«L’Ia offre un’esperienza completa, personalizzata. E con più margini»
La conosciamo perlopiù per i chatbot e gli assistenti virtuali. Ma l’intelligenza artificiale ha ancora molto da esprimere, in modo più invisibile e il processo è in corso. «Un primo aspetto è quello della profilazione che consente di dare al cliente quello che vuole senza perdersi tra le offerte. Per esempio già dalla selezione delle date l’Ia può capire se è un viaggio di lavoro o leisure» spiega Francesca Benati, senior vice president Wemea di Amadeus, società tecnologica dedicata all’industria globale dei viaggi. «E ciò che l’utente desidera, e a cui dà valore, varia da persona a persona. Per esempio c’è chi sceglie il miglior prezzo, chi il migliore rapporto qualità prezzo e chi è disposto a spendere un po’ di più per avere un volo più comodo, non all’alba», aggiunge Benati che è anche amministratore delegato di Amadeus Italy. Da punto di vista degli operatori, l’Ia può incidere in modo positivo sul revenue management. Per esempio può selezionare l’offerta che garantisca i margini più alti, senza che questo vada a scapito del cliente finale. Aspetto non secondario per un settore a margini risicati (e calanti).
«Un altro trend del settore è il concetto di viaggio completo spiega Benati - accompagnando l’utente dalla prenotazione del volo, l’hotel, le esperienze. In questo l’intelligenza artificiale consente sia di aumentare il numero delle proposte offerte, sia il loro livello di personalizzazione». Il trend non riguarda solo le Ota (online travel agency) ma tutta la filiera. «Per esempio nell’hotellerie l’Ia consente di fidelizzare il cliente, migliorandone l’esperienza». Cliente che magari al viaggio successivo predilige la prenotazione diretta saltando l’Ota. I giochi della disintermediazione sono aperti.