Rossi: made in Italy leader, ma la crescita resta debole
Nonostante i divari sui costi di lavoro, energia e fisco, l’export sostiene il Paese
«Campioni» su tanti fronti ma non su quello della crescita. Alessio Rossi, presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria, venerdì e sabato prossimi a Capri incalzerà il Governo. «Nonostante i divari sui costi di lavoro, energia e fisco, l’Italia ha moltissime aziende leader nel mondo».
Campioni «di innovazione, di competitività, di export». E non «campioni di burocrazia, immobilismo, di crescita zero». Alessio Rossi, presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria, ha scelto la parola “Campioni” come slogan del prossimo convegno di Capri, che si terrà venerdì e sabato e lancia la sfida di volerlo declinare in positivo, incalzando il governo a fare scelte per la crescita e le imprese a consolidarsi e conquistare nuovi mercati.
«Vogliamo raccontare una storia che inizia non con “c'era una volta”, ma facendo domande e dandoci risposte da imprenditori. Vogliamo raccontare – dice Rossi - non solo come inizia il futuro, ma il futuro che vorremmo, con una visione dell’Italia a medio termine, con il senso di responsabilità che ci contraddistingue e non sempre contraddistingue chi ci governa».
Nei due giorni del convegno ci saranno sul palco esponenti dell’esecutivo e imprenditori di successo. L’Italia può vantare i suoi campioni …
Siamo il secondo paese manifatturiero d’Europa, nonostante i divari che abbiamo, dal costo del lavoro al costo dell’energia al peso del fisco. Siamo campioni e spesso non ci rendiamo conto della nostra forza. Il nostro export nei primi sei mesi dell’anno ha avuto un andamento migliore rispetto alla domanda mondiale. Campioni ne abbiamo, e molti. Ma potrebbero essere assai di più se avessimo condizioni di contesto adeguate. È di questo che abbiamo bisogno: di un sistema paese che funzioni e che non renda fare impresa un percorso ad ostacoli. Altrimenti resteremo l’Italia con tante eccellenze ma non quello che è nelle nostre potenzialità: essere l’Italia campione dell’industria.
Il governo sta preparando la manovra di bilancio: le prime indicazioni la soddisfano?
Non ci sono contenuti adeguati per spingere la crescita. Si è voluto scongiurare l’aumento dell’Iva, ma questo non è l’unico problema del paese. Abbiamo chiesto un taglio al cuneo fiscale a vantaggio dei lavoratori, e non delle imprese, per sostenere i consumi: l’intervento che si delinea da poco più di 2 miliardi non è sufficiente. Invece è stato confermato il reddito di cittadinanza, che come si è visto non ha avuto effetti positivi e intreccia, con un messaggio errato, le politiche del lavoro con l’assistenzialismo. Anche quota 100 non ha portato i risultati sperati. Invece di proseguire con queste due misure bisognerebbe avviare un intervento deciso per far entrare i giovani nel mondo del lavoro.
C’è la conferma di Industria 4.0: almeno questo è positivo per le imprese?
Rispetto alla marcia indietro del precedente governo c’è stato il ripristino di alcune misure. Ma restano molti vuoti ancora nella legge di bilancio: per esempio le coperture affidate alla lotta all’evasione rischiano di rimanere solo un annuncio. Se si vuole veramente combattere l’evasione fiscale occorre una riforma organica. Per esempio la fatturazione elettronica sta dando risultati, per quest’anno ci si attende un recupero da 5 miliardi di euro. Bisognerebbe eliminare lo split payment nella Pubblica amministrazione, tra l’altro ce lo chiede anche l’Europa.
Nella Ue si sta parlando di un green deal, il presidente di Confindustria ha lanciato la proposta di 1000 miliardi di investimenti in infrastrutture sostenibili. Anche il governo Conte punta ad una green economy: l’industria italiana è pronta? Può essere un’opportunità di crescita?
L’Italia è prima in Europa come industria sostenibile. Siamo pronti e in grado di vincere questa sfida. Ma bisognerà vedere cosa deciderà il governo, evitando ciò che è successo in passato, quando sono stati dati incentivi per le rinnovabili, utilizzando poi pannelli fotovoltaici prodotti in Cina. Speriamo che gli interventi saranno efficaci e porteranno benefici al nostro pil. Sono le imprese il luogo dove viene realizzata la ricerca, dove avviene la trasformazione dei processi produttivi, non vanno penalizzate in alcun modo. Abbiamo bisogno del sostegno delle istituzioni.
La guerra dei dazi sta contraendo il commercio globale. Il nostro export si sta ritagliando spazi nel braccio di ferro Usa e Cina. Le imprese devono crescere per essere in grado di esportare di più? Le nostre pmi devono rafforzarsi, il numero delle aziende che esporta deve aumentare. L’andamento dell’export è la riprova che in Italia ci sono i campioni, con gambe solide, e che il paese ha una forte vocazione industriale. E da questa forza che diciamo alla politica: zero alibi, ora bisogna ripartire.