«Aiutare le piccole imprese a compiere la transizione»
«Abbiamo da poco introdotto su vasta scala sui mercati internazionali linee di scarpe prodotte con l’utilizzo di materiali riciclati provenienti da bottiglie di plastica. I risultati sono superiori alle aspettative: si sono rivelate un grande successo presso i consumatori». Mario Moretti Polegato, patron di Geox, cita il riutilizzo di plastica riciclata nel settore delle calzature – come nella versione green della linea Nebula – a esempio di sana economia circolare e lo indica come una testimonianza di come una accresciuta sensibilità ambientale possa tradursi in nuovi prodotti redditizi e rappresentare non tanto un costo quanto un investimento. Non si tratta di essere pionieristici o più benemeriti di altri, in quanto la responsabilità sociale dell’impresa, afferma, «è diventata ormai mainstream».
Se la sponsorizzazione della Formula E da parte di Geox è una scelta discrezionale che contribuisce a far conoscere le possibilità dell’auto elettrica, in altri casi ci si può accodare volentieri a iniziative altrui. «In questi giorni abbiamo aderito a un consorzio nato su iniziativa francese, del presidente Macron e del presidente di Kering, Pinault: un “Fashion Pact” sottoscritto da 32 aziende per certificare puntualmente e singolarmente i progressi sui temi della sostenibilità sociale e ambientale. Dal lavoro di squadra al di là di interessi individuali intesi in senso stretto, possono nascere circoli virtuosi».
L’imprenditore veneto si sente dunque in sintonia con il tema scelto quest’anno dal World Economic Forum, incentrato sulla sostenibilità: se pure il Forum si è visto simbolicamente strattonare dalla tesi opposte portate da Donald Trump e Greta Thunberg, per lui entrambi hanno portato elementi da apprezzare. «L’emergenza ambientale non è più un tema da scienziati o da attivisti, ma è un aspetto sempre più presente nei consigli di amministrazione delle aziende. Personaggi come Greta hanno certamente contribuito al pressing sulla responsabilità sociale delle imprese: più che una scelta, questa è diventata una necessità e chi tende a ignorarla rischia di andare incontro sul lungo termine a gravi difficoltà di mercato».
In più, occorre a suo parere guardare con simpatia a giovani che in fondo non cercano il conflitto e magari non sanno bene cosa sia la politica, ma che con la loro mobilitazione riescono ad assumere un ruolo significativo di coscienza critica: «Greta è una pioniera e i pionieri vanno sempre rispettati». Quanto a Trump, è vero che nel suo discorso di Davos ha messo la sordina sulla questione di come affrontare il climate change, ma non per questo si può considerare una bestia nera: «Ha ragione quando sottolinea che l’economia americana va meglio delle altre, quando evidenzia i vantaggi dello snellimento burocratico e amministrativo, quando suggerisce che anche altrove si facciano politiche a sostegno dello sviluppo delle imprese, quando invita a essere ottimisti. O no?».
Moretti Polegato fa proprio l’appello all’ottimismo: «Mi considero un realista. E dico ai colleghi imprenditori che con l’ottimismo possiamo superare le tante difficoltà che dobbiamo affrontare. Le risorse in termini di capacità, di creatività, di tenacia, in Italia le abbiamo. E possiamo anche puntare alla leadership in alcuni settori della nuova economia basata sul rispetto dell’ambiente». C’è però un punto in cui il sistema
Italia ha uno svantaggio: «Il nostro tessuto imprenditoriale è fatto in gran parte da piccole imprese, che hanno bisogno di essere aiutate ad affrontare la sfida ambientale, in modo che possano agire con decisione in questo senso senza che diventi troppo oneroso il fattore dei costi e senza che il nuovo orientamento possa incidere negativamente sulla qualità dei prodotti. Perché alla fine a comandare è sempre il mercato», osserva Moretti Polegato: molte Pmi, insomma, «non possono fare tutto da sole. In tanti sono terzisti. Penso al ruolo crescente che dovrebbero avere le società specializzate nella consulenza sull’impatto ambientale in relazione ai processi produttivi. Qualcuno deve spiegare come fare, come applicare nuove tecnologie e processi senza compromettere l’equilibrio finanziario e la qualità. È un tema che potrebbe avere una sempre maggiore attenzione da parte delle associazioni imprenditoriali, così come arriverebbero risultati da più intense collaborazioni tra istituti di ricerca e imprese. E magari non guasterebbe qualche incentivo fiscale alla necessaria transizione».
MARIO MORETTI POLEGATO: «OGGI L’AMBIENTE È UN TEMA SEMPRE PIÙ PRESENTE NEI CDA DELLE AZIENDE»