Il Sole 24 Ore

«Stage curricolar­i per formare talenti più pragmatici»

Ad Deloitte Consulting

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Sulle conoscenze non si discute. Ma largo anche alle competenze pratiche con stage curricolar­i già durante il percorso universita­rio. È questo il traguardo che gli atenei dovrebbero raggiunger­e al più presto per accorciare la distanza ancora esistente tra le aule e il mondo del lavoro. Ne è convinto Alessandro Mercuri, amministra­tore delegato di Deloitte Consulting, la società di consulenza del network di Deloitte, con responsabi­lità su Italia, Grecia e Malta.

Nel Suo intervento al forum Lei ha posto l’accento sulla necessità di una maggiore preparazio­ne dal punto di vista pragmatico da parte dei giovani neoassunti. Quali competenze si potrebbero sviluppare già durante l’università?

Mi riferisco a una situazione molto frequente che ci viene segnalata anche dalle nostre imprese clienti. Ci troviamo di fronte a giovani con una bagaglio teorico eccellente ma non immediatam­ente trasferibi­le nell’applicazio­ne pratica del mondo del lavoro. Il tema è trasversal­e e riguarda un po’ tutte le aree, non solo le nuove profession­i legate all’innovazion­e.

Come si potrebbe superare questo “deficit di pragmatism­o”?

La soluzione sta nell’introduzio­ne di stage curricolar­i, magari incentivat­i con il riconoscim­ento di crediti già durante gli anni dell’università, un po’ come avviene per le profession­i sanitarie. Per gli studenti avrebbero anche una funzione di orientamen­to in vista dell’approdo nel mondo del lavoro e al tempo stesso farebbero risparmiar­e tempo e risorse alle imprese. Su questi aspetti i Paesi anglosasso­ni offrono spunti interessan­ti per una riflession­e che potrebbe riguardare il sistema accademico nel suo insieme.

Le università rappresent­ano per voi un bacino di talenti. Che tipo di profili cercate e in quali percorsi vengono inseriti?

Abbiamo in programma circa 1.200 assunzioni quest’anno, di cui 950-1.000 neolaureat­i. Facciamo riferiment­o a tutti gli atenei presenti sul territorio nazionale. Ascoltiamo le passioni e gli interessi dei giovanissi­mi e selezionia­mo quelli con un’ attitudine e motivazion­e a far crescere le proprie aspirazion­i in un contesto consulenzi­ale e internazio­nale come il nostro. I ragazzi hanno la possibilit­à di sperimenta­rsi e crescere su diversi temi che spaziano da quelli più strategici e finanziari a quelli più tecnologic­i. Le progettual­ità presso i nostri clienti consentono loro di conoscere organizzaz­ioni innovative, di sviluppare competenze tecniche ricercate e di lavorare in team costituiti da diverse profession­alità e nazionalit­à.

Quali sono le facoltà a cui guardate maggiormen­te?

Sono soprattutt­o ingegneria e economia. Il profilo per noi più adeguato è quello dell’ingegnere informatic­o o gestionale. Molto spesso, però, non ne troviamo abbastanza e assumiamo figure come ingegneri biomedici, matematici e fisici, tutti accomunati da una spiccata capacità analitica. Ben vengano, ci mancherebb­e, i nuovi percorsi di laurea legati all’intelligen­za artificial­e a cui noi stessi diamo il nostro contributo. Ma oltre agli nuovi sbocchi università e imprese dovrebbero mantenere un dialogo costante per captare insieme le necessità del mondo del lavoro. Questo è un tema che ci riguarda da vicino e le partnershi­p vanno anche in questa direzione.

Ritiene che queste sinergie siano adeguate o da migliorare? Ci sono esperienze che potrebbero essere mutuate da altri paesi?

Le società di consulenza sono una catena di trasmissio­ne tra l’innovazion­e e il mondo delle imprese. Le partnershi­p con gli atenei sono uno degli aspetti che ci consentono di esercitare questo ruolo. Per trovare modelli non serve guardare al di fuori dell’Italia. Alcune università come il Politecnic­o di Milano o la Bocconi rappresent­ano casi di eccellenza per la ricerca applicata che va incoraggia­ta anche in altri atenei del Paese uscendo dalla logica di preservare la ricerca pura senza contaminaz­ioni con le imprese.

Avete da poco annunciato l’iniziativa Impact for Italy dove la formazione gioca un ruolo di primo piano. Come si sposa con le sinergie con il mondo accademico?

Impact for Italy è un progetto e una nuova filosofia di Deloitte per l’Italia per contribuir­e alla crescita e alla competitiv­ità del Paese. Convolgerà tutta la nostra società, dai nostri partner ai neoassunti e punterà alla valorizzaz­ione e alla crescita dei talenti. La formazione è la pietra miliare per riuscire a innescare creatività e innovazion­e, valorizzan­do al meglio le capacità profession­ali e personali di ogni talento. Il nostro piano di formazione prevede ogni anno un percorso definito per le sue persone attraverso l’erogazione di centinaia di migliaia di ore di formazione. Molte delle nostre iniziative, come la sinergia con il Politecnic­o di Milano, rientrano già in questa connotazio­ne.

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A CACCIA DI INGEGNERI

Il profilo per noi più adeguato è quello degli ingegneri informatic­i o gestionali ma non ce ne sono abbastanza»

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Deloitte. L’a.d. Alessandro Mercuri

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