Dalla pirateria sui libri un conto da 528 milioni e 8.800 posti in fumo
Le parole di Renzo Nisi, generale di Brigata della Guardia di Finanza, hanno i contorni del paradosso. Non a caso le accompagna allargando le braccia: chi venisse colto in flagranza con un libro “piratato” rischierebbe «una sanzione di 154 euro riducibili a un terzo se pagati entro certi termini». Difficile vederci un potere di deterrenza, contro un qualcosa che «non è un omicidio, è chiaro, ma è un reato contro cui occorrono sanzioni più efficaci».
Quello risuonato ieri a Roma al Mibact, con la presentazione dell’indagine Ipsos commissionata da Aie sulla pirateria nel mondo del libro, è un allarme in piena regola su un fenomeno che «poggia su numeri che vanno al di là di ogni immaginazione. Bisogna agire con urgenza sul contrasto legale e sul piano culturale, cose strettamente collegate fra loro», dice il presidente dell’Associazione italiana degli editori di libri, Ricardo Franco Levi. Immediata la sponda di Andrea Riffeser Monti: «Il digitale ha portato opportunità e rischi» e se si parla di giornali «l’accesso ai contenuti protetti senza il diritto, che costituisce un reato, provoca danni ingenti che solo su Telegram stimiamo in circa 400mila euro al giorno, 144 milioni all’anno», afferma il presidente della Fieg che insieme con l’Aie lo scorso giugno ha sottoscritto un’intesa per la promozione di iniziative condivise, come quella di ieri a Roma.
Quello che emerge dall’indagine è un fenomeno che ruba ricchezza al Paese e futuro ai giovani. I numeri fanno tremare i polsi: 528 milioni di euro di danno annuo all’editoria libraria pari quindi a un 23% di valore del mercato che manca all’appello; 216 milioni di euro di mancati introiti per l’Erario; 3.600 posti di lavoro in meno nel solo settore librario e 8.800 considerando anche l’indotto. Per il sistema Italia la perdita è di 1,3 miliardi di euro. Ma chi sono i pirati? Più di un italiano su tre (36% di popolazione sopra i 15 anni) e addirittura il 61% dei professionisti (avvocati, notai, commercialisti, ingegneri, architetti) con un picco di 80% fra gli studenti universitari.
Innocenzo Cipolletta, presidente di Confindustria Cultura, non vede alternative a «una campagna forte del mondo dell’industria, della scuola e anche da parte delle famiglie» così come il presidente Agcom, Angelo Cardani, mette l’accento sul «problema che è la percezione di questa attività illegale». Del resto quel che più colpisce è proprio la sensazione di farla franca: l’84% del campione sa che fotocopiando libri o scaricando senza averne diritto ebook o audiolibri sia reato, ma ben il 39% lo considera un comportamento poco o per niente grave con il 66% che ritiene poco o per nulla probabile essere scoperto e punito.
Cosa fare quindi? «Occorre agire sul contrasto, ma anche sull’educazione iniziando già dalle scuole a spiegare i rischi del download illegale. E bisogna intervenire sul sostegno alla domanda di cultura e informazione dei giovani: strumenti come la 18App vanno stabilizzati e rafforzati», sottolinea il presidente Aie Levi. Il numero uno della Fieg RiffeserMonti lancia dal canto suo un appello alle istituzioni affinché «supportino una campagna di comunicazione per la lettura di giornali e libri».
Invito immediatamente accolto dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega al’Editoria, Andrea Martella. «Come governo - aggiunge - faremo la nostra parte. Una prima cosa abbiamo cominciato a farla con i 20 milioni stanziati nella manovra di bilancio già approvata per promuovere la lettura nelle scuole e con l’estensione ai quotidiani della 18App». Per Martella però è anche arrivata l’ora di «riflettere sull’opportunità dell’uso della leva fiscale per il contrasto alla pirateria. Magari all’inizio non per tutti. Sarà oggetto della riflessione del governo».
Martella: «Il Governo rifletterà sull’utilizzo della leva fiscale per contrastare l’illegalità»