Uno scoppio cambia i piani: l’acciaieria 1 torna in funzione
Lo scoppio ieri alle 4,30 I danni causati hanno reso inutilizzabile l’acciaieria 2 Per i sindacati l’episodio è stato causato dal cattivo stato di manutenzione
Un’esplosione cambia i piani di ArcelorMittal e costringe l’azienda a fare marcia indietro sulla decisione di bloccare l’acciaieria 1 per tenere in attività solo l’acciaieria 2. E in quest’ultima, infatti, che è avvenuto lo scoppio.
Un’esplosione cambia all’improvviso i piani di ArcelorMittal, mette fuori gioco un convertitore e costringe l’azienda a fare marcia indietro sulla decisione del 20 gennaio di bloccare da oggi il funzionamento dell’acciaieria 1 per tenere in attività solo la 2. E in quest’ultima, infatti, che è avvenuta l’esplosione intorno alle 4,30 di ieri. Un episodio che, per i sindacati, è indice del cattivo stato in cui versano gli impianti della fabbrica.
Tiene di nuovo banco, quindi, la condizione del siderurgico, mentre procede, tra difficoltà e posizioni che restano ancora distanti, la trattativa tra la multinazionale e commissari Ilva finalizzata a rilanciare il gruppo. Trattativa seguita passo dopo passo da Mef e Mise visto che ci sarà l’ingresso dello Stato nell’azienda. Intanto, i tecnici di ArcelorMittal stanno indagando sulle cause che, nell’acciaieria 2, hanno determinato tre deflagrazioni, senza feriti fortunatamente, ma con danni all’impianto (IDF) di trattamento gas a servizio del convertitore 1. L’esplosione ha causato diversi, ampi squarci lungo una fiancata della condotta. L’azienda ha dichiarato ai sindacati che negli ultimi 20 anni non si è mai verificato un episodio simile. Fatto sta che quel convertitore - serve a trasformare la ghisa in acciaio - non si può usare per almeno 15 giorni. E poiché l’acciaieria 2 non può produrre con i due convertitori rimasti, ArcelorMittal ha comunicato che fa dietrofront sulla decisione di fermare da oggi, e sino a fine marzo, l’acciaieria 1 per mandare avanti soltanto la 2.
Una scelta che era stata motivata con l’attuale basso livello di produzione di ghisa (11.000-11.500 tonnellate di ghisa al giorno), la crisi di mercato, la domanda debole e le difficoltà, tuttora esistenti, per l’approvvigionamento delle materie prime dopo il sequestro del quarto sporgente portuale a seguito dell’incidente mortale di luglio. Restano in produzione, pertanto, entrambe le acciaierie. Il personale della 1, inizialmente destinato alla cassa integrazione ordinaria (250 su 477), è stato richiamato al lavoro già da ieri. «ArcelorMittal torna sui suoi passi» dicono Fim, Fiom e Uilm, che disapprovano la volontà dell’azienda di tenere operative le due acciaierie solo per il tempo necessario al ripristino del convertitore 1 e dell’impianto a supporto danneggiato. «Fim, Fiom e Uilm - specificano le sigle metalmeccaniche - hanno ribadito che l’atto unilaterale di Arcelor Mittal sui nuovi assetti produttivi di acciaieria non può e non deve subire modifiche in quanto la mancanza di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria non garantisce la salvaguardia dal punto di vista ambientale e della sicurezza dei lavoratori». «Fim, Fiom e Uilm - si dichiara - non permetteranno ad ArcelorMittal di mettere in discussione il futuro ambientale, occupazionale e industriale di un territorio già fortemente provato da anni di incertezza e di mancanza di scelte rispetto a politiche industriali chiare e con una programmazione per un futuro ambientale sostenibile».
«Stiamo chiedendo che venga fissato il tavolo di confronto con i sindacati, che ad oggi non c’è» sollecita Maurizio Landini della Cgil. «Mi sembra - prosegue - che quello che sta succedendo negli stabilimenti indichi la necessità non solo di avere maggiori attenzione ma anche chiarezza e certezza di quello che succede. E per quello che ci riguarda - rimarca Landini - non abbiamo intenzione di discutere di licenziamenti». Per Annamaria Furlan della Cisl «è un fatto preoccupante, molto grave quello che è accaduto all’Ilva con tre esplosioni nell’acciaieria. Per fortuna non ci sono stati feriti. Ma è urgente che il Governo convochi subito ArcelorMittal ed i sindacati per affrontare la situazione dello stabilimento che ogni giorno di più rischia di peggiorare. Ogni ritardo è un danno». Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, annuncia che chiederà «rapidamente un incontro all’amministratore delegato di Arcelor Mittal, Lucia Morselli, per avere il suo punto di vista sugli incidenti che si sono verificati». «Chiederò un incontro a tutti i sindacati e i rappresentanti dei lavoratori per avere anche il loro punto di vista - aggiunge Emiliano -. Ho sempre detto che quello stabilimento è in una condizione generale di manutenzione molto grave, e quindi bisogna intervenire il più rapidamente possibile».