Nelle nuove strategie della Bce entra anche la rivoluzione verde
La presidente Lagarde intende dare un impulso decisivo alla svolta green
L’avvio della revisione della politica monetaria della Bce, che verrà annunciata oggi a Francoforte dalla presidente Christine Lagarde durante il consiglio, prevederà anche il potenziamento del ruolo della Banca centrale nell’attenuazione degli effetti del cambiamento climatico, e dei rischi che possono derivarne per la stabilità dei prezzi, per la crescita economica e per la stabilità finanziaria. L’Istituto detiene già il 25% dei green bond idonei al programma del Quantitative easing. La presidente Christine Lagarde intende fare molto di più.
L’avvio della revisione della strategia della politica monetaria della Bce, che verrà annunciata oggi dalla presidente Christine Lagarde e che dovrà concludersi entro l’anno, sarà anche una “green review” nella prospettiva di potenziare il ruolo della banca centrale nella mitigazione del cambiamento climatico e dei rischi che ne conseguono, sia per la stabilità dei prezzi che per la crescita economica e la stabilità finanziaria.
La Bce è già attiva sul fronte della lotta al cambiamento climatico. E non solo tramite gli acquisti del Qe1 e del Qe2 in seguito ai quali è divenuto un investitore molto importante, detenendo il 20-25% sul totale dei Green bonds in euro idonei per il programma App (100 miliardi circa dei 250 in circolazione): un intervento che riduce i rendimenti, la volatilità dei prezzi e garantisce stabilità. Lagarde ha affermato che intende fare di più.
Resta da vedere se questo nuovo impulso, in un quadro di crescente impegno green europeo, spingerà la Bce ad entrare in prima linea nel New Green Deal da 1000 miliardi lanciato dalla Commissione europea: la politica monetaria ampiamente accomodante e il costo del denaro ai minimi storici fanno già da sostegno per investimenti e costi di transizione. Non è chiaro inoltre se il colore verde tingerà di più gli strumenti non convenzionali della politica monetaria espansiva: passando dal Qe e i green bond già acquistati ai prestiti a medio termine a tassi agevolati con Tltro più verdi. L’approccio verde potrebbe spingersi fino nel campo del collaterale, favorendo sconti all’haircut per favorire il rispetto dell’ambiente e le politiche e gli investimenti sostenibili. Ma non è detto che si andrà in questa direzione.
Lagarde ha tuttavia già sottolineato l’importanza di una tassonomia riconosciuta a livello europeo per definire cosa è verde in maniera standardizzata: per la gestione dei dati e in prospettiva per i requisiti degli acquisti App. La numero uno della Bce ha inoltre già invitato le agenzie di rating a farsi avanti per inserire con più incisività la gestione del rischio del cambiamento climatico nella valutazione del rischio di credito di un emittente di bond: con nuove metodologie, nuovi standards e linee guida sulla sostenibilità. Tanto più che i rating vengono usati per valutare il collaterale delle banche che si finanziano presso la Bce.
La finestra per inserire il cambiamento climatico tra i temi di discussione della revisione, come anche la digitalizzazione o le «tecnologie» come puntualizzato da Lagarde, c’è e tra l’altro è ampia. La Bce in base al suo mandato stabilito nel Trattato, fatto salvo l’obiettivo della stabilità dei prezzi «sostiene le politiche economiche generali dell’Unione europea» e contribuisce alla realizzazione degli obiettivi della UE definiti nell’articolo 3 del Trattato, fra i quali lo sviluppo sostenibile dell’Europa «basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale».
Il cambiamento climatico, prevedibilmente uno dei grandi temi di discussione della revisione, è già considerato un fattore di rischio di cui tener conto per la stabilità dei prezzi, la supervisione macroprudenziale e la stabilità finanziaria di cui è responsabile la Bce. Nel suo intervento all’Europarlamento lo scorso 3 dicembre, per la sua nomina a membro del Comitato esecutivo della Bce, Fabio Panetta ha sottolineato che la Bce, in veste di SSM (supervisore del sistema bancario), sta già spingendo le banche a tener conto dei rischi del cambiamento climatico nei loro bilanci, un fattore destinato ad entrare a pieno titolo in futuro negli stress test. Panetta ha spiegato che il climate change può avere impatto sull’andamento dell’economia, e dunque anche sulla stabilità dei prezzi, tramite i disastri naturali, gli shock e la transizione a un’energia senza carbon fossile. Ad un convegno CREDIT sulla misurazione del rischio del cambiamento climatico organizzato dall’università Ca’Foscari di Venezia e G.R.E.T.A. associati (Gruppi di ricerca economica teoria applicata), Sergio Nicoletti-Altimari, direttore generale della politica macroprudenziale della Bce, ha rimarcato, ai fini della stabilità dei prezzi e della stabilità finanziaria, la necessità di ampliare il database e potenziare la standardizzazione e l’armonizzazione, e chiarire i gap del reporting sul cambiamento climatico da parte delle banche e delle compagnie di assicurazione.
Il cambiamento climatico è già entrato nelle corde della Bce e la revisione della strategia, che non si faceva da 16 anni (nel 2003 il rischio del cambiamento climatico era percepito in maniera molto diversa), è un ottimo trampolino per spiccare un altro salto in avanti in un momento in cui grandi cambiamen ti sulla politica monetaria ampiamente accomodante non sono attesi, non almeno sul breve termine.