Analitico-induttivo con i guanti monouso
L’amministrazione finanziaria può procedere mediante un accertamento analitico-induttivo, verificando il consumo di guanti monouso utilizzati dal professionista per lo svolgimento dell’attività di odontoiatra, considerata la sussistenza di una correlazione tra il materiale di consumo impiegato e gli interventi effettuati sui pazienti. A tale conclusione è giunta la Cassazione con l’ordinanza 23956/2019. La Suprema corte (30782/2018) aveva affermato la sussistenza di tale connessione rappresentando, il consumo unitario di prodotti monouso così come il numero degli stessi, un fatto noto in grado di far ragionevolmente presumere la numerosità delle prestazioni effettivamente eseguite dal professionista ai fini della ricostruzione dei compensi percepiti e di andare a supportare, di conseguenza, una procedura di accertamento analitico-induttivo. Risulta pertanto legittimo il recupero a tassazione dei ricavi ricostruiti induttivamente in capo a un dentista qualora l’impiego in prestazioni d’opera possa desumersi dall’esistenza di documentazione di acquisto in quanto non occorre che, tra il fatto noto e quello ignorato, vi sia un legame di assoluta ed esclusiva necessità causale, ma è sufficiente che la circostanza da provare sia desumibile dal fatto noto come conseguenza ragionevolmente possibile per un criterio di normalità e, pertanto, che il rapporto di dipendenza logica, tra il fatto noto e quello ignorato, venga accertato alla stregua di canoni di probabilità, con riferimento a una connessione possibile e verosimile di accadimenti, la cui sequenza e ricorrenza possano verificarsi seguendo regole di esperienza.