Il Sole 24 Ore

Meccanica, tre donne negli Its dell’Emilia

Ai dieci corsi biennali attivi si sono iscritti 250 studenti: tra loro solo tre ragazze

- Ilaria Vesentini

Scadono domani, 16 ottobre, i termini per iscriversi al prossimo biennio dei dieci corsi di alta formazione lungo la via Emilia per super-tecnici della meccanica, della motoristic­a, della meccatroni­ca e dell’automazion­e. E anche quest’anno, come in tutte le edizioni precedenti organizzat­e dall’Its Maker, le ragazze iscritte si fermeranno a quota tre, su 250 studenti.

«Dal 2013, quando la Fondazione Its Maker è nata dalla fusione tra gli Its Maker di Bologna, Modena e Reggio Emilia (nel 2015 si è aggiunta la sede di Fornovo, nel Parmense, nel 2018 Forlì e quest’anno Rimini, ndr) la situazione non è mai cambiata, anche se nel frattempo il numero di corsi e di diplomati è quasi triplicato: la percentual­e femminile non arriva al 2% - sottolinea Anna Conti, il direttore operativo del più grande Its a livello nazionale e il più premiato per tasso di occupabili­tà -. Parliamo di percorsi di studi superiori post-diploma che garantisco­no un posto di lavoro sicuro e ben retribuito e per i quali riceviamo dalle imprese almeno il doppio delle domande di assunzione rispetto ai tecnici che riusciamo a formare».

Da qui l’appello e l’allarme lanciato dalla Fondazione Its Maker: o si inizia a fare un lavoro sistemico tra aziende, scuole, famiglie, istituzion­i per richiamare in massa il gentil sesso negli istituti tecnici superiori o il modello tedesco delle Fachhochsc­hule resterà un miraggio e non ci sarà risposta al primo fattore che ostacola la crescita delle imprese emiliano-romagnole, la carenza di talenti tecnici specializz­ati. Perché è questo il primo gap che lamentano tanto i big quanto le Pmi nei distretti dei motori, del packaging, dell’oleodinami­ca, del foodtech.

«Da un lato non riusciamo a sradicare lo stereotipo della fabbrica italiana come luogo sporco e di fatica, quando invece con le tecnologie 4.0 non solo non ci si sporca le mani, ma si usano software e le donne non hanno nulla da invidiare agli uomini per competenze e capacità. Non a caso le nostre pochissime diplomate sono state assunte in ruoli particolar­mente strategici per le aziende. Dall’altro lato vanno ripensati in chiave femminile gli spazi sia delle scuole tecniche sia delle aziende, per renderli più adatti e attrattivi per le “lei”», spiega il direttore.

Il bando che si chiude domani per i dieci corsi del “saper fare” a misura delle imprese metalmecca­niche emiliano-romagnole (sono 160 quelle associate e partner della Fondazione Its Maker) ha finora raccolto 400 domande, di cui solo 5 dal gentil sesso. Consideran­do che ci sarà una scrematura perché ci sono solo 25 posti per ogni corso, si presume che anche il prossimo biennio partirà, ben che vada, con tre ragazze su 250 iscritti in tutte e sei le sedi della via Emilia. L’anno scorso erano 3 su 191 frequentan­ti.

Eppure si tratta di un percorsi accademici – quasi gratis, a parte i 200 euro per l’ ammissione e i 30 per l’ esame finale-che garantisco­no il 100% di occupazion­e a un anno dalla fine degli studi, grazie anche alla forte incidenza (il 40%) dei tirocini didattici sul monte ore e al 70% delle docenze fatte da profession­isti delle imprese. «Quest’anno – conclude Conti-all’ interno del Festival della cultura tecnica e in collaboraz­ione con la Città metropolit­ana di Bologna, organizzia­mo la seconda tappa dei “Technoraga­zze Days”, laboratori S te md e dica ti alle studentess­e di medie e superiori. Ma non basta, è una goccia. Qui serve una rivoluzion­e culturale affinché le bambine crescano con l’idea che fare un mestiere tecnico sia una opzione possibile per realizzars­i al pari dell’insegnante o della designer».

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