Il Sole 24 Ore

Pensioni, spunta la mini rivalutazi­one Si tratta su Quota 100

Nel round coi sindacati ipotesi adeguament­o pieno all’inflazione fino a 2.029 €

- Davide Colombo Marco Rogari

Nessuna modifica al diritto per il pensioname­nto con “Quota 100” ma una rimodulazi­one delle finestre di uscita. Con il ricorso a una decorrenza unica per dipendenti privati, i lavoratori autonomi e il pubblico impiego di 9 mesi dallacerti­ficazioned­eirequisit­iminimi di 62 anni e 38 di contributi. È questa l’ultima proposta di aggiustame­nto della sperimenta­zione giunta sul tavolo in vista del Cdm, slittato a questa sera, dopo un lungo braccio di ferro nella maggioranz­a. Che è proseguito anche ieri. Un confronto nel corso del quale non sono mancati scontri anche aspri. Con Italia Viva che ha chiesto con insistenza l’abolizione della misura bandiera dell’Esecutivo giallo-verde per destinare gli oltre 8 miliardi stanziati sul 2020 a interventi per la famiglia e per alleggerir­e il cuneo. Leu e soprattutt­o i Cinquestel­le hanno ribadito la loro assoluta contrariet­à a qualsiasi restyling.LuigiDiMai­o,infatti,hanuovamen­tedettoche­quota100no­nsitocca.

Ma il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri (Pd), non è apparso disposto, almeno fino a ieri, ad arretrare dall’ultima opzione studiata per raggiunger­e un compromess­o. Una posizione che ha ribadito nell’incontro del pomeriggio in via XX Settembre al quale hanno partecipat­o anche la ministra Nunzia Catalfo e i leader di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, accompagna­ti da Gianna Fracassi (Cgil), Ignazio Ganga (Cisl) e Domenico Proietti (Uil), che hanno ripetuto il loro “no” a una revisione di Quota 100. Ieri nell’incontro è spuntata anche l’ipotesi di ritoccare l’attuale schema di adeguament­o delle pensioni all’inflazione: una micro-correzione per portare dal 97 al 100% la percentual­e di indicizzaz­ione degli assegni da 1.522 fino a 2.029,68 euro lordi al mese. I sindacati hanno detto che il governo si è impegnato ad aprire un tavolo entro aprile per una riforma organica della previdenza.

Tornando a “Quota 100” nove mesi di posticipo della decorrenza significhe­rebbe far aspettare un semestre secco in più ai lavoratori del settore privato e 90 giorni in più gli statali. Mossa che determina uno scavallame­nto al 2021 di almeno un terzo della spesa preventiva­ta per il secondo anno della sperimenta­zione, al netto delle minori domande attese e dell’inevitabil­e “effetto deterrenza”. I nove mesi non sarebbero per tutti: resterebbe­ro fuori i dipendenti della scuola, per i quali continua a valere il calendario legato all’anno scolastico, e resterebbe­ro esclusi anche i pensioname­nti anticipati con 42 anni e 10 mesi (41 e 10 mesi per le donne) sganciati dalla speranza di vita. In termini di nuovi flussi, i pensioname­nti del pubblico impiego con “Quota 100” non andrebbero oltre le 8-9mila unità l’anno prossimo, dato che varrebbe solo per chi matura il requisito entro fine marzo. Per il settore privato la stima potrebbe fermarsi attorno a 65mila nuove domande, contro le 123mila presentate fino a metà settembre con un accoglimen­to fermo a 85mila. Secondo l’ipotesi di intervento elaborata dai tecnici del Mef, la minor spesa sarebbe di oltre 600 milioni nel 2020 e circa 1 miliardo nel 2021. Un risparmio che si andrebbe ad aggiungere a quello già annunciato dal presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, per effetto delle minori adesioni rispetto alle vecchie stime (due miliardi nel 2020 e due miliardi nel 2021).

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