In Polonia la destra trionfa con politiche economiche di sinistra
Patria, famiglia e religione non bastano a spiegare la vittoria della destra in Polonia. La destra ultraconservatrice, nazionalista e anti-europea di Jaroslaw Kaczynski per «creare un nuovo Paese» e «formare nuove generazioni di veri polacchi» ha bisogno di un’economia che cresca a ritmi del 4-5% all’anno e che fornisca risorse da distribuire agli elettori senza mandare il bilancio pubblico in rosso.
In quattro anni di governo Diritto e Giustizia ha saputo accompagnare la tumultuosa corsa del Pil, senza compromettere la capacità di attrarre investimenti dall’estero. Ma ha soprattutto usato il denaro pubblico per sostenere il reddito delle famiglie, soprattutto le fasce più povere della popolazione e le aree rurali, le meno sviluppate del Paese. Nel giro di una legislatura i sussidi diretti alle famiglie sono raddoppiati fino a raggiungere il 4% del Pil per un valore intorno ai 20 miliardi all’anno: assegni per ogni figlio fino alla maggiore età, aumento delle pensioni, esenzione dalle imposte, e ora di nuovo promesse (che verranno mantenute, c’è da scommetterci) sul salario minimo, gli aiuti per le spese mediche.
Populismo? Voto di scambio? Spesa improduttiva che peserà sulle future generazioni? Forse un po’ di tutto questo, di certo una straordinaria base di consenso. «Diritto e Giustizia ha saputo ascoltare e capire i bisogni della Polonia, ha aumentato al spesa pubblica per aiutare le famiglie, per dare più equilibrio sociale allo sviluppo. Non è detto che sia un male», dice Charlotte Ruhe, managing director della Bers per l’Europa centrale. Più caustico Slawomir Majman, advisor di grandi gruppi internazionali e della maggiore confederazione delle imprese polacche, in passato grande capo dell’Agenzia nazionale per gli investimenti. «Per Kaczynski l’economia è uno strumento e per questo sta bene attento a non comprometterlo. Inoltre la destra polacca garantisce una stabilità che piace molto a chi deve fare business». Majman è più preoccupato «per un governo guidato da un’ideologia che esclude e che vuole imporre la sua visione del mondo e della Nazione». Kaczynski secondo Majman, che lo conosce bene, «non è un conservatore ma un uomo di restaurazione: se potesse cancellerebbe anche la Rivoluzione francese » è «un reazionario, forse un fanatico, che intende rimodellare il Paese partendo appunto dalla patria, dalla famiglia, dalla religione. E combattendo ogni apertura: che riguardi i diritti della comunità Lgbt o le libertà dell’Europa occidentale». Ma ha anche saputo «mettere energia nella sua azione politica» e «prendersi cura del Paese», riconosce Majman.
Diritto e Giustizia ha la maggioranza assoluta alla Camera bassa, quella che conta, ma ha perso il controllo del Senato. «Dovremo raddoppiare gli sforzi – dice Rafal Trzaskowski, sindaco di Varsavia e futuro leader dell’opposizione centrista – per difendere democrazia, indipendenza di giudici e media, autonomia e diritto di esistere delle amministrazioni come la mia che la destra vuole stroncare».
Assegni famigliari e sgravi fiscali hanno contato più del giro di vite su media e giudici