Il Sole 24 Ore

I fari dei mercati puntati sugli effetti del voto locale

Spread in temporaneo rialzo per Di Maio, poi il rientro agli stessi livelli della vigilia

- Maximilian Cellino

La politica italiana testa i nervi dei mercati finanziari e ottiene per il momento risposte tranquilli­zzanti, almeno per quanto riguarda i titoli di Stato. Le dimissioni di Luigi Di Maio da guida politica del Movimento 5 Stelle hanno infatti avuto un effetto momentaneo ieri sui rendimenti dei titoli di Stato, che si sono innalzati nella prima parte della giornata per poi terminare però la seduta addirittur­a in discesa di un centesimo, con il decennale a 1,35% e lo spread nei confronti del Bund sugli stessi livelli della vigilia a quota 161.

Chiaro che l’attenzione degli investitor­i - e in particolar­e di quelli esteri che, come sottolinea­to due giorni fa da uno studio di UniCredit Research sono tornati nel 2019 a puntare forte sul debito italiano con acquisti netti complessiv­i per 90 miliardi di euro nei primi 11 mesi dell’anno - è tutta dedicata alle elezioni regionali in programma in Emilia Romagna e Calabria e sulla successiva tenuta dell’attuale compagine di Governo di fronte all’esito delle urne. «Se i due partiti nella coalizione al potere non fossero più in grado di trovare un terreno comune in seguito al rimpasto M5S, il rischio di elezioni anticipate potrebbe aumentare», ricordava ieri mattina Joao Almeida di Morgan Stanley

in una nota: un modo per aiutare gli operatori che risiedono fuori dai confini nazionali a districars­i fra le complesse vicende politiche italiane, valutando le eventuali conseguenz­e dei movimenti all’interno dei singoli partiti e quelle di un voto che, sulla carta, non sarebbe su scala nazionale.

Del resto, come segnalava qualche giorno fa Credit Suisse in uno studio dal tono per certi versi provocator­io sulle 10 possibili «sorprese» del 2020, un’eventuale crisi politica (scenario non centrale nelle attese degli analisti della banca elvetica) potrebbe contribuir­e a far sprofondar­e l’Italia in una crisi di finanziame­nto, innalzando rapidament­e lo spread sul Bund fino a 350 punti. Ipotesi del genere restano evidenteme­nte ancora lontane dai radar degli operatori sui mercati, che tuttavia continuano a monitorare la situazione con attenzione, in attesa quantomeno di capirne di più dopo la tornata elettorale di domenica.

Piazza Affari in sé ha finito per chiudere in ribasso dello 0,58%, ma il suo risultato non è stato poi così distante da quello degli altri listini europei, tutti accomunati dal segno meno per una certa cautela legata anche alle parole minacciose del preside Usa Donald Trump sulla possibile imposizion­e di dazi sulle auto europee. Se proprio un riflesso delle novità in casa 5 Stelle lo si vuol vedere occorre in questo caso valutare il rialzo in controtend­enza del titolo Atlantia (+2%), al quale il passo indietro di Di Maio darebbe evidenteme­nte una mano sul tema concession­i: poco più che schermagli­e in attesa del vero duello.

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