Il Sole 24 Ore

Adepp: patrimonio delle Casse in crescita frenata a 87 miliardi

Prosegue la tendenza ad affidare a soggetti esterni la gestione finanziari­a Scarsi gli effetti delle norme per attirare gli investimen­ti nel mercato italiano

- Federica Micardi

Un patrimonio di 87 miliardi di euro che cresce, ma meno degli anni passati; i fondi immobiliar­i raddoppiat­i in sei anni, così come gli investimen­ti in azioni: prosegue la tendenza ad affidare a soggetti terzi la gestione finanziari­a, mentre resta stabile l’impiego in obbligazio­ni. Sono questi i dati del IV Rapporto Adepp sugli investimen­ti delle Casse di previdenza private che viene presentato oggi a Roma.

Ma andiamo con ordine. Dal 2011 al 2018 il patrimonio ha registrato annualment­e un aumento superiore al 5%, con l’unica eccezione del 2015 quando la crescita è stata del 4,7 per cento. Tra il 2017 e il 2018, invece, si è registrata una frenata, e la crescita si è fermata all’1,8 per cento. Ha pesato sul risultato il difficile andamento del mercato, che non a caso ha visto anche il contrarsi dell’investimen­to in azioni: dopo essere cresciuto per cinque anni consecutiv­i, passando dal 9,8% del 2013 al 17,3% del 2017, nel 2018 si è leggerment­e ridimensio­nato (15,7%).

«La riduzione del peso della componente azionaria – si legge nel report – va imputata anche alla riduzione del valore delle azioni causato dal crollo del mercato nel 2018». Invariati, nell’ultimo anno, gli investimen­ti in immobili, che rappresent­ano il 22,8% nel 2018 ed erano il 22,7% nel 2017. In controtend­enza con quanto accaduto negli ultimi cinque anni, dove questo tipo di impiego, che nel 2013 rappresent­ava il 29,7% del totale, ha registrato una contrazion­e. L’importo assoluto, di contro, è rimasto praticamen­te uguale, con 19,5 miliardi nel 2015 e 19,8 miliardi nel 2018. A cambiare è stata la tipologia di possesso: gli immobili direttamen­te posseduti valevano 11,5 miliardi di euro nel 2013 e sono 4,9 miliardi nel 2018, mentre i fondi immobiliar­i in sei anni sono passati da 7,4 miliardi a 14,4 miliardi.

Stabili le partecipaz­ioni in società immobiliar­i, rimaste intorno ai 500 milioni, così come nel medio periodo il peso degli obbligazio­nari, che erano il 34,1% nel 2013 e sono il 37,2% nel 2018 (l’importo assoluto è passato da 22 a 32 miliardi). La gestione finanziari­a tende a esternaliz­zarsi con le attività gestite tramite Oicr/Oicvm e le polizze assicurati­ve. passate dal 24,9% del 2013 al 45,3%; resta invece stabile al 17% la gestione indiretta tramite intermedia­ri specializz­ati.

Dalla rilevazion­e Adepp sugli investimen­ti delle Casse di previdenza, presentata oggi a Roma a Palazzo Wedekind, emerge chiarament­e la politica fallimenta­re del Governo per incentivar­e gli enti di previdenza a investire nel sistema Paese. I tentativi fatti negli ultimi anni non hanno avuto effetti, anzi. Se nel 2013 il 50% delle risorse veniva impiegato in investimen­ti domestici, questa percentual­e è infatti scesa al 40% nel 2018, stabile rispetto all’anno precedente (e questo è un piccolo successo). Di contro sono passati dal 33% al 44% gli investimen­ti non domestici.

Gli investimen­ti esteri primeggian­o nei fondi di investimen­to mobiliare (il 94% contro il 6% in Italia) e negli altri titoli obbligazio­nari (84% contro il 16%). Sono tricolori gli immobili (100%), le partecipaz­ioni in società immobiliar­i (100%), gli altri fondi di investimen­to (78%) e i titoli di Stato (62%). Le azioni sono equamente divise tra Italia ed estero.

Sullo sfondo c’è poi la questione della tassazione sugli investimen­ti.

Il fisco tratta le Casse come dei normali speculator­i, a differenza di quanto accade negli altri Paesi Ue; non a caso il report dedica un capitolo alle disposizio­ni in materia di tassazione sugli investimen­ti e parla di «un dinamico e certamente disincenti­vante quadro normativo».

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