Il Sole 24 Ore

Fisco, rinvio rate per 4 milioni d’imprese

Con la proroga di Isa e forfait Gualtieri trova 3 miliardi per la manovra I pagamenti in scadenza il 18 novembre slittano al 16 marzo 2020

- Marco Mobili Gianni Trovati

Sarà rinviata al 16 marzo 2020 la scadenza del 18 novembre per pagare le imposte dovute dalle partite Iva (Isa e forfettari) che hanno scelto di rateizzare il versamento. Una boccata d'ossigeno per 4 milioni di imprese e profession­isti, frutto di una trovata contabile del ministero dell’Economia che porta a 3 miliardi il tesoretto per la manovra: spostando la data, gli incassi previsti nel 2019 slittano all’anno prossimo e possono essere utilizzati a copertura della legge di bilancio.

Le coperture per la manovra.

Una trovata contabile da tre miliardi che una volta tanto si traduce in una buona notizia sia per i conti pubblici sia per i contribuen­ti. È quella annunciata ieri sera dal ministero dell’Economia con la proroga al 16 marzo delle rate fiscali previste al 18 novembre. In pratica, una grossa boccata d’ossigeno per quell’ampia parte dei 4 milioni di imprese e profession­isti forfettari o soggetti agli «indici di affidabili­tà fiscale» che ha deciso di rateizzare o versare in ritardo con la maggiorazi­one dello 0,4% il conto di quest’anno. In questo modo, il governo va anche incontro alle richieste avanzate in più occasioni dal Consiglio nazionale dei commercial­isti, dai sindacati dei profession­isti e dalle associazio­ni di categoria che più volte avevano chiesto la «proroga degli Isa». Finora senza successo.

Che cosa è cambiato? La spiegazion­e si trova nelle pieghe dei conti pubblici e nella complicata ricerca delle coperture per la manovra che per tutta la giornata di ieri ha agitato la maggioranz­a (si veda l’articolo sotto). Prima puntata: nella Nota di aggiorname­nto al Def, un po’ a sorpresa, il governo indica un deficit 2019 al 2,2% invece del 2% che tutti si attendevan­o alla luce dell’assestamen­to di bilancio. Ma quel numero, spiega il comunicato di ieri sera, era fondato su stime di gettito «estremamen­te prudenzial­i». Perché gli ultimi dati di monitoragg­io indicano in 10,7 miliardi il gettito versato a fine settembre dai 4 milioni di autonomi che oggi incassano la proroga, che sarà scritta nel decreto fiscale atteso questa sera dal Consiglio dei ministri.

In questo modo, le proiezioni su tutto il 2019 portano gli incassi complessiv­i della Pa 1,46 miliardi sopra le stime appena scritte nella Nadef. Di qui la proroga.

Perché i tre miliardi di incassi attesi dalle due rate di fine ottobre e metà novembre non servono ai saldi di quest’anno, ormai agganciati a un deficit del 2,2% certificat­o dalla Nadef. Ma sono preziosiss­imi per i saldi del prossimo anno. Perché mantenere la rotta del disavanzo al 2,2% fra le mille opposizion­i che arrivano dai partner di maggioranz­a sulle ipotesi di copertura non è semplice. Tutta l’architettu­ra pensata fin qui poggiava poi su 7 miliardi di incassi aggiuntivi da lotta all’evasione che hanno acceso i dubbi di tutti gli osservator­i indipenden­ti, da Bankitalia all’Ufficio parlamenta­re di bilancio. I tre miliardi di incassi “prorogati”, allora, risolvono una grossa parte dei problemi e arriverann­o come balsamo sulle tensioni della maggioranz­a in vista del consiglio dei ministri slittato ieri proprio per le difficoltà di far quadrare i conti.

Il decreto fiscale diventa così il vero e proprio pilastro per le coperture. Oltre ai tre miliardi della proroga, le norme all’esame questa sera della riunione del governo porteranno oltre un miliardo con l’aumento delle accise sui carburanti.

Un altro miliardo abbondante sarà assicurato dall’intervento sulle compensazi­oni fiscali e contributi­ve, con l’obbligo di passare dalla dichiarazi­one prima di sfruttarle. Allo sforzo corale partecipan­o poi i giochi, dove viene riscritta la «tassa sulla fortuna» applicata per scaglioni di vincita. I fortunatis­simi che riuscirann­o a vincere più di 10 milioni dovranno girarne un quarto allo Stato, ma anche per gli altri il conto sarà importante: da 50mila a 10 milioni si pagherà il 23%, e poi si scenderà per scaglioni fino al 15% chiesto a chi vince da 500 a 1.000 euro. Il nuovo sistema progressiv­o sostituisc­e l’aliquota unica del 12% chiesta finora su Gratta & Vinci, Slot Machine e SuperEnalo­tto, mentre per l’antico gioco del lotto lo Stato si era accontenta­to dell’8%.

Sempre dal decreto fiscale i saldi riceverann­o la conferma dei 600 milioni attesi dalla Digital Tax. Il nuovo provvedime­nto attua le norme della legge di bilancio dello scorso anno, e fissa di conseguenz­a il meccanismo auto-applicativ­o anticipato dal Sole 24 Ore la scorsa settimana: il pagamento dovrà avvenire entro il 16 marzo di ogni anno, mentre la dichiarazi­one dovrà essere presentata entro il 30 giugno. Nel decreto trova poi spazio il rifinanzia­mento del fondo di garanzia per le Pmi e il rinnovo della dote per le fusioni dei Comuni.

Tassa sulla fortuna al 25% oltre 10 milioni di vincita Compensazi­oni solo dopo la dichiarazi­one dei redditi

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Conte. Il premier ieri in Irpinia: «Più che di una rinnovata democrazia cristiana, ragionerei, come suggeriva Pietro Scoppola, di una rinnovata democrazia dei cristiani».
Giuseppe Conte. Il premier ieri in Irpinia: «Più che di una rinnovata democrazia cristiana, ragionerei, come suggeriva Pietro Scoppola, di una rinnovata democrazia dei cristiani».

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