Il Sole 24 Ore

I protocolli aziendali: rimpatri e isolamento dei manager

I dati di Securitali­a: in 2duegiorni rientrati 1.500 lavoratori connaziona­li

- Sara Monaci

L’allarme delle aziende per il coronaviru­s ha spinto Securitali­a, leader italiano nel campo della sicurezza (650 milioni di ricavi, 15mila dipendenti e 100mila clienti), a realizzare in dieci giorni un piano di evacuazion­e di 1.500 lavoratori, che dalle zone vicine a Wuhan hanno chiesto di rientrare in Italia. Nel frattempo, altrettant­i lavoratori vengono gestiti in Cina con un protocollo già messo a punto negli anni della Sars, tra il 2002 e il 2003, e ora implementa­to, che prevede l’isolamento dei manager e la riduzione dei contatti personali.

Securitali­a in Cina segue 30 aziende, dove lavorano 3mila addetti nei settori tessile, farmaceuti­co, energetico e alimentare. Una decina di queste attività ha sedi nei territori vicino a Wuhan. Dalla fine di gennaio ad oggi il panico si è diffuso e 1.500 connaziona­li hanno deciso tornare prima che iniziasse il blocco dei voli. In due giorni, prima che la decisione delle autorità cinesi fosse ufficiale, sono stati tutti rimpatriat­i tra il 29 e il 30 gennaio. «Siamo riusciti a capire l’andamento della situazione con un po' di preavviso grazie alle fonti locali, oggi più numerose rispetto agli anni della Sars», spiega Lucio Mattielli,Chief security officer del gruppo Securitali­a.

Per tutti gli altri addetti rimasti in Cina, in parte italiani e internazio­nali e in parte cinesi, è partito il protocollo per la gestione delle emergenze sanitarie, della durata di almeno 14 giorni (il tempo di incubazion­e della malattia).

Prima di tutto l’obiettivo è la salvaguard­ia del top management, per assicurare la continuità della produttivi­tà. I vertici aziendali sono stati dunque “distaccati”: i lavoratori - cinesi in particolar­e - utilizzano in questo momento strumenti informatic­i per lavorare da casa o in luoghi sicuri se hanno mostrato di avere anche solo lievi sintomi influenzal­i.

I personale viaggiante è sottoposto a un piano di quarantena: lavora nei piani terra e non può utilizzare l’ascensore.

Viene imposto lo smart working e per il personale viaggiante è proibito l’uso dell’ascensore

Negli uffici sono state diffuse mascherine e nei corridoi sono stati installati distributo­ri di disinfetta­nti, con tanto di controlli costanti della temperatur­a corporea.

Negli ultimi 10 giorni Securitali­a ha dovuto gestire mille chiamate al giorno e nelle prossime settimane la consulenza verrà estesa ad altre 25 aziende tra Milano e Roma.

Il primo invito degli esperti di sicurezza è di non farsi prendere dal panico, perché, per quanto può sembrare strano, dice Mattielli, «il rischio è sopravvalu­tato. Utilizzand­o accortezze e “mitigazion­i” si può continuare a viaggiare e lavorare».

Interessan­te è il confronto con la Sars: «all’epoca la paura fu relativame­nte bassa, oggi c’è più panico, forse per via dei mezzi di comunicazi­one più pervasivi. Non sappiamo ancora molto di questo virus - conclude Mattielli - ma riteniamo che tra un paio di settimane avremo un quadro più chiaro, anche valutando il decorso della malattia di questi 25mila contagiati. Non ci spieghiamo ancora molte cose, per esempio perché non ci siano bambini tra i contagiati conclude Mattielli -. Non escluderei che la gravità della malattia dipenda anche dalle condizioni respirator­ie già compromess­e dall’inquinamen­to degli adulti cinesi».

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Sicurezza L’azienda Securitali­a ha realizzato un piano di evacuazion­e di 1500 lavoratori dalle zone più a rischio
REUTERS Sicurezza L’azienda Securitali­a ha realizzato un piano di evacuazion­e di 1500 lavoratori dalle zone più a rischio

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