Un prodotto su tre è dietetico Il settore vale 7 miliardi
L’Osservatorio Immagino di Nielsen Gs1 Italy registra la flessione dei carboidrati
Più fibre, una leggera crescita delle proteine nel food mentre restano sostanzialmente stabili i consumi sia i grassi che i grassi saturi. In flessione invece il consumo di carboidrati e di zuccheri. Il saldo di questo mix alimentare vede così un leggero calo (-0,4%) dell’apporto calorico medio. Gli italiani preferiscono portare a tavola prodotti più salutistici e con un maggior contenuto di servizio, ossia facili da preparare e consumare. Dai biscotti e merendine alla pasta integrale e pasta fresca non ripiena, i vari sostituti del pane, la frutta secca sgusciata e salse spalmabili vegetali come, per esempio, l’hummus. Si registra un piccolo aumento delle vendite di carni bovine e avicole, affettati come salumi e bresaola, di formaggi, pesce surgelato, biscotti e creme dolci spalmabili che porta al consolidamento della crescita nell'apporto proteico. In calo le vendite di pasta di semola, zucchero, patate e riso bianco. Si consumano inoltre meno succhi, spremute e bibite gasate a indiretta conferma dell’inutilità della sugar tax. Le famiglie consumano inoltre meno olio extravergine di oliva, meno uova, tonno sott’olio, latte e burro mentre sono in ascesa le vendite di creme dolci spalmabili, cereali per la prima colazione, snack salati freschi, birra. È quanto rileva l’ultima edizione dell’Osservatorio Immagino realizzato da Nielsen GS1 Italy che passa al setaccio i prodotti entrati nel carrello della spesa degli italiani tra giugno 2018 e giugno 2019 analizzando le etichette nutrizionali, loghi, certificazioni e indicazioni di consumo di oltre 106mila prodotti.
Le aziende puntano sempre più a comunicare l’italianità dei prodotti con tanto di regione di riferimento oltre alle indicazioni europee come Igp, Doc, Docg: un fenomeno che coinvolge un prodotto su quattro. Ma il fenomeno mostra i primi segnali di un certo rallentamento. Nel periodo considerato le vendite di questi prodotti hanno segnato un +1,3% contro il +3,5% dell’anno precedente a causa di un calo della domanda.
Resta stabile l’offerta (-0,2%) di prodotti e l’universo dei «free from» nonostante la tendenza al rallentamento delle vendite e nello sviluppo di novità. I free from sono oltre 12mila pesano sull’assortimento per il 18% e quasi per il 27% sulle vendite di supermercati e ipermercati per un controvalore di quasi 7 miliardi. La maggiore sensibilità verso il problema dell’antibiotico resistenza ha fatto quasi sfiorare il raddoppio delle vendite delle carni «senza antibiotici» sul modello di quanto già visto per il «senza olio di palma». Rallentano anche i prodotti «rich in», ovvero il food con vitamine, “ricco di fibre”, “con Omega 3”, “integrale”, “ricco di ferro”, “fermenti lattici”, “fonte di calcio” eccetera, con un +1,7% contro il +5,2% dei 12 mesi precedenti. Questa categoria vale 2,5 miliardi sfiorando il 10% di share sul totale alimentare rilevato.
Per finire i prodotti vegani, vegetariani, bio, halal e kosher una particolare nicchia che vale oltre 2,7 miliardi e segna un +3,7% sull’anno precedente.