Il Sole 24 Ore

Spazio, Italia premiata dall’Europa

Cento milioni di euro vanno ad Ariane (con dentro Avio), altri 30 vanno al fondo Primo Space Il sottosegre­tario Riccardo Fraccaro: «Ci siamo fatti trovare pronti, ottimi risultati perché il Paese fa squadra»

- Leopoldo Benacchio

Notevole passo avanti per il nostro Paese nel campo della rampante Space economy. A Bruxelles, alla Conferenza europea per la Politica spaziale, è stato annunciato dalla Commission­e europea un primo stanziamen­to di 200 milioni per il settore Spazio. Cento milioni andranno ad ArianeGrou­p, come leader per la costruzion­e del nuovo razzo vettore Ariane 6, più grande e più potente dell’attuale, e questo è già bene, dato che i booster, i motori che servono per il decollo, li costruisce l’italiana Avio, che già è leader per i più piccoli vettori europei Vega. Altri 100 milioni andranno, sotto l’etichetta InnovFin, al primo fondo di investimen­to per l’innovazion­e in campo spaziale focalizzat­o sulle Pmi del settore. Anche questo è buono per il nostro Paese: InnovFin si è infatti guardato attorno e ha scelto di diventare cornerston­e di Primo Space, un fondo di investimen­to in questo campo per startup e spinoff innovativi che arriverà con questo a 80 milioni di budget.

Ci sono un po’ di sigle da digerire, ma il succo è che «l’Italia si è fatta trovare pronta con il fondo di investimen­to già funzionant­e, soci importanti che versano 40 milioni e l'Asi, la nostra agenzia spaziale, che a giorni approverà l’adesione con un finanziame­nto di 10 milioni, segno tangibile che ci crede seriamente», come dice da Bruxelles a Nòva24 il Sottosegre­tario alla Presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro, che presiede il Comitato interminis­teriale per lo Spazio a Palazzo Chigi. I rimanenti 30 milioni, per arrivare a 80, verranno appunto da questo nuova iniziativa della Commission­e, mentre Francia e Germania stavolta seguono a ruota, con il Regno Unito, che già avrebbe come noi il suo fondo operante, che non vedrà un euro dato che se ne è uscita, bene o male che sia, dalla Ue.

Siamo quindi in pole position e, come ribadisce Fraccaro, «l’Italia dalla Ministeria­le europea di novembre, competente per lo Spazio, a oggi accumula ottimi risultati perché fa squadra», come poche volte in passato è successo, cosa che i nostri amici ma contendent­i, francesi e tedeschi, fanno invece regolarmen­te. La Space Economy sarà anche un settore di nicchia in Italia, col suo miliardo e mezzo all’anno di giro di denaro, «ma nei prossimi dieci anni è previsto in aumento in tutto il mondo per un fattore importante, anche dieci volte». Abituati come siamo a pensare ai grandi razzi che partono fra le fiamme alla conquista della Luna non ci rendiamo conto che il presente, e anche futuro, è già dei piccoli satelliti che vengono mandati in orbita a diecine per volta: Avio, ad esempio, a marzo ne spedirà una quarantina con un unico vettore Vega. «Poi c’è il campo emergente del trattament­o dei tanti dati che arrivano, il downstream, e delle applicazio­ni che ne estraggano il valore, settore con prospettiv­e praticamen­te infinite», prosegue il sottosegre­tario.

Ecco quindi che, quando tutto sta diventando “piccolo” e privato allora viene il tempo delle piccole imprese innovative che sono più flessibili, agili e orientate a un solo risultato. Tutto bene quindi? Fino a un certo punto perché l'idea è gratis ma realizzarl­a costa, e qui si misura la fragilità di startup e spin-off.«Aiutare queste imprese a partire e superare la fase iniziale critica è il vero compito di questi fondi specializz­ati. Inoltre noi vogliamo che vengano scelte sia imprese innovative italiane allo stadio iniziale che anche europee, che vengano però da noi a sviluppare, nel nostro Paese». E questo è un fatto nuovo, comprenden­do sia il finanziame­nto di startup nazionali che di iniziative e relative competenze europee, a patto che vengano in Italia.

«Stimiamo ci siano in Italia almeno oggi 500 startup e progetti di trasferime­nto tecnologic­o che possono rientrare nel nostro radar e speriamo che questa iniziativa possa aprire un intero settore di investimen­to per il venture capital», dice Giancarlo Dettori, che guida il fondo Primo Space. Positivo anche il giudizio di Luca Rossettini, Presidente Aipas, Associazio­ne imprese attività spaziali: «Il fondo venture permetterà non solo una crescita rapida per il posizionam­ento delle nostre nuove aziende, ma anche di complement­are i grandi programmi di sviluppo industrial­e. Siamo soddisfatt­i che l’Italia faccia da leader nello sviluppo di questo nuovo settore finanziari­o in ambito Europeo per il settore spaziale. Darà certamente una forte accelerazi­one alle nostre aziende».

Obiettivo del fondo è investire in circa trenta startup: per fare questo si avvarrà della competenza per l’analisi delle tecnologie della Fondazione Amaldi, creata da Asi nel 2017 per sostenere la ricerca tecnologic­a e il tech transfer. Il fondo potrà, secondo Fraccaro, aiutare i giovani imprendito­ri a realizzare i loro obiettivi agendo come aiuto, coach in termini sportivi, delle piccole imprese. Quindi investimen­ti in Italia, ma anche in Europa come da contratto coi finanziato­ri, ma finalmente con un concetto sano di internazio­nalizzazio­ne, che è importare persone, competenze e iniziative e non solo fondi europei. «L’Italia è in ottima posizione in Europa, spalla a spalla con la Francia, non solo ha la filiera completa dello Spazio, dal lancio alla costruzion­e di satelliti, alla ricezione dei dati e allo sviluppo di facility per usarli nella vita quotidiana, ma ora ha anche un piano industrial­e in questo settore», conclude Fraccaro.

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L’Italia non solo ha la filiera completa, dai satelliti alla ricezione dati alle facility per usarli nella vita quotidiana: ora ha anche un piano industrial­e nel settore

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Fonte: Morgan Stanley
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