Un’elezione bipartisan: M5S si divide, decisivi i voti di Pd, Forza Italia e Fdi
Pd e Fi: non sarà un patibolo Lega e Paragone attaccano: M5S ormai normalizzato
«Non sarà una commissione patibolo, ma ha come ambizione un nuovo assetto normativo, anche evidenziando le storture precedenti patite da risparmiatori, imprese e territori». Il senatore dem Luciano D’Alfonso è stato eletto ieri vicepresidente della commissione d’inchiesta sul sistema bancario e creditizio presieduta dalla pentastellata Carla Ruocco.
Sono lontanissimi i tempi in cui il Pd di Matteo Renzi era il bersaglio principale delle invettive del M5S, ma le scorie resistono. Prova ne sia che per l’elezione di Ruocco si è materializzata una maggioranza diversa da quella giallorossa. I due parlamentari di Italia Viva, Luigi Marattin e Mauro Maria Marino, hanno disertato la riunione . «La commissione è partita col piede sbagliato», spiega il senatore Marino. «In ogni caso nella scorsa legislatura ci sono state due indagini sul sistema finanziario e bancario: è dalle loro conclusioni che bisogna cominciare». Anche il M5S non è stato compatto. Tra i 12 parlamentari in commissione si sono contate almeno tre defezioni nel sostegno a Ruocco: Alvise Maniero era assente, in due hanno votato per Elio Lannutti, il secondo candidato “bruciato” dopo Gianluigi Paragone. Che, ormai al Misto dopo l’espulsione dal Movimento, non ha partecipato al voto e attacca: «L’elezione di Ruocco rientra nella nuova strategia M5S, trasformato in una normalissima forza politica addomesticata. Sarà un’ordinaria commissione, nel solco di quella di Casini». Della stessa opinione il leghista Massimo Bitonci: «La scelta non è in linea con le dichiarazioni, demagogiche, del M5S: ora dovranno sottostare al Pd, alle posizioni di Renzi e al sistema Boschi. Questa presidenza nasce già monca. Eppure c’è un lavoro accurato da fare, soprattutto sulle banche popolari».
Maniero prova a tenere alte le bandiere identitarie del Movimento: «Le proposte della commissione non potranno non coinvolgere anche una posizione sulle regole europee, dal Single Supervisory Mechanism alle riforme del Mes e al sistema di assicurazione dei depositi». Per il deputato veneto M5S servirà inoltre accendere i riflettori «sui comportamenti malevoli e le cattive pratiche» e anche «sulla mole di contratti di finanziamento relativi al nostro debito pubblico che rimangono di una segretezza assoluta e che bruciano ogni anno più di tutto il costo del reddito di cittadinanza».
Assente alla riunione, ma per motivi personali, anche un altro esponente della maggioranza: Guglielmo Epifani di Leu, concorde sulla necessità di analizzare cosa non ha funzionato nella riforma delle popolari e nella vigilanza, e anche sull’attenzione a Mes e unione bancaria. Epifani è l’unico a insistere sull’importanza del fattore tempo: «L’efficacia della commissione dipenderà dalla durata della legislatura». Hanno votato a favore di Ruocco, invece, una parte dei sette azzurri e i due esponenti di Fdi. «La commissione non avrà alcun intento inquisitorio, il proposito è costruire un ordinamento ammodernato a tutela dei risparmiatori», promette il deputato Fi Felice D’Ettore, anche lui eletto vicepresidente. Mentre da Fdi, che ha espresso il segretario Tommaso Foti (l’altro è Bruno Tabacci, +Europa), Andrea de Bertoldi precisa: «Bisogna capire cosa non ha funzionato e chi ha lavorato male. Non per punire, ma per capire come riformare il sistema».
La commissione, nonostante il ventaglio molto ampio dei suoi ambiti d’inchiesta, dovrà comunque tenere conto dei “paletti” del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: non oltrepassare i confini istituzionali, non arrivare a un «controllo dell’attività creditizia», evitare sovrapposizioni con le Autorità indipendenti.