Turingia costretta ancora al voto per lavare la macchia dell’AfD
Si dimette il premier eletto con l’appoggio della Cdu e dell’estrema destra Merkel chiamata a fare chiarezza all’interno del suo stesso partito
Un premier liberale dell’Fdp eletto a sorpresa in Turingia con l’appoggio del partito di estrema destra AfD (Alternative für Deutschland) e la complicità, forse involontaria, sicuramente maldestra, della Cdu, ha fatto scoppiare ieri un nuovo terremoto politico in Germania, con l’epicentro a Erfurt, la capitale del piccolo Land, e forti scosse che sono arrivate prima a Berlino e poi si sono estese fino a Pretoria, in Sud Africa, raggiungendo Angela Merkel in visita ufficiale. Per provare a cancellare questa «macchia», così l’ha chiamata ieri il «premier per un giorno» Thomas Kemmerich, la Turingia tornerà al voto, invocato ieri tanto dai liberali quanto dai cristiano-democratici in una scomposta retromarcia. Correndo però il rischio che sul terreno elettorale scivolosissimo della Turingia, la macchia, invece di sparire, si opacizzerà o si allargherà ancor di più su Cdu e Fdp, i due partiti che sia pur per poche ore hanno fatto l’errore «imperdonabile» di sedursi allo stesso tavolo con AfD, il solo vincitore di questo «brutto giorno per la democrazia» come l’ha definito Angela Merkel.
Mai finora, dal Dopoguerra, un primo ministro a livello di Stato-Regione era stato eletto con il sostegno della destra più xenofoba e con malcelate derive naziste. A creare questo precedente, per caso o per sciagurata coincidenza, è stata proprio la Turingia, tristemente ricordata ieri dai commentatori politici tedeschi come la prima regione dove nel 1930 fu nominato un ministro nazista. Lo stesso micro-Land, tuttavia, che con i suoi 2,2 milioni di abitanti sugli 83,6 milioni dell’intera popolazione tedesca, poco più di tre mesi fa - il 27 ottobre - ha sancito la scalata dell’estrema destra con l’esito di elezioni regionali che hanno fatto il giro del mondo: il raddoppio di AfD dal 10,6% dei voti del 2014 al 23,4%, secondo partito dopo Die Linke e una Cdu, surclassata e umiliata, scesa al terzo posto.
Anche l’elezione di Kemmerich e le sue dimissioni-lampo hanno tutto il potenziale di riuscire a fare il giro del mondo. Tanto per cominciare il pasticcio a Erfurt ha costretto Angela Merkel, in visita ufficiale in Sud Africa, a fare uno strappo alla regola proprio lei che non ama colpi di scena - per rilasciare non solo un commento sulla politica interna ma per annunciare una sorta di diktat al suo partito, nel corso di una conferenza stampa a Pretoria che sarebbe dovuta essere dedicata interamente alla politica estera in Africa come il protocollo tedesco vuole. L’elezione del liberale Kemmerich in Turingia è «imperdonabile», ha detto la cancelliera, per poi andare ben oltre e indicare la strada da seguire: la nomina di un presidente con l’appoggio esterno dell’ultradestra Afd, «va revocata», ha ammonito, mentre in Turingia non era ancora chiaro se Kemmerich avrebbe provato a formare un governo di minoranza Fdp-Cdu senza dare incarichi ad AfD: un’idea insensata, perché gli unici partiti in Turingia ad aver eretto un muro invalicabile nei confronti dell’estrema destra sono stati proprio i tre dell’uscente governo rosso-rosso-verde Die Linke, Spd e Verdi. Nessuno dei tre avrebbe mai appoggiato un governo Kemmerich, macchiato dal voto AfD.
La cancelliera non ha avuto scelta, se non quella di vestire di nuovo i panni della leader della Cdu, e riprendere in mano per un momento le redini lasciate troppo lente nelle mani di Annegret Kramp-Karrenbauer. Prima di imbarcarsi per il volo di 12ore per il Sud Africa, lo spoglio del voto delle elezioni del premier in Turingia era ancora in corso.
L’”ammutinamento” della Cdu perchè di questo si tratta - è venuto a galla mentre la Merkel trasvolava