Pensioni, spunta la mini rivalutazione Si tratta su Quota 100
Nel round coi sindacati ipotesi adeguamento pieno all’inflazione fino a 2.029 €
Nessuna modifica al diritto per il pensionamento con “Quota 100” ma una rimodulazione delle finestre di uscita. Con il ricorso a una decorrenza unica per dipendenti privati, i lavoratori autonomi e il pubblico impiego di 9 mesi dallacertificazionedeirequisitiminimi di 62 anni e 38 di contributi. È questa l’ultima proposta di aggiustamento della sperimentazione giunta sul tavolo in vista del Cdm, slittato a questa sera, dopo un lungo braccio di ferro nella maggioranza. Che è proseguito anche ieri. Un confronto nel corso del quale non sono mancati scontri anche aspri. Con Italia Viva che ha chiesto con insistenza l’abolizione della misura bandiera dell’Esecutivo giallo-verde per destinare gli oltre 8 miliardi stanziati sul 2020 a interventi per la famiglia e per alleggerire il cuneo. Leu e soprattutto i Cinquestelle hanno ribadito la loro assoluta contrarietà a qualsiasi restyling.LuigiDiMaio,infatti,hanuovamentedettochequota100nonsitocca.
Ma il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri (Pd), non è apparso disposto, almeno fino a ieri, ad arretrare dall’ultima opzione studiata per raggiungere un compromesso. Una posizione che ha ribadito nell’incontro del pomeriggio in via XX Settembre al quale hanno partecipato anche la ministra Nunzia Catalfo e i leader di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, accompagnati da Gianna Fracassi (Cgil), Ignazio Ganga (Cisl) e Domenico Proietti (Uil), che hanno ripetuto il loro “no” a una revisione di Quota 100. Ieri nell’incontro è spuntata anche l’ipotesi di ritoccare l’attuale schema di adeguamento delle pensioni all’inflazione: una micro-correzione per portare dal 97 al 100% la percentuale di indicizzazione degli assegni da 1.522 fino a 2.029,68 euro lordi al mese. I sindacati hanno detto che il governo si è impegnato ad aprire un tavolo entro aprile per una riforma organica della previdenza.
Tornando a “Quota 100” nove mesi di posticipo della decorrenza significherebbe far aspettare un semestre secco in più ai lavoratori del settore privato e 90 giorni in più gli statali. Mossa che determina uno scavallamento al 2021 di almeno un terzo della spesa preventivata per il secondo anno della sperimentazione, al netto delle minori domande attese e dell’inevitabile “effetto deterrenza”. I nove mesi non sarebbero per tutti: resterebbero fuori i dipendenti della scuola, per i quali continua a valere il calendario legato all’anno scolastico, e resterebbero esclusi anche i pensionamenti anticipati con 42 anni e 10 mesi (41 e 10 mesi per le donne) sganciati dalla speranza di vita. In termini di nuovi flussi, i pensionamenti del pubblico impiego con “Quota 100” non andrebbero oltre le 8-9mila unità l’anno prossimo, dato che varrebbe solo per chi matura il requisito entro fine marzo. Per il settore privato la stima potrebbe fermarsi attorno a 65mila nuove domande, contro le 123mila presentate fino a metà settembre con un accoglimento fermo a 85mila. Secondo l’ipotesi di intervento elaborata dai tecnici del Mef, la minor spesa sarebbe di oltre 600 milioni nel 2020 e circa 1 miliardo nel 2021. Un risparmio che si andrebbe ad aggiungere a quello già annunciato dal presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, per effetto delle minori adesioni rispetto alle vecchie stime (due miliardi nel 2020 e due miliardi nel 2021).