Viadotti, nuovo allarme all’altezza di Pescara
L’infrastruttura in Abruzzo potrà essere interdetta ai mezzi pesanti Aspi ha sostituito Spea sulla vigilanza: «Un anno per il monitoraggio totale»
C’è un altro viadotto lungo la dorsale adriatica che rischia di chiudere, perlomeno ai mezzi pesanti. È il Cerrano, poco a nord di Pescara, sull’autostrada A14. Le cerniere che uniscono le campate sono ammalorate e ossidate.
Il conto del degrado e delle manutenzioni sospette si fa sempre più pesante. C’è un altro viadotto di un’importante dorsale autostradale italiana che rischia di chiudere, perlomeno ai mezzi pesanti. È il Cerrano, poco a nord di Pescara su un’A14 che è già in crisi per gallerie non a norma, lavori in corsi e ponti sequestrati. La notizia trapela dopo un weekend di braccio di ferro tra l’ufficio ispettivo territoriale (Uit) del ministero delle Instrastrutture, proprio mentre la Liguria (l’altra area di crisi) intravede uno spiraglio, con la riapertura di una carreggiata dell’A6 Torino-Savona e di altre corsie sull’A26.
Il caso Cerrano
Sul Cerrano Autostrade per l’Italia (Aspi) assicura che c’è un monitoraggio continuo e le analisi effettuate evidenziano che non c’è alcun rischio statico. Diversa è l’opinione dell’Uit, guidato da Placido Migliorino, inviso a non pochi tecnici Aspi, come si è visto dalle intercettazioni della Procura di Genova nell’inchiesta sui report “edulcorati” proprio sui viadotti.
L’Uit ha riscontrato due problemi: le cerniere che uniscono le campate sono ammalorate e ossidate tanto da non garantire resistenza in caso di terremoto e in zona c’è una frana che tocca le sottofondazioni dei piloni. Così l’Uit ha prescritto il divieto di transito ai mezzi pesanti, che però Aspi non ha adottato.
Così ieri mattina le carte sono finite alla Prefettura di Teramo, che ha il potere di disporre lo stop al posto del gestore. Una decisione delicata, che non si sa se sarà presa.
Interventi in Liguria
Sul fronte ligure, ieri Autostrade per l’Italia ha compiuto un passo per cambiare il suo sistema di sorveglianza della rete. E si sta muovendo per arrivare alla riapertura dei viadotti, parzialmente interdetti, della A26. L’ad Roberto Tomasi, ieri ha Genova, ha annunciato che Aspi, oltre ad aver pianificato, sulle tratte liguri, 117 interventi di manutenzione per un totale di 100 milioni di euro, ha affidato a un’associazione temporanea di impresa (Ati), composta da quattro società specializzate, le attività di sorveglianza, in precedenza svolte dalla controllata Spea, delle opere infrastrutturali della rete autostradale.
Nei giorni scorsi, inoltre, spiegano fonti tecniche vicine all’azienda, è stata completata una serie di verifiche sulla sicurezza statica dei viadotti Fado e Pecetti della A26. Verifiche condotte anche «da tre consulenti esterni» e che, a quanto risulta, «hanno dato esito positivo», rispetto alle condizioni dei viadotti.
Il dialogo col Mit
Nella serata di domenica queste risultanze sono state portate all’attenzione del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, per un primo confronto tecnico. Gli ingegneri di Aspi, in pratica, hanno mostrato i loro risultati ai tecnici del Mit. E, a seguito di questo primo incontro, l’azienda ha chiesto ieri un ulteriore confronto con il ministero, nella speranza che sia convocato un meeting già oggi. Riunione indispensabile perché, spiegano le fonti tecniche, «è necessario fare un punto sull’applicazione normativa; cioè su come, in base alle norme attuali, sia possibile riaprire la A26 sulla scorta delle analisi compiute».
Il confronto con la Procura
Altrettanto necessario, peraltro, sarà un confronto dei periti Aspi con quelli della Procura di Genova, che aveva rilevato la situazione di pericolo dei viadotti sulla A26, chiedendo ad Aspi di intervenire (mossa che ha portato alla chiusura parziale dei due ponti). Il Procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, nei giorni scorsi aveva detto di aspettarsi che Aspi consegnasse alla Procura una documentazione sui viadotti con «un indice di ammaloramento superiore a quello precedentemente esternato dalla società (40-41) ma magari non dell’entità di quello quantificato dai consulenti» dei magistrati (70).
Aspi punta ad arrivare velocemente alla riapertura completa della A26 ma «compiendo tutti i doverosi passaggi istituzionali».
Non a caso, ieri Tomasi ha sottolineato : «Faremo tutto ciò che è necessario fare. Abbiamo verificato con la direzione del tronco il piano di attività e il suo avanzamento. In questi giorni abbiamo attuato un piano di controlli, anche con società terze, per grantire la massima sicurezza sulle nostre opere. Parliamo di 1.943 opere e la sola Liguria ne conta 505. Abbiamo fatto1.600 controlli e verifiche sulle opere con la Spea: Ma quel che è più importante è che abbiamo fatto oltre 430 controlli, su ogni singola opera, con società esterne».
Spea fuori gioco
Tomasi ha aggiunto che «entro metà dicembre un raggruppamento temporaneo d’impresa, di cui fanno parte alcune aziende di livello internazionale sostituirà progressivamente Spea nelle attività di sorveglianza per Aspi. L’Ati è composto da Proger, Bureau Veritas Nexta, Tecno Piemonte e Tecno Lab e si occuperà della sorveglianza delle opere». Svolgerà il proprio incarico fino all’aggiudicazione della gara europea già bandita da Aspi per questo tipo di attività e la cui conclusione è prevista entro la fine del prossimo anno.
La Savona-Torino
Sulla A6 Savona-Torino, invece, ieri è stato riaperto (sempre a singola corsia per senso di marcia) il tratto fra Altare e il bivio per la A10 sulla carreggiata Sud. Era stato chiuso domenica, in via precauzionale, per un movimento rilevato nella frana che ha causato, nei giorni scorsi, il crollo di una parte del viadotto Madonna del monte. Alcuni segnali di allarme erano giunti dai sensori posti sulla frana. Conclusi i controlli, ieri la circolazione è ripresa.
Tutta Italia seminata di allarmi. Nella foto, il viadotto nei pressi del casello autostradale di Cocullo sulla A25