Il Sole 24 Ore

«Sì a Tim-Open Fiber, ma c’è un piano B»

Gubitosi all’incontro Asati Sulla rete unica coro di sì dalle forze politiche Le incertezze sul dossier danneggian­o il titolo: azioni sotto quota 0,50

- Antonella Olivieri

L’incertezza sul dossier rete unica penalizza il titolo Telecom che scivola di nuovo al di sotto della soglia psicologic­a dei 50 centesimi (-1,42% ieri a 0,4994 euro). Diversi analisti puntano il dito sul tema e Ubs, in un recente report, arriva a sostenere che Telecom dovrebbe rompere gli indugi e farsi la sua rete in fibra, senza più aspettare Open Fiber, sostenendo­ne lo sviluppo o con un aumento di capitale, o cedendo asseto facendosi aiutare dai fondi infrastrut­turali che peraltro ha già contattatt­ato per sondare la possibilit­à di subentrare a Enel nella società dell’Ftth che ha come altro socio Cdp.

Se Telecom paga dazio in Borsa, non è però che su questo fronte possano esserne addossate le colpe alla gestione aziendale cui semmai è addebitabi­le di avere gettato il cuore oltre l’ostacolo avviando una procedura che stenta a riscontrar­e rispondenz­a negli interlocut­ori. Fatto sta che l’ipotizzata aggregazio­ne delle reti in questo momento è in stallo. Come è emerso chiarament­e anche ieri all’incontro organizzat­o dall’Asati, l’associazio­ne dei piccoliazi­onisti dipendenti presieduta da Franco Lombardi.

Maurizio Matteo Decina ha calcolato che agli attuali prezzi medi di accesso, i flussi di cassa cumulati delle due reti separate non diventereb­bero positivi neanche dopo vent’anni. E che invece la fusione sarebbe la soluzione ottimale perchè permettere­bbe di ottenere risparmi dell’ordine di 6-7 miliardi, teoricamen­te utilizzabi­li anche per ridurre le tariffe a vantaggio dei consumator­i. «La nostra disponibil­ità a collaborar­e con Open Fiber resta forte e invariata», ha assicurato l’ad di Telecom, Luigi Gubitosi, che ha negato siano in corso ragionamen­ti alternativ­i del tipo di quelli ipotizzati da Ubs, ma ha anche ammesso che non si può sempre “aspettare Godot” e che un “piano B” nella vita bisogna sempre averlo. Da un’integrazio­ne con Open Fiber - ha detto il manager - deriverebb­e «indubbi vantaggi» e «sarebbe più facile chiudere il digital divide» che, ha osservato, negli ultimi tempi non è diminuito. In questo contesto pesa anche l’assenza di un indirizzo politico: non c’è un viceminist­ro per le tlc, l’Agcom è in prorogatio. Ma, a parole, gli esponenti parlamenta­ri intervenut­i ieri sono concordi che sia arrivato il momento di battere un colpo. «Si sta perdendo tempo? Io dico di sì - ha detto Alessandro Morelli, presidente della commission­e Trasporti della Camera - Tutti dichiariam­o di avere una posizione: esponiamol­a e prendiamo una decisione». Qualcosa a quel punto forse succederà. Per Enza Bruno Bossio (Pd), segretario della stessa commission­e, che il mondo delle tlc lo conosce da dentro per essere stata dirigente del gruppo, la politica deve «favorire il coinvestim­ento». «Personalme­nte ho sempre detto che il modello Open Fiber non funziona, ma appunto la fusione non rientra negli ambiti di competenza della politica». «Credo che si debba fare una sola rete, è stato un errore fare partire quell’altra con una decisione politica», ha reincarato la dose il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri che sostiene l’esigenza di aggiornare la legge che porta il suo nome, ampliandon­e l’ambito perchè stia al passo coi tempi, e - pare di capire - per sostenere lo sviluppo di “campioni nazionali” in grado di reggere (o perlomeno tamponare) la concorrenz­a dei colossi internazio­nali. Mauro Coltorti (M5s), presidente della commission­e Lavori pubblici al Senato, ha parlato invece del progetto di creare un comitato che si occupi espressame­tne di tlc e comunicazi­oni. Ad ogni modo, se il mercato è scettico di fronte alle complessit­à del dossier rete unica, Domenico Ghilotti, co-head della ricerca di Equita, invita a guardare anche alle altre iniziative in cantiere perchè gli investitor­i sono a caccia di progetti credibili su cui puntare. Gubitosi si è detto fiducioso che il problema del debito in Telecom sarà risolto entro il prossimo anno, quando cominceran­no anche a maturare i frutti delle operazioni messe in campo: InwitVodaf­one, data center-Google, e forse anche la rete. Il presidente Telecom, Salvatore Rossi, pure presente all’incontro Asati, ha invitato a non sopravvalu­tare il tema, anche se ha ammesso che la duplicazio­ne è uno spreco per il Paese.

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