«Sì a Tim-Open Fiber, ma c’è un piano B»
Gubitosi all’incontro Asati Sulla rete unica coro di sì dalle forze politiche Le incertezze sul dossier danneggiano il titolo: azioni sotto quota 0,50
L’incertezza sul dossier rete unica penalizza il titolo Telecom che scivola di nuovo al di sotto della soglia psicologica dei 50 centesimi (-1,42% ieri a 0,4994 euro). Diversi analisti puntano il dito sul tema e Ubs, in un recente report, arriva a sostenere che Telecom dovrebbe rompere gli indugi e farsi la sua rete in fibra, senza più aspettare Open Fiber, sostenendone lo sviluppo o con un aumento di capitale, o cedendo asseto facendosi aiutare dai fondi infrastrutturali che peraltro ha già contattattato per sondare la possibilità di subentrare a Enel nella società dell’Ftth che ha come altro socio Cdp.
Se Telecom paga dazio in Borsa, non è però che su questo fronte possano esserne addossate le colpe alla gestione aziendale cui semmai è addebitabile di avere gettato il cuore oltre l’ostacolo avviando una procedura che stenta a riscontrare rispondenza negli interlocutori. Fatto sta che l’ipotizzata aggregazione delle reti in questo momento è in stallo. Come è emerso chiaramente anche ieri all’incontro organizzato dall’Asati, l’associazione dei piccoliazionisti dipendenti presieduta da Franco Lombardi.
Maurizio Matteo Decina ha calcolato che agli attuali prezzi medi di accesso, i flussi di cassa cumulati delle due reti separate non diventerebbero positivi neanche dopo vent’anni. E che invece la fusione sarebbe la soluzione ottimale perchè permetterebbe di ottenere risparmi dell’ordine di 6-7 miliardi, teoricamente utilizzabili anche per ridurre le tariffe a vantaggio dei consumatori. «La nostra disponibilità a collaborare con Open Fiber resta forte e invariata», ha assicurato l’ad di Telecom, Luigi Gubitosi, che ha negato siano in corso ragionamenti alternativi del tipo di quelli ipotizzati da Ubs, ma ha anche ammesso che non si può sempre “aspettare Godot” e che un “piano B” nella vita bisogna sempre averlo. Da un’integrazione con Open Fiber - ha detto il manager - deriverebbe «indubbi vantaggi» e «sarebbe più facile chiudere il digital divide» che, ha osservato, negli ultimi tempi non è diminuito. In questo contesto pesa anche l’assenza di un indirizzo politico: non c’è un viceministro per le tlc, l’Agcom è in prorogatio. Ma, a parole, gli esponenti parlamentari intervenuti ieri sono concordi che sia arrivato il momento di battere un colpo. «Si sta perdendo tempo? Io dico di sì - ha detto Alessandro Morelli, presidente della commissione Trasporti della Camera - Tutti dichiariamo di avere una posizione: esponiamola e prendiamo una decisione». Qualcosa a quel punto forse succederà. Per Enza Bruno Bossio (Pd), segretario della stessa commissione, che il mondo delle tlc lo conosce da dentro per essere stata dirigente del gruppo, la politica deve «favorire il coinvestimento». «Personalmente ho sempre detto che il modello Open Fiber non funziona, ma appunto la fusione non rientra negli ambiti di competenza della politica». «Credo che si debba fare una sola rete, è stato un errore fare partire quell’altra con una decisione politica», ha reincarato la dose il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri che sostiene l’esigenza di aggiornare la legge che porta il suo nome, ampliandone l’ambito perchè stia al passo coi tempi, e - pare di capire - per sostenere lo sviluppo di “campioni nazionali” in grado di reggere (o perlomeno tamponare) la concorrenza dei colossi internazionali. Mauro Coltorti (M5s), presidente della commissione Lavori pubblici al Senato, ha parlato invece del progetto di creare un comitato che si occupi espressametne di tlc e comunicazioni. Ad ogni modo, se il mercato è scettico di fronte alle complessità del dossier rete unica, Domenico Ghilotti, co-head della ricerca di Equita, invita a guardare anche alle altre iniziative in cantiere perchè gli investitori sono a caccia di progetti credibili su cui puntare. Gubitosi si è detto fiducioso che il problema del debito in Telecom sarà risolto entro il prossimo anno, quando cominceranno anche a maturare i frutti delle operazioni messe in campo: InwitVodafone, data center-Google, e forse anche la rete. Il presidente Telecom, Salvatore Rossi, pure presente all’incontro Asati, ha invitato a non sopravvalutare il tema, anche se ha ammesso che la duplicazione è uno spreco per il Paese.