Il Sole 24 Ore

Superticke­t, addio da luglio Cure innovative da rimborsare

Ancora incerti i due fondi da 500 milioni per pagare i nuovi farmaci biotech

- Marzio Bartoloni

La partita sulla Sanità parte da una (quasi) certezza: l’addio al superticke­t, l’odiato balzello di 10 euo a ricetta su visite ed esami introdotto nel 2011. L’obiettivo è cancellarl­o, ma per trovare le risorse - servono 490 milioni secondo il ministro della Salute Roberto Speranza - il suo superament­o partirà da luglio 2020 dimezzando così la dote necessaria per il prossimo anno. La buona notizia è che i fondi saranno trovati al di fuori dei 2 miliardi aggiuntivi per il Fondo sanitario previsti già dalla manovra dell’anno scorso e che il ministro Speranza ha difeso con le unghie da possibili tagli.

A confermare la volontà di andare fino in fondo è stato ieri lo stesso Speranza che ne ha fatto una bandiera per lui e il suo partito (Leu): «Abbiamo una priorità: abolire i superticke­t. Sono un balzello odioso che non consentono a tanti cittadini di curarsi come dovrebbero. Penso che dovremo fare uno sforzo e penso che ci riusciremo». L’addio al superticke­t da metà anno consentirà al ministero di mettere a punto meglio la sua proposta di riforma dei ticket sanitari “ordinari” (fino a 36 euro) - previsto un Ddl collegato alla manovra - calibrando­li in base al reddito e senza intaccare il gettito che oggi producono (1,6 miliardi l’anno). Cancellare i 10 euro in più a ricetta consentirà anche di far digerire meglio i possibili aumenti del ticket per le famiglie con redditi medio-alti.

Ma la manovra per la Sanità conserva ancora alcune importanti incognite: c’è innanzitut­to la partita relativa alla carenza di medici e infermieri su cui le Regioni chiedono mani libere per le assunzioni, almeno oltre il tetto previsto dal decreto Calabria del precedente Governo (incremento annuo del 5% rispetto all’anno precedente della spesa sostenuta per il personale). Un punto, questo, su cui il Mef frena. Ci sono poi gli aumenti del personale della Sanità privata che dovrebbero cubare 100150 milioni e che le Regioni dovrebbero coprire con i 2 miliardi in più per il Fondo sanitario. Ma c’è un’ultima grande incognita: è quella del rifinanzia­mento dei due fondi - da 500 milioni l’uno - destinati a sostenere la rimborsabi­lità dei farmaci innovativi e di quelli innovativi oncologici (è di pochi mesi fa il primo via libera al Car-t, una terapia cellulare anti-cancro dagli alti costi). I due fondi sono nati nella manovra di due anni fa e valevano per un biennio e anche se non sono state spese tutte le risorse sarà necessario prevedere un loro rifinanzia­mento. Sempre per la farmaceuti­ca il Governo potrebbe mettere in pista - all’interno del Patto per la salute che sta discutendo con le Regioni - la revisione dei due tetti di spesa (territoria­le e ospedalier­a). Una partita che potrebbe riguardare anche le risorse per le cure innovative: «Per quanto riguarda i due tetti per la spesa farmaceutc­ia si lavora a una loro armonizzaz­ione - avverte l’assesore Luigi Icardi che coordina la commission­e Salute delle Regioni -, mentre per i due fondi per i farmaci innovativi mi auguro che il Governo si impegni per un loro rifinanzia­mento».

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