro Scarsella (e mi perdonino gli altri che non nomino). Ecco un librino di Massimiliano Varnai, Dov’è finito il pellegrino. Storie e vicende di cento libri che non si trovano più in libreria (Pequod): nella parzialità della scelta, è un bel giretto tra libri “perduti”. E poi la riproposta del Lumachi più raro: ecco Nella repubblica del Libro, da Pendragon. Con la amorevole cura di Antonio Castronuovo (che, da par suo, poi, conduce le Edizioni Babbomorto), fu pubblicato nel 1907 in sole 250 copie: ora rivede la luce. Un classico “libro sui libri”, pieno di storie dei deliranti del settore, di bibliomani pronti a tutto. Come quel don Vincente da Barcellona che perpetra una serie di omicidi e non solo non se ne pente ma il suo unico dispiacere sarà quello di sapere che la copia per la quale ha ucciso... non era unica sul mercato. Resta l’idea che quella Repubblica, evocata nel titolo, sia davvero l’idea di una comunità che si ritrova sempre intorno al libro: e ne celebra l’immortalità, la vitalità. L’insostituibilità. Statevene pure su Facebook e social vari, voialtri. Che ai libri – ai libri! – ci pensiamo noi.