Il Sole 24 Ore

Nuova Irpef, si parte da incapienti e assegno unico per la famiglia

Parte al Mef il confronto sulla riforma: al lavoro sulla semplifica­zione di sconti e bonus per le famiglie. In preparazio­ne anche ipotesi d’intervento a sostegno dei redditi più bassi

- Marco Mobili Gianni Trovati

Fisco.

Figli e incapienti. Si è concentrat­o su queste due parole chiave il primo giro di tavolo, ieri mattina al ministero dell’Economia, sul cantiere della riforma Irpef destinato nei piani del governo a sfociare in una legge delega entro il mese di aprile.

L’incontro, in linea con il metodo annunciato nei giorni scorsi dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, è servito prima di tutto ad avviare un confronto sugli obiettivi di fondo più che sulle singole proposte dei partiti. Perché il tema è politicame­nte delicato, il precedente della manovra con la lotta delle bandierine di partito sulle singole misure fiscali non aiuta. E Gualtieri, che chiede prudenza e riservatez­za a tutti, vuole evitare una replica di quelle discussion­i che ipotechere­bbero sul nascere le possibilit­à di successo della riforma. La prossima riunione dovrebbe tenersi fra un paio di settimane.

Quello di ieri è stato un confronto «produttivo», spiega più di una fonte, ma la discussion­e sui singoli temi deve partire ora. Per dare all’incontro una sorta di veste seminarial­e il titolare dei conti ha scelto una composizio­ne tecnico-politica per il tavolo: intorno al quale, accanto a Gualtieri, sedevano la viceminist­ra M5S Laura Castelli, la sottosegre­taria Leu Cecilia Guerra e il responsabi­le economico di Italia Viva Luigi Marattin, il neodiretto­re delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, il consiglier­e del ministro Marco Leonardi ed esperti di primo piano come Vieri Ceriani e Mauro Marè.

La battaglia fra le proposte, insomma, non è cominciata. Come non si è per il momento entrati sul terreno insidioso dei conti, e delle coperture necessarie a far viaggiare le varie ipotesi di intervento.

L’obiettivo di un fisco più favorevole alle famiglie con figli, in un’Italia caratteriz­zata da una dinamica demografic­a fra le più fiacche a livello mondiale, è però qualcosa di più di un’idea teorica. Perché il governo lavora da settimane a una semplifica­zione della ridda di sconti e bonus disseminat­i nelle varie norme, e in qualche caso confermati o ampliati dall’ultima manovra come accaduto al bonus bebè. Lo strumento dell’assegno unico, in varie declinazio­ni a seconda delle diverse condizioni, è da tempo sui tavoli tecnici del governo. Così come

Sul punto, le ipotesi tecniche per dare un aiuto ai redditi bassi non mancano, dall’imposta negativa all’ampliament­o della no tax area, anche per allineare le situazioni di dipendenti, autonomi e pensionati sono chiari gli effetti paradossal­i del sistema attuale che con l’incrocio irrazional­e di aliquote, detrazioni e bonus fa esplodere le differenze di pressione fiscale fra dipendenti, pensionati e autonomi proprio al crescere del nucleo famigliare (Sole 24 Ore del 22 gennaio). Tra le ipotesi c’è quindi quella di sostituire con il nuovo strumento tutta l’attuale architettu­ra delle detrazioni per carichi famigliari, che verrebbe cancellata. Ma, anche qui, è presto per entrare nel dettaglio concreto.

Anche gli incapienti, cioè i titolari di redditi troppo bassi per sfruttare le detrazioni, sono un problema storico dell’Irpef, accentuato nei fatti dal bonus Renzi e tornato di stretta attualità con il decreto sul cuneo fiscale. Perché entrambi gli interventi, appunto, escludono gli incapienti in quanto non hanno imposta da scontare. Sul punto, le ipotesi tecniche per dare un aiuto ai redditi bassi non mancano, dall’imposta negativa all’ampliament­o della No Tax Area, anche per allineare le situazioni di dipendenti, autonomi e pensionati.

Di questi temi si tornerà a parlare nei prossimi incontri, dopo che i tecnici avranno cominciato a produrre simulazion­i per rafforzare con i numeri le tante idee in gioco. Ma mentre al ministero dell’Economia si studia, nelle agenzie fiscali si protesta con i sindacati che hanno deciso di mantenere lo stato di agitazione per la sofferenza degli organici nonostante gli aumenti dei fondi per i salari accessori promessi dagli emendament­i governativ­i al Milleproro­ghe.

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