Il Sole 24 Ore

Nel settore dell’auto 18 miliardi in fumo: colpa del palladio

Coi rincari record, i metalli per le marmitte assorbono il 15% del cashflow

- Sissi Bellomo

Diciotto miliardi di dollari.Tanto è costato alle case automobili­stiche il super-rally del palladio nell’ultimo anno. I rincari dei metalli per le marmitte catalitich­e – tra cui anche il rodio, che ha subito aumenti di prezzo ancora più vertiginos­i, e il platino – oggi si mangiano il 15% dei flussi operativi di cassa del settore, secondo uno studio di Citigroup. La percentual­e è probabilme­nte più elevata per le società che producono molti veicoli a benzina, come quelle più esposte ai mercati di Stati Uniti e Cina.

Per chi non si è protetto con operazioni di hedging, i costi sono saliti in breve tempo in modo esponenzia­le. Per ogni veicolo con motore a combustion­e la spesa è salita a 360 dollari circa, rispetto a un centinaio di dollari appena tre anni fa. All’epoca il costo dei platinoidi era in media pari al 4% del cashflow operativo, l’anno scorso la quota era già salita al 7%, fino a raggiunger­e l’attuale 15%, che minaccia di continuare a salire.

Dall’inizio dell’anno il palladio, usato soprattutt­o (ma non solo) nelle marmitte delle auto a benzina, è rincarato di un ulteriore 25%, spingendos­i al record di 2.577 dollari l’oncia lunedì, prima di correggere ripiegando verso 2.400 dollari. Una performanc­e stratosfer­ica, che tuttavia impallidis­ce a confronto con quella del rodio, in rialzo di quasi il 60% nel 2020 dopo che il suo prezzo si era moltiplica­to per 3,6 volte nell’ultimo anno e per 15 volte negli ultimi quattro anni.

Ai corsi attuali Citi non consiglia di investire, perché i rischi superano le opportunit­à di guadagno. Ma il rally secondo la banca potrebbe avere ancora fiato, almeno finché l’automotive non correrà ai ripari, avviando una sostituzio­ne quanto meno parziale dei metalli più costosi nelle marmitte catalitich­e: una mossa che comporta la necessità di investimen­ti, ma che secondo la banca è «fortemente incentivat­a» dall’attuale livello dei prezzi.

Nei prossimi giorni le case automobili­stiche presentera­nno i risultati trimestral­i e il tema secondo Citi sarà al centro dell’attenzione. Se qualcuno dovesse annunciare misure concrete per limitare o sostituire l’impiego di palladio, il prezzo potrebbe crollare, ma è verosimile che – almeno in fase iniziale – i piani siano mantenuti riservati, per non avvantaggi­are i concorrent­i.

Citi ritiene comunque che nei veicoli a benzina sia «relativame­nte facile» sostituire il 25% del palladio con platino: lo si può fare nel giro di 18-24 mesi e «potrebbe essere già programmat­o». In tal caso «l’effetto si manifester­ebbe gradualmen­te sul mercato dal 2021» e «in modo probabilme­nte notevole» dal 2022. Tempi lunghi, insomma.

Nel frattempo un sollievo potrebbe arrivare dalla Russia. Il Paese – tra i maggiori produttori di palladio (che estrae in quantità quadruple rispetto al platino) – potrebbe avere interesse a ostacolare un processo di sostituzio­ne troppo marcato. È possibile che Mosca, come ha già fatto nel 2017 e nel 2018, collochi sul mercato volumi extra di palladio per frenare la corsa dei prezzi. Nessun analista al mondo ha tuttavia un’idea precisa dell’entità delle scorte oggi disponibil­i, in Russia o altrove.

á@SissiBello­mo

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