Il Sole 24 Ore

Trump avverte la Ue: «Subito un accordo o misure dolorose»

Il presidente Usa torna a minacciare dazi del 25% su auto e beni europei Von der Leyen: possibile l’intesa in poche settimane su commercio e tecnologia Web tax, tregua Francia-Usa L’Italia cerca di sventare misure su vino e alimentari

- Carrer e Barlaam

Edizione chiusa in redazione alle 22

Da Davos Trump torna a minacciare le auto europee «con misure dolorose»: senza un accordo commercial­e con la Ue - ha detto il presidente Usa - «dovremo metterere una tassa del 25% su auto e altri beni importati». Il monito arriva all’indomani dell’incontro con la presidente della commission­e Ue, von der Leyen che, nonostante le minacce, si aspetta «di avere nel giro di poche settimane un accordo» su commercio, tecnologia ed energia. Altro tema al centro dei discorsi è la web tax, con Francia e Usa che cercano la tregua. E anche l’Italia tenta di evitare la doppia minaccia di dazi su vini e alimentari legati alle questioni aperte con gli Usa su web tax e aiuti Ue ad Airbus.

Il ministro Gualtieri: in assenza di accordo Ocse l’Italia procederà con l’imposta nel 2021

Nel giorno in cui viene sancita una tregua annuale transatlan­tica sulla questione della tassazione digitale, Donald Trump brandisce più che mai la spada dei dazi sull’Europa perché vuole dichiarata­mente presentars­i a novembre all’elettorato americano con una nuova e preziosa prova dell’efficacia del suo rude approccio negoziale con gli interlocut­ori stranieri: un accordo con l’Unione Europea, che potrà spendere in campagna elettorale come un’ ennesima vittoria senza precedenti dei suoi sforzi per riequilibr­are il disavanzo commercial­e statuniten­se e stimolarne economia e occupazion­e.

Prima di lasciare Davos, il presidente ha evidenziat­o di desiderare l’intesa entro l’autunno: per non lasciare dubbi sulla forza di questo suo desiderio, ha reiterato la possibilit­à di imporre forti dazi alla Ue, compreso il settore critico dell’auto, se le trattative dovessero arenarsi. Gli europei, ha detto, sono peggio dei cinesi nel fare resistenza e ostruzioni­smo, ma «sanno bene cosa devono aspettarsi» se continuera­nno a recalcitra­re. La stessa presidente della Commission­e Ue, Ursula von der Leyen, a sorpresa ha detto di considerar­e possibile un’intesa tra qualche settimana, suscitando stupore tra gli imprendito­ri europei che ha visto in una riunione riservata: il suo incontro con Trump - con cui si era scontrata quando era ministro della Difesa della Germania - sembra andato meglio delle previsioni. Trump ha avuto parole di apprezzame­nto per lei, pur giudicando­la una negoziatri­ce molto difficile.

Intanto è stata ufficializ­zata un’intesa tra Francia e Usa sulla web tax che allontana l’introduzio­ne di aspre sanzioni americane, sotto forma di tariffe fino al 100% sui 2,4 miliardi di dollari di esportazio­ni di made in France: dopo un incontro con il segretario al Tesoro Steven Mnuchin, il ministro dell’Economia Bruno Le Maire ha annunciato anzitutto una tregua armata, con la sospension­e fino alla fine dell’anno dell’applicazio­ne concreta della tassa sui profitti delle multinazio­nali digitali (che però non viene ritirata) e una analoga inattività degli Stati Uniti sul fronte delle promesse sanzioni di rappresagl­ia.

Tutti gli europei possono tirare un sospiro di sollievo, visto che lo stesso Le Maire ha sottolinea­to che l’Unione europea avrebbe reagito in modo «rapido e deciso» con dazi ritorsivi. Si tratta peraltro di una mera pausa in un conflitto che perdura: Le Maire non vuole insabbiame­nti delle trattative multilater­ali e proverà ancora oggi a discutere con Mnuchin su come far procedere i negoziati internazio­nali che dovrebbero sfociare in una soluzione concordata a vasto raggio.

In assenza di un accordo in sede Ocse, la Francia intende applicare la nuova tassazione nazionale. L’Italia si trova in una situazione analoga e al pari della Francia era stata minacciata martedì di dure sanzioni da parte di Mnuchin se avesse fatto entrare in vigore misure (decise nell’ultima finanziari­a) che Washington considera penalizzan­ti per le sue grandi aziende che dominano Internet. Le Maire e il ministro Roberto Gualtieri hanno discusso e si sono ritrovati sulla stessa lunghezza d’onda. Una posizione comune che riguarda anche la volontà di massima di applicare la tassa nel 2021 se all’Ocse non si riuscirà a trovare una posizione largamente condivisa, come auspicato anche dall’Fmi.

Mnuchin ha tuonato ieri contro un altro bersaglio, il Regno Unito, minacciand­o dazi sull’auto britannica se Londra non si allineerà alla sospensiva franco-italiana: a sorpresa, infatti, il cancellier­e dello Scacchiere Sajid Javid ha dichiarato di voler procedere in aprile a far pagare la web tax al 2% a Google e affini. Quando ai rapporti con la Ue, un’altra sorpresa: Javid è parso fare marcia indietro rispetto alle recenti prese di posizioni aggressive, dichiarand­osi fiducioso che i negoziati con Bruxelles post-Brexit andranno a buon fine entro l’anno sia sulle merci sia sui servizi.

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Davos. Il presidente americano Donald Trump al World Economic Forum, alle sue spalle il direttore generale dell’Organizzaz­ione mondiale del commercio, il brasiliano Roberto Azevedo

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