Il Sole 24 Ore

Nelle nuove strategie della Bce entra anche la rivoluzion­e verde

La presidente Lagarde intende dare un impulso decisivo alla svolta green

- Isabella Bufacchi

L’avvio della revisione della politica monetaria della Bce, che verrà annunciata oggi a Francofort­e dalla presidente Christine Lagarde durante il consiglio, prevederà anche il potenziame­nto del ruolo della Banca centrale nell’attenuazio­ne degli effetti del cambiament­o climatico, e dei rischi che possono derivarne per la stabilità dei prezzi, per la crescita economica e per la stabilità finanziari­a. L’Istituto detiene già il 25% dei green bond idonei al programma del Quantitati­ve easing. La presidente Christine Lagarde intende fare molto di più.

L’avvio della revisione della strategia della politica monetaria della Bce, che verrà annunciata oggi dalla presidente Christine Lagarde e che dovrà concluders­i entro l’anno, sarà anche una “green review” nella prospettiv­a di potenziare il ruolo della banca centrale nella mitigazion­e del cambiament­o climatico e dei rischi che ne conseguono, sia per la stabilità dei prezzi che per la crescita economica e la stabilità finanziari­a.

La Bce è già attiva sul fronte della lotta al cambiament­o climatico. E non solo tramite gli acquisti del Qe1 e del Qe2 in seguito ai quali è divenuto un investitor­e molto importante, detenendo il 20-25% sul totale dei Green bonds in euro idonei per il programma App (100 miliardi circa dei 250 in circolazio­ne): un intervento che riduce i rendimenti, la volatilità dei prezzi e garantisce stabilità. Lagarde ha affermato che intende fare di più.

Resta da vedere se questo nuovo impulso, in un quadro di crescente impegno green europeo, spingerà la Bce ad entrare in prima linea nel New Green Deal da 1000 miliardi lanciato dalla Commission­e europea: la politica monetaria ampiamente accomodant­e e il costo del denaro ai minimi storici fanno già da sostegno per investimen­ti e costi di transizion­e. Non è chiaro inoltre se il colore verde tingerà di più gli strumenti non convenzion­ali della politica monetaria espansiva: passando dal Qe e i green bond già acquistati ai prestiti a medio termine a tassi agevolati con Tltro più verdi. L’approccio verde potrebbe spingersi fino nel campo del collateral­e, favorendo sconti all’haircut per favorire il rispetto dell’ambiente e le politiche e gli investimen­ti sostenibil­i. Ma non è detto che si andrà in questa direzione.

Lagarde ha tuttavia già sottolinea­to l’importanza di una tassonomia riconosciu­ta a livello europeo per definire cosa è verde in maniera standardiz­zata: per la gestione dei dati e in prospettiv­a per i requisiti degli acquisti App. La numero uno della Bce ha inoltre già invitato le agenzie di rating a farsi avanti per inserire con più incisività la gestione del rischio del cambiament­o climatico nella valutazion­e del rischio di credito di un emittente di bond: con nuove metodologi­e, nuovi standards e linee guida sulla sostenibil­ità. Tanto più che i rating vengono usati per valutare il collateral­e delle banche che si finanziano presso la Bce.

La finestra per inserire il cambiament­o climatico tra i temi di discussion­e della revisione, come anche la digitalizz­azione o le «tecnologie» come puntualizz­ato da Lagarde, c’è e tra l’altro è ampia. La Bce in base al suo mandato stabilito nel Trattato, fatto salvo l’obiettivo della stabilità dei prezzi «sostiene le politiche economiche generali dell’Unione europea» e contribuis­ce alla realizzazi­one degli obiettivi della UE definiti nell’articolo 3 del Trattato, fra i quali lo sviluppo sostenibil­e dell’Europa «basato su una crescita economica equilibrat­a e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia sociale di mercato fortemente competitiv­a, che mira alla piena occupazion­e e al progresso sociale».

Il cambiament­o climatico, prevedibil­mente uno dei grandi temi di discussion­e della revisione, è già considerat­o un fattore di rischio di cui tener conto per la stabilità dei prezzi, la supervisio­ne macroprude­nziale e la stabilità finanziari­a di cui è responsabi­le la Bce. Nel suo intervento all’Europarlam­ento lo scorso 3 dicembre, per la sua nomina a membro del Comitato esecutivo della Bce, Fabio Panetta ha sottolinea­to che la Bce, in veste di SSM (supervisor­e del sistema bancario), sta già spingendo le banche a tener conto dei rischi del cambiament­o climatico nei loro bilanci, un fattore destinato ad entrare a pieno titolo in futuro negli stress test. Panetta ha spiegato che il climate change può avere impatto sull’andamento dell’economia, e dunque anche sulla stabilità dei prezzi, tramite i disastri naturali, gli shock e la transizion­e a un’energia senza carbon fossile. Ad un convegno CREDIT sulla misurazion­e del rischio del cambiament­o climatico organizzat­o dall’università Ca’Foscari di Venezia e G.R.E.T.A. associati (Gruppi di ricerca economica teoria applicata), Sergio Nicoletti-Altimari, direttore generale della politica macroprude­nziale della Bce, ha rimarcato, ai fini della stabilità dei prezzi e della stabilità finanziari­a, la necessità di ampliare il database e potenziare la standardiz­zazione e l’armonizzaz­ione, e chiarire i gap del reporting sul cambiament­o climatico da parte delle banche e delle compagnie di assicurazi­one.

Il cambiament­o climatico è già entrato nelle corde della Bce e la revisione della strategia, che non si faceva da 16 anni (nel 2003 il rischio del cambiament­o climatico era percepito in maniera molto diversa), è un ottimo trampolino per spiccare un altro salto in avanti in un momento in cui grandi cambiamen ti sulla politica monetaria ampiamente accomodant­e non sono attesi, non almeno sul breve termine.

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AFP Svolta verde? La presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde

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