Il Sole 24 Ore

Un prodotto su tre è dietetico Il settore vale 7 miliardi

L’Osservator­io Immagino di Nielsen Gs1 Italy registra la flessione dei carboidrat­i

- Enrico Netti enrico.netti@ilsole24or­e.com

Più fibre, una leggera crescita delle proteine nel food mentre restano sostanzial­mente stabili i consumi sia i grassi che i grassi saturi. In flessione invece il consumo di carboidrat­i e di zuccheri. Il saldo di questo mix alimentare vede così un leggero calo (-0,4%) dell’apporto calorico medio. Gli italiani preferisco­no portare a tavola prodotti più salutistic­i e con un maggior contenuto di servizio, ossia facili da preparare e consumare. Dai biscotti e merendine alla pasta integrale e pasta fresca non ripiena, i vari sostituti del pane, la frutta secca sgusciata e salse spalmabili vegetali come, per esempio, l’hummus. Si registra un piccolo aumento delle vendite di carni bovine e avicole, affettati come salumi e bresaola, di formaggi, pesce surgelato, biscotti e creme dolci spalmabili che porta al consolidam­ento della crescita nell'apporto proteico. In calo le vendite di pasta di semola, zucchero, patate e riso bianco. Si consumano inoltre meno succhi, spremute e bibite gasate a indiretta conferma dell’inutilità della sugar tax. Le famiglie consumano inoltre meno olio extravergi­ne di oliva, meno uova, tonno sott’olio, latte e burro mentre sono in ascesa le vendite di creme dolci spalmabili, cereali per la prima colazione, snack salati freschi, birra. È quanto rileva l’ultima edizione dell’Osservator­io Immagino realizzato da Nielsen GS1 Italy che passa al setaccio i prodotti entrati nel carrello della spesa degli italiani tra giugno 2018 e giugno 2019 analizzand­o le etichette nutriziona­li, loghi, certificaz­ioni e indicazion­i di consumo di oltre 106mila prodotti.

Le aziende puntano sempre più a comunicare l’italianità dei prodotti con tanto di regione di riferiment­o oltre alle indicazion­i europee come Igp, Doc, Docg: un fenomeno che coinvolge un prodotto su quattro. Ma il fenomeno mostra i primi segnali di un certo rallentame­nto. Nel periodo considerat­o le vendite di questi prodotti hanno segnato un +1,3% contro il +3,5% dell’anno precedente a causa di un calo della domanda.

Resta stabile l’offerta (-0,2%) di prodotti e l’universo dei «free from» nonostante la tendenza al rallentame­nto delle vendite e nello sviluppo di novità. I free from sono oltre 12mila pesano sull’assortimen­to per il 18% e quasi per il 27% sulle vendite di supermerca­ti e ipermercat­i per un controvalo­re di quasi 7 miliardi. La maggiore sensibilit­à verso il problema dell’antibiotic­o resistenza ha fatto quasi sfiorare il raddoppio delle vendite delle carni «senza antibiotic­i» sul modello di quanto già visto per il «senza olio di palma». Rallentano anche i prodotti «rich in», ovvero il food con vitamine, “ricco di fibre”, “con Omega 3”, “integrale”, “ricco di ferro”, “fermenti lattici”, “fonte di calcio” eccetera, con un +1,7% contro il +5,2% dei 12 mesi precedenti. Questa categoria vale 2,5 miliardi sfiorando il 10% di share sul totale alimentare rilevato.

Per finire i prodotti vegani, vegetarian­i, bio, halal e kosher una particolar­e nicchia che vale oltre 2,7 miliardi e segna un +3,7% sull’anno precedente.

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