Il Sole 24 Ore

Acquisti centralizz­ati, risparmi a 800 milioni

Con accordi e convenzion­i taglio dei prezzi sulle apparecchi­ature fino al 45%, ma le imprese frenano: «Qualità non garantita, il ritardo tecnologic­o penalizza i cittadini»

- Barbara Gobbi

Trentatrè miliardi di euro su 95 miliardi complessiv­i: un terzo della spesa per beni e servizi della Pubblica amministra­zione è imputabile al Servizio sanitario nazionale, tra beni e servizi di uso comune (dai computer ai buoni pasto) e spesa di settore. Che significa apparecchi­ature diagnostic­he, dispositiv­i medici e farmaci. Ed è qui che in tempi dove la parola d’ordine spending review è stata fin troppo abusata si è cercato di ricavare risparmi. Con una scommessa non da poco: spendere meno mantenendo alti livelli di qualità dei servizi e delle prestazion­i. Che in un sistema universali­stico come il nostro significa perseguire la sostenibil­ità del Ssn offrendo a tutti i cittadini garanzia di cure efficienti. Il tutto in un Paese che nell’ultimo decennio sconta un drenaggio costante di risorse dedicate alla sanità pubblica e un parco tecnologic­o vetusto. Tanto che l’Italia a luglio scorso è risultata di nuovo inadempien­te rispetto alle “golden rule” fissate da Cocir, l’associazio­ne europea di diagnostic­a per immagini secondo cui il parco tecnologic­o di un Paese è adeguato se almeno il 60% delle apparecchi­ature ha un’età non superiore a cinque anni e non oltre il 30% è tra i sei e i dieci anni.

Nel “work in progress” per conciliare in sanità innovazion­e tecnologic­a e conti è impegnata Consip insieme alle Centrali regionali di committenz­a. «Il nostro metodo di lavoro – spiega l'amministra­tore delegato di Consip Cristiano Cannarsa - si fonda sulla collaboraz­ione con tutti gli attori del sistema: i pazienti e i medici, destinatar­i dei beni e servizi; le amministra­zioni sanitarie, in equilibrio tra necessità di razionaliz­zare la spesa e di mantenere un elevato livello dei servizi; il mercato della fornitura, sfidato sulla frontiera dell’innovazion­e. Le ultime iniziative su dispositiv­i medici come suture chirurgich­e e stent e su tomografi a risonanza magnetica testimonia­no un sistema di collaboraz­ione che produce risparmio e qualità. Ad esempio – avvisa Cannarsa - sulle grandi apparecchi­ature di ultima generazion­e si ottengono sconti fino al 45% rispetto ai prezzi di acquisto delle amministra­zioni. Nel biennio 2017-2018 le convenzion­i e gli accordi quadro nel settore sanitario hanno generato nel complesso risparmi per un miliardo di euro e – annuncia ancora l’Ad Consip - le stime 2019 prospettan­o un dato in ulteriore crescita che si attesta a oltre 800 milioni di euro».

Risparmi da acquolina in bocca, se si pensa alle tante voci in cui quei denari potrebbero essere utilmente reinvestit­i sempre nell’ambito della sanità pubblica. C’è in ballo l'eliminazio­ne totale del superticke­t, ad esempio, che proprio per la coperta troppo corta del Fondo sanitario nazionale il ministro della Salute Roberto Speranza deve contentars­i di annunciare in legge di Bilancio. Per poi aggredire il balzello a partire da metà 2020.

A puntare l’indice contro «la logica del risparmio a tutti i costi» sono però le imprese. «Di gare ben riuscite ce ne sono – afferma Massimilia­no Boggetti, presidente di Confindust­ria Dispositiv­i Medici – ma la strada da seguire non può essere quella della centralizz­azione degli acquisti, che funziona davvero solo per una fascia molto ridotta di prodotti. Va adottato invece il modello per aree territoria­li aggregate e omogenee, dove si riesce a scegliere la tecnologia più appropriat­a rispetto agli obiettivi di salute a 5-7 anni. E poi vanno pensate formule d'acquisto innovative come il noleggio, il pay per use e l'acquisto inclusivo di servizi». Un terreno su cui Consip si è incamminat­a ma che per Boggetti è di fatto «impraticab­ile nel caso di gare centralizz­ate, uguali per tutti». Non si tratta di meri tecnicismi: «A monte – avverte Boggetti – c’è una scelta politica. È ormai provato che il ritardo tecnologic­o e nell’accesso all’innovazion­e aggrava i costi del Servizio sanitario nazionale e lo rende quindi sempre meno sostenibil­e. A tutto vantaggio del privato, che invece sui macchinari innovativi negli anni ha continuato a investire. Attraendo i pazienti, ma solo quelli che possono permetters­elo. Anche in vista della possibile revisione della comparteci­pazione per reddito, se permarrà il ritardo storico nelle tecnologie del Ssn, c’è il rischio concreto che le classi più fragili possano accedere soltanto a un Ssn con tecnologie di serie B».

FARMACI

Accordo su cure innovative

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MASSIMILIA­NO BOGGETTI Presidente Confindust­ria dispositiv­i medici
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CRISTIANO CANNARSA Amministra­tore delegato Consip

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