Fisco, redditi bassi e famiglie obiettivi della riforma Irpef
Al Mef ieri primo confronto sugli obiettivi di fondo Gualtieri: clima costruttivo Tra i temi la semplificazione dei bonus per i familiari: l’ipotesi dell’assegno unico Base imponibile, aliquote, detrazioni, Iva: le posizioni dei partiti a confronto
L’obiettivo di un fisco più favorevole alle famiglie con figli è più di un’idea teorica; anche gli incapienti, cioè i titolari di redditi troppo bassi per sfruttare le detrazioni, sono un problema storico dell’Irpef. Figli e incapienti sono le due parole chiave su cui si è concentrato il primo giro di tavolo, ieri al ministero dell'Economia, sul cantiere della riforma dell’Irpef destinato nei piani del governo a sfociare in una legge delega entro aprile. «Stiamo lavorando bene, in un bel clima, costruttivo» ha detto il ministro Gualtieri al termine del vertice cui hanno partecipato tra gli altri Castelli (M5S), Guerra (Leu) e Marattin (Italia Viva), con il neodirettore delle Entrate Ruffini. L’incontro è servito essenzialmente ad avviare un confronto sugli obiettivi di fondo più che sulle singole idee dei partiti; la battaglia fra le proposte, e le relative coperture, non è ancora cominciata. Il governo lavora da settimane a una semplificazione della selva di sconti e bonus disseminati nelle varie norme: lo strumento dell’assegno unico, in varie declinazioni a seconda delle diverse condizioni, è da tempo sul tavolo. Quanto ai redditi bassi, tra le ipotesi tecniche per dare un aiuto spiccano l'imposta negativa e l’ampliamento della No Tax Area.
Sui principi generali della riforma fiscale l’intesa fra le diverse proposte elaborate dai partiti della maggioranza sembra facile. Sulla carta. Perché su tutto il cantiere del nuovo fisco pesano due incognite: la traduzione operativa delle linee d’indirizzo, perché il fisco è complicato nei dettagli più che nelle grandi idee di fondo, e le coperture per dare gambe reali ai progetti senza far saltare i conti pubblici. Che per il prossimo anno già scontano 20 miliardi di clausole Iva, e un aggiustamento strutturale da concordare con la Commissione europea mentre i progetti di riforma del Patto di stabilità restano per ora, ben che vada, una prospettiva a medio-lungo termine.
A fissare le linee d’indirizzo era stato nelle scorse settimane il ministro dell’Economia, quando aveva indicato come obiettivi della riforma l’equità, la semplificazione delle regole e la riduzione del carico fiscale sui ceti medio-bassi insieme a un’impostazione più “verde” del sistema fiscale con un meccanismo di incentivi-disincentivi per premiare comportamenti e produzioni più sostenibili.
E sulla semplificazione si sono esercitati i tecnici dei partiti nella costruzione delle loro proposte che rappresenteranno la base di partenza del confronto in vista della delega di aprile. Ma imboccando strade spesso divergenti.
Le aliquote, prima di tutto, sono il tradizionale terreno d’esercizio per chi vuole riformare le tasse sui redditi. Il Movimento 5 Stelle ne aveva studiate tre: 23% per i redditi da 10mila a 28mila, 37% da 28mila a 100mila euro e 42% oltre i 100mila. Attenzione, però, perché i redditi da considerare sarebbero quelli del nucleo familiare, da calcolare in base a un coefficiente che cambia con il numero dei componenti. Tre aliquote sono anche nella mente di Italia Viva, che però si oppone all’idea del coefficiente familiare perché la considera rischiosa sul piano dei possibili disincentivi alla partecipazione al lavoro da parte del coniuge più “debole”. Cioè tipicamente della moglie, in un Paese che già oggi è agli ultimi posti in Europa per il tasso di partecipazione femminile al lavoro e lontanissimo dalla parità di genere nelle retribuzioni. Obiezioni analoghe arrivano da Leu, che non sembra entusiasta nemmeno di un dibattito concentrato sulla riduzione del numero delle aliquote. Il focus, in questo caso, è concentrato sul tema della progressività, che potrebbe essere costruita seguendo il modello tedesco dell’incremento continuo dell’aliquota all’aumentare del reddito.
Modello tedesco che trova orecchie attente anche nel Pd, dove però al momento si è scelto di non definire una proposta puntuale “di partito” sul tema. Anche perché mai come su questo terreno la sovrapposizione tra il ruolo politico dei Dem e quello operativo del ministero dell’Economia è totale. Ed è Gualtieri a guidare le danze. Danze al momento prudentissime, proprio per evitare rotture.
Può essere più utile allora cercare le tracce di una possibile strategia già disseminate negli interventi di queste settimane sul cuneo fiscale. Che fissa nei fatti un confine a 28mila euro, livello di reddito in cui scompare l’estensione del bonus Renzi per lasciare spazio alla detrazione che scende all’aumentare del reddito. Ma 28mila euro è una cifra importante anche per l’Irpef attuale, perché da quel livello di reddito parte l’aliquota del 38%, cioè 11 punti sopra a quanto viene chiesto ai redditi più bassi. Si crea così uno scalone che colpisce proprio la zona più densa di contribuenti nella piramide dei redditi italiani, e che crea dunque un disincentivo alla produzione di reddito ulteriore. Problema ben chiaro ai tecnici, che stanno studiando i modi possibili per limare il salto di aliquota e cancellare un «eccesso di progressività» sui redditi medi al centro delle critiche di tutti i tecnici.
Ma i sogni dei tecnici sono destinati a rimanere tali se non si trovano i soldi per tradurli in norme. E su questo terreno diventa ancora più chiara la distanza fra gli accordi teorici sulle linee guida e quelli reali, decisamente più complicati, sugli interventi concreti. Perché tutti sono d’accordo sul taglio alle tax expenditures, cioè detrazioni, deduzioni, aliquote agevolate e crediti d’imposta, per finanziare l’abbassamento delle aliquote generali. Ma finora tutti i progetti sono rimasti confinati nella carta dei rapporti annuali, negli ultimi anni allegati alla NaDef. E molti, da Italia Viva a Leu, hanno aperto alla possibilità di ripensare le aliquote Iva per spostare la tassazione dai redditi ai consumi, come suggerito anche da Ocse e Fondo monetario internazionale. Ma proprio sull’Iva si è consumata a ottobre la prima battaglia all’interno della maggioranza di governo, che ha costretto a una rapida marcia indietro lo stesso ministro dell’Economia. Ed è complicato immaginare che un nuovo tentativo incontri meno ostacoli del precedente.
Le linee guida di Gualtieri: equità, semplificazioni, riduzione del carico sui ceti mediobassi
Il ministro punta anche alla trasformazione «verde» del fisco con incentivi e disincentivi alla sostenibilità