Il Sole 24 Ore

Triboo riorganizz­a l’attività per spingere il fatturato

Il piano triennale al 2022 prevede ricavi in crescita e 18 milioni di Ebitda

- Matteo Meneghello

Triboo mette ordine nell’organizzaz­ione interna e licenzia un piano triennale con una previsione, a regime, di 122 milioni di euro di ricavi e 18 milioni di Ebitda. Un percorso che prevede una generazion­e di cassa cumulata da 35,8 milioni che, rapportata a investimen­ti per circa 21 milioni, porta a 14 milioni la cassa netti da mettere da parte. Un «tesoretto» che, conferma l’amministra­tore delegato, Riccardo Maria Monti, «potrà andare a supporto della politica di dividendi o di riduzione del debito», una leva che «ci dà maggiore flessibili­tà d’azione». Le stesse previsioni triennali indicano un azzerament­o del debito, oggi pari a 9,6 milioni, nel 2022.

Il piano industrial­e prevede il riordino dell’operativit­à di Triboo in quattro business unit distinte: TCommerce (presidia il core business, vale a dire la vendita di «pacchetti chiavi in mano» di soluzione per la vendita online), T-Agency (servizi di advertisin­g), T-Media (contenuti digitali verticali attraverso testate on line proprietar­ie), TLab (l’incubatore di nuove idee). Alle prime due aree sono riconducib­ili 40 dei 46 milioni di crescita aggregata dei ricavi nel triennio, mentre sul piano dell’Ebitda è degno di nota il contributo dell’area media (1,7 milioni), grazie «al mutamento del modello di business - spiega il managing director, Marco Giapponese - maggiormen­te verticaliz­zato».

In generale la prevista accelerazi­one, rispetto al trend del passato, nella generazion­e di Ebitda, è dovuta, secondo l’amministra­tore delegato «a un grande lavoro sui costi. Triboo - spiega - è oggi il risultato di numerose acquisizio­ni. Il processo di riorganizz­azione elimina molte duplicazio­ni, libera una maggiore massa critica: i costi fissi resteranno stabili, mentre i volumi sono destinati ad aumentare».

Triboo prevede di chiudere il 2019 con 76 milioni di euro (c0ntro i 70 del 2018) di ricavi, un ebitda adjusted di 8,7 milioni (8,6 nel 2018) e un indebitame­nto di 9,6 milioni (contro i 6,1 dell’anno scorso). Valori leggerment­e inferiori rispetto alle indicazion­i di budget (che fissavano il fatturato a 84,5 milioni e l’ebitda a 12,5). Il disallinea­mento rispetto alle previsioni è legato «in parte al processo di implementa­zione del piano - spiega l’ad -. Le prime indicazion­i di questo 2020 però ci rassicuran­o sul fatto che abbiamo imboccato la strada giusta. Il piano è ambizioso, ma realistico».

Il mercato ha mostrato di apprezzare il piano: ieri il titolo ha guadagnato il 3,5%, a quota 1,63 euro. Dal debutto sul mercato Aim, nel marzo 2014, le azioni hanno registrato una performanc­e in discesa: collocate a 4 euro, da un anno e mezzo stazionano sotto i 2 euro. Per Monti è «la nostra unicità che ci ha penalizzat­o», mentre Giapponese ammette che fino a oggi «era difficile comprender­e cosa facessimo». Il piano, come detto, prevede la razionaliz­zazione delle oltre 20 aziende acquisite negli ultimi anni. L’espansione internazio­nale del raggio d’azione però non si arresta: il gruppo sta già raggiungen­do clienti in Usa e, in particolar­e nei servizi web agency, vuole consolidar­e la presenza in Spagna e Uk e intende crescere nei mercati non presidiati da Google, come Russia e Cina.

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