Prescrizione, intesa Pd-M5s ma Italia Viva non ci sta
Ultima mediazione del premier. Vertice in serata a Palazzo Chigi Bonafede: probabile cdm lunedì sulla riforma del processo penale
Si spacca la maggioranza nel vertice a Palazzo Chigi sulla prescrizione. M5s e Pd siglano un accordo sul “lodo Conte bis”. Ma Italia viva dice no e fa sapere agli alleati che non sosterrà questa mediazione. Lunedì probabile Cdm sulla riforma del processo.
Caccia all’ultimo respiro di un accordo con Italia viva sulla prescrizone. Il vertice notturno convocato dal premier Giuseppe Conte mette d’accordo 5 stelle, pd e leu, ma Italia viva non fa cadere la contrarietà. A cadere subito è invece l’ipotesi di un rinvio delal riforma. Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, del quale da Palazzo Chigi è arrivata smentita delle voci su possibili dimissioni, non si smuove. Il blocco della riforma della prescrizione, ormai tema identitario di un Movimento 5 Stelle che proprio sull’identità si arrovella, è fuori discussione per il nuovo capo della delegazione 5S. E il vertice convocato a tarda sera dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte va a caccia di un nuovo punto di caduta che possa essere accettato dalle forze di maggioranza. L’ennesimo, dove Bonafede si presenta dopo una lunga fase di trattativa sottotraccia nei giorni scorsi soprattutto con i parlamentari pd (il sottosegretario Andrea Giorgis, il responsabile Giustizia Walter Verini, il capogruppo in commissione Giustizia Alfredo Bazoli) con una versione più avanzata del lodo Conte.
Le soluzioni messe in campo smontano l’equiparazione tra condannati e assolti, cavallo di battaglia della Bonafede, e, se il lodo Conte nella versione iniziale indicava l’interruzione solo per i condannati e la sospensione per i secondi (con 2 anni e 6 mesi al massimo per lo svolgimento dell’appello), il testo con cui Bonafede si presenta al summit, ne raffina i contenuti e, alla fine di un ora e mezza di faccia a faccia, raccoglie i conensi di tutti, ma non di Italia viva. Si conferma infatti il blocco per i condannati che, però, se assolti in appello potranno contare sul ricalcolo dei termini tenendo conto anche del pregresso; in caso di conferma della condanna, ovviamente, il congelamento rimarrebbe. Destino diverso per gli assolti per i quali la prescrizione continuerebbe a decorrere, fatto salvo un periodo di sospensione che però, per il pd, dovrebbe essere inferiore ai 2 anni e 6 mesi.
Quanto al veicolo sul quale traghettare l’intervento, scartato il disegno di legge delega sul processo penale, dai contenuti troppo ampi e complessi per assicurarne un’entrata in vigore veloce e comunque ancora da presentare in Consiglio dei ministri (Bonafede annuncia comunque che potrebbe andare lunedì), l’idea che ha preso corpo è quella di introdurre il testo come emendamento all’interno del decreto legge milleproroghe.
Alla fine però il nodo più che giuridico rimane politico. Con un pd copmunque irritato per la chiamata alla piazza fatta da Luigi Di Maio in difesa delle leggi più care al Movimento, prescrizione in testa, e intenzionato, in caso di mancato accordo, a chiedere l’esame della proposta di legge presentata il 27 dicembre, e Italia viva che non fa nulla per abbassare la tensione. La nuova mediazione non ha convinto i renziani, tanto che resterebbe una contrarietà anche al blocco dei termini dopo l’appello, respinto comunque anche da Bonafede. La richiesta rimane quella cristallizzata nell’emendamento Annibali al milleproroghe, un congruo rinvio da 6 mesi a un anno per mettere a punto anche la complessiva riforma del processo penale.
E, se alla Camera i numeri comunque non ci sono e la minaccia di votare il disegno di legge Costa avrebbe un alto significato politico, ma una bassa efficacia pratica, 5 stelle e pd hanno i numeri per respingerlo, come del resto fatto sia pure di stretta misura in commissione, lo scenario cambia al Senato. Dove l’intenzione di Italia viva è quella di presentare un disegno di legge autonomo con oggetto lo slittamento, sul quale fare convergere consensi trasversali, pescando anche tra i senatori delle opposizioni.