Grom, Unilever chiude le gelaterie
Unilever cambia strategia e punta tutto sui prodotti nella grande distribuzione L’azienda ha in programma altre tre dismissioni dopo le quattro del 2019
L’ultimo annuncio lo si è letto sulle pagine di cronaca dei giornali friulani: entro febbraio chiuderà la gelateria Grom di Udine. Centralissima, proprio di fronte alla Galleria Bardelli, e si porterà via i quattro dipendenti a tempo indeterminato più i tre a contratto a chiamata. Sempre entro febbraio tirerà giù la saracinesca anche la gelateria di Treviso. Mentre solo pochi giorni fa è sparita l’insegna Grom dalla storica location di Via Cernaia a Torino. Dopo dieci anni, e proprio là dove tutto è cominciato. Perché il sogno del «gelato come una volta» è nato proprio qui, nel capoluogo piemontese, nel maggio del 2003, per l’iniziativa di Guido Martinetti e Federico Grom e con la benedizione del patròn di Slow Food, Carlo Petrini.
Cosa sta succedendo, alle gelaterie Grom? Succede che dopo Modena, Mestre, Varese e Alessandria, il ritmo di chiusura dei punti vendita è andato accelerando. Dimenticatevi le code fuori dalle gelaterie, con bambini e adulti ad attendere il loro cono. Ora, chi vorrà un gelato Grom, dovrà cercarlo sempre meno per le strade dei centri storici e sempre di più tra i barattoli nei frigoriferi della grande distribuzione.
Per capire il perché di questa scelta, bisogna ricordarsi a chi appartiene Grom, oggi. E cioè non più ai due soci fondatori: dell’ottobre del 2015 la società torinese è infatti passata nelle mani di Unilever, la multinazionale angloolandese che tra gli altri marchi possiede anche Algida e Magnum. E che del gelato Grom intende fare uno sfruttamento piuttosto diverso dalla sua filosofia fondante. Non solo gelaterie di strada, appunto, ma anche coppette nei frigo dei bar e vaschette nella grande distribuzione.
«Da sempre la nostra missione è portare nella vita di più persone, in tutto il mondo, il puro e autentico gelato italiano - fa sapere Grom - perseguire questa missione ha richiesto, negli ultimi anni, un’evoluzione del modello di business e una visione proiettata sul medio e lungo periodo, che tenga conto di nuove opportunità, nuovi canali e nuove attitudini di acquisto. Tutto questo si traduce anche in un’analisi della rete di vendita e nella scelta di chiudere alcuni negozi, mantenendo tuttavia il ruolo del retail come hub dell’esperienza e Dna di Grom: anche il gelato confezionato nasce dal desiderio di mettere la nostra gelateria in barattolo».
La società di Unilever conferma le quattro chiusure avvenute nel 2019 e ne annuncia altre tre soltanto per il primo trimestre del 2020. Ai dipendenti assunti a tempo indeterminato coinvolti dalle chiusure, fanno sapere, verrà data la possibilità di una ricollocazione in altre gelaterie. Il che, per qualcuno, potrebbe anche significare la proposta di un trasferimento in un’altra città. Ad oggi, in Italia Grom conta ancora 46 negozi, cui vanno aggiunti due chioschi all’interno dei Carrefour Gourmet di Roma e di Milano e i temporary store. «L’Italia - prosegue la società - è il primo mercato per Grom e continua a rimanere un paese strategico, in cui realizzare quest’idea dell’azienda come ecosistema, nel quale ciascun canale opera in completa e totale sinergia con gli altri e in cui il consumatore è al centro».
Quando fu ceduta a Unilever, Grom contava su 67 negozi in Italia e nel mondo e su un fatturato di circa 30 milioni, ma già si parlava di perdite. Da allora, i due fondatori hanno sempre mantenuto ruoli dirigenziali all’interno dell’azienda, ma un cambio così deciso di strategia potrebbe non trattenerli ancora a lungo dentro la società.
L’azienda sostiene che «dal 2015 al 2019 Grom è cresciuta tutti gli anni, con una crescita complessiva del +46,7% se si considera il brand comprensivo di tutti i paesi e tutti i canali». Per il 2019, Grom dichiara un turnover di 44 milioni euro.