Putin a Riad rafforza l’influenza russa in Medio Oriente
Costruita sull’asse del petrolio, l’alleanza è ormai anche politica
A un mese esatto dagli attacchi contro il petrolio saudita e mentre l’offensiva turca complica ulteriormente l’eterna guerra in Siria, il presidente russo Vladimir Putin sbarca a Riad: una visita cruciale, la prima in dodici anni, che si è conclusa con accordi economici limitati ma che – al di là del business – è servita a ribadire un’alleanza che oggi si spinge oltre il settore dell’energia. Costruito attraverso l’Opec Plus e il taglio congiunto della produzione di greggio, l’asse tra Russia e Arabia Saudita è ormai un asse politico a tutti gli effetti, grazie al quale Mosca (tradizionalmente vicina all’Iran) rafforza la sua influenza sullo scacchiere mediorientale.
Il petrolio, almeno in pubblico, resta il filo conduttore. Putin ha discusso «della situazione sui mercati dell’energia» con il principe ereditario Mohammed bin Salman e insieme al re ha firmato la Carta di cooperazione Opec-Non Opec, definitivo sigillo di ufficialità per la coalizione di 24 Paesi. Ma anche questi temi oggi hanno serie implicazioni geopolitiche. «Lavoreremo con l’Arabia Saudita e con gli altri partner e amici nel mondo arabo per ridurre a zero i tentativi di destabilizzare il mercato», ha dichiarato Putin alla tv saudita Al Arabiya, commentando gli attacchi contro gli impianti Aramco e altre azioni che hanno preso di mira obiettivi petroliferi, compreso (forse) il misterioso “incidente” di venerdì scorso alla nave iraniana Sabiti, su cui Teheran è tornata a fare la voce grossa: «Non è l’atto di terrorismo di un singolo, è stato opera di un governo», ha detto ieri il presidente iraniano Hassan Rouhani.
Le affermazioni di Putin, secondo cui «dovremmo rispondere a qualunque atto che destabilizzi il mercato (del petrolio)», suonano come una minaccia di intervento militare in questo contesto, anche se il capo del Cremlino ha insistito soprattutto sulla fedeltà agli impegni con l’Opec. Pensare che gli attentati possano disgregare l’Opec Plus è un errore, ha ammonito: «Al contrario, ci uniranno di più perché il nostro scopo è la stabilità del mercato globale dell’energia». I tagli di produzione in ogni caso proseguiranno, perché «bisogna ridurre le scorte a un livello ragionevole in modo che non mettano pressione sui prezzi».
Il mercato resta debole: il Brent ieri ha perso circa il 3% tornando sotto 59 dollari al barile, in parte perché l’accordo Usa-Cina sui dazi è giudicato troppo vago, ma in parte anche per il recupero – sorprendentemente rapido – delle forniture saudite dopo gli attacchi del 14 settembre.Nel weekend Saudi Aramco ha di nuovo portato un gruppo di giornalisti stranieri in visita agli impianti di Abqaiq e Khurais, mostrando evidenti progressi nelle riparazioni. A ottobre e novembre, ha detto il ministro saudita dell’Energia Abdulaziz bin Salman, Riad estrarrà 9,86 milioni di barili al giorno in media, come prima degli attacchi, Anche l’export resterà stabile a 6,9 mbg, la piena capacità produttiva (12 mbg) tornerà entro fine novembre.
«Il giusto prezzo (del petrolio) per noi è un prezzo stabile», ha sottolineato Abdulaziz. Al vertice Opec Plus di dicembre «il mio lavoro sarà assicurare che l’eccesso di offerta non prosegua».
á@SissiBellomo